Welfare
100 suicidi in 18 mesi
La conta delle morti si aggrava e il piano non decolla

Si chiamava Eraldo Di Magro, il 57enne che si è impiccato, usando i lacci delle scarpe, questa mattina nel carcere di Como. Da alcuni giorni l’uomo, accusato di violenza ai danni di alcuni familiari, rifiutava il cibo e stamane ha deciso di farla finita. Salgono così a 24, tre i casi sospetti, i detenuti suicidi da inizio anno in Italia.
Il dato più impressionante però è che si tocca quota 100 suicidi in 18 mesi. Il tempo da cui è in gestazione il Piano Carceri. Lo sottolinea l’Osservatorio Permanente sulle morti in carcere. Da un anno e mezzo a questa parte il ministro Alfano e altri esponenti governativi hanno annunciato più volte l’imminente avvio del “Piano”, indicandolo come “soluzione definitiva” al problema sempre più pressante del sovraffollamento carcerario. In 18 mesi il numero dei nuovi posti-detenuto (annunciati) da costruire è progressivamente aumentato, dai 17 mila ai “21.479” dichiarati ieri dal ministro della Giustizia. Nel contempo è lievitato anche l’ammontare degli stanziamenti necessari (annunciati), da 1-1,2 miliari di euro a 1,6 miliardi di euro. Finora nulla è stato speso e nessun nuovo posto-detenuto è stato creato.
Nel novembre 2008 nelle carceri italiane erano presenti 57 mila detenuti, cioè 10.500 meno di oggi, che equivalgono a un “mezzo piano carceri” già andato in fumo (assieme a 800 milioni di euro (investimento reso vano prima ancora di essere impiegato). Ma in attesa dell’avvio nelle nostre carceri italiane si sono suicidati 100 detenuti (7 tra novembre e dicembre 2008, 72 nel 2009 e 21 nel 2010). Molti lo avranno fatto per sofferenze legate a vicende famigliari, a depressione, a fattori “imprevisti e imprevedibili”, ma almeno qualcuno è stato certamente spinto a togliersi la vita da condizioni detentive divenute insopportabili, tra affollamento e mancanza di personale penitenziario (sia del “trattamento che della sorveglianza).
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