Finanza a impatto

Il successo della piattaforma per la salute low cost

di Sara De Carli

È la case history di maggior successo dell'impact investing italiano: avviata nel 2009 a Milano, nel 2020 ha realizzato un exit che vale tre volte l'investimento. L'idea? Garantire agli italiani una salute di qualità con visite che costano il 48% in meno di quelle della sanità privata. È una delle esperienze di impact finance che trovate sul numero del magazine di giugno insieme a Bella Dentro, Wonderful Italy, Ricehouse, Birrificio Messina, Fraternità e sistemi, Sfera Agricola, Consorzio Solidarietà, Cooperativa Socioculturale e Anffas Sibillini

Visite mediche specialistiche e servizi sanitari ambulatoriali di alta qualità a prezzi inferiori rispetto alla sanità privata e in tempi più rapidi rispetto al Servizio sanitario nazionale: nel 2009, a Milano, il Centro Medico Santagostino nacque con questo obiettivo. Da allora, il costo medio di una visita è rimasto lo stesso (60 euro, portati a 65 solo nel 2021 per compensare l’aumento di costi legato alla pandemia), ma i numeri sono aumentati vertiginosamente: 262mila pazienti nel 2020, per quasi 762mila prestazioni erogate. Il bisogno era chiaro, l’impatto che si poteva generare pure. In questo caso l’impact investing non è stato solo un soggetto finanziario: Oltre Venture ha individuato il bisogno, ideato il prodotto e promosso, finanziato e fatto crescere la società, mettendoci il 60% dei 6 milioni di euro necessari per portare Santagostino all’exit. Da febbraio 2020 infatti la società ha un nuovo brand – Santagostino e non più Centro Medico Santagostino – e nuovi soci: il Fondo L-GAM ha acquisito l’85% di Santagostino, affiancandosi a Oltre Venture. La valutazione in uscita è stata più di tre volte l’investimento fatto.

Luca Foresti dal 2010 è amministratore delegato del Santagostino, accompagnando una crescita che ha galoppato mediamente a ritmi del 40% all’anno: «È la velocità con cui si espande il passaparola, che è il principale strumento di conoscenza di un servizio nel mondo della salute. L’altro limite che abbiamo è la limitata disponibilità di medici: in Italia per 12mila medici che vanno in pensione ogni anno, i nuovi specializzati sono appena 7mila», dice. Dal primo centro aperto in piazza Sant’Agostino a Milano nel 2009 con 40 medici e 4 persone al desk, le dimensioni del Santagostino oggi contano 31 centri, 203 dipendenti e collaborazioni con 1.300 professionisti sanitari: in città chiunque ha un centro Santagostino a meno di 10 minuti da casa. Il fatturato previsto per il 2021 è di 51 milioni di euro, nuovamente in crescita dopo un anno in cui – causa Covid – il fatturato si era fermato a 37 milioni di euro, in linea con il 2019. L’offerta clinica si allarga «quasi ogni settimana», dice l’ad: day surgery, gastroscopie e endoscopie, psicoterapia digitale, fisioterapia eseguita a domicilio ma supervisionata da remoto da un professionista… «Il nostro goal è offrire tutti i servizi che non hanno bisogno di un letto di ospedale», spiega Foresti.

A Milano sono 600mila le persone che si sono rivolte almeno una volta a Santagostino e nell’ottobre 2020 la scommessa è ripartita su Roma, con l’apertura di uno spazio interamente dedicato alla psicoterapia, in piazza Cavour: «È come se fossimo di nuovo nel 2009, perché i romani non ci conoscono. Una volta raggiunta la leadership su Milano e Roma, sarà più semplice arrivare in tutta Italia». La definizione di catena di poliambulatori a prezzi accessibili al Santagostino ormai sta stretta: l’ambizione è quella di diventare la prima piattaforma di salute privata degli italiani. «Piattaforma significa che al centro c’è il paziente, che deve trovare in Santagostino tutto ciò che gli serve per i suoi bisogni di salute, non solo di sanità. Con tre modalità di erogazione: brick only, cioè erogate presso un centro attrezzato; brick & click, con una componente fisica e una digitale e click only ossia prettamente digitale», specifica Foresti. L’arrivo di L-GAM in questo senso è strategico: «Dopo aver sostenuto la fase iniziale, uno dei compiti dell’impact investing è quello di raccogliere e convincere altri investitori, con un ordine di grandezza adeguato alla crescita che si desidera ottenere».

Gli elementi di questo successo, oltre all’aver identificato un bisogno e aver saputo creare un servizio che potesse rispondervi, sono due: «L’uso diffuso e sistematico della tecnologia, necessaria per reggere grandi volumi e un team di dipendenti molto giovani, “a bassa esperienza e alta energia”», dice Foresti. «Eravamo una startup, a noi servivano persone che si gettassero a capofitto nelle cose. Abbiamo stretto una forte collaborazione con l’Università Bocconi, moltissimi ragazzi sono arrivati per uno stage dal Master in Management per la Sanità, sono rimasti e sono cresciuti in fretta». Il segreto vero è la cura del dettaglio: «Tutta la nostra attività quotidiana non è altro che la cura di una infinita quantità di dettagli. Ogni singolo anello deve essere fatto al meglio, per garantire una migliore esperienza all’utente».

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Foto di Stefano Pedrelli

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