La campagna di Oxfam “Al giusto prezzo” ha coinvolto oltre 20mila consumatori che hanno chiesto agli attori più influenti della grande distribuzione organizzata di tutelare diritti e contrastare gli abusi nelle filiere agroalimentari. A distanza di un anno, Oxfam ha stilato un report che vede Coop Italia al primo posto. In particolare, rispetto all’anno precedente per i diritti dei lavoratori Coop ha ottenuto un punteggio del 54% (+12%).
Per capire come Coop si sia aggiudicata questo riconoscimento basta chiedere ad Alessandra Damiani, responsabile commerciale e sistema integrato della Orsini & Damiani. «Siamo un'azienda fondata nel 1968 da due soci di cui uno è mio padre», spiega, «decisero di coadiuvare coordinare i produttori agricoli delle Marche e dell'Abruzzo. All'epoca i produttori del comparto ortofrutticolo interessati a conferire il proprio prodotto erano in tutto 15. Oggi invece sono arrivati 40».
Ma in cosa è diverso lavorare per Coop piuttosto che per altri marchi della grande distribuzione? La risposta è l'ambizione e l'orizzonte. «Le richieste di Coop ai propri fornitori non sono mai facilmente realizzabili», spiega Damiani, «Coop da sempre si pone in modo pionieristico rispetto a certi temi e questo significa spesso porci difronte a scelte difficili e complesse. Ma nel farlo affianca sempre i propri fornitori nei percorsi. Per noi l'unica incombenza e affidarci e fidarci di Coop rispetto a queste sue scelte. E sono vincenti perché questi orizzonti col tempo diventano leggi dello Stato e vantaggi competitivi».
Alcuni esempi concreti di queste richieste? «L'importanza di raccontare la storia di un prodotto, spiegando chi lo ha pensato, chi lo ha coltivato per mesi, chi lo ha raccolto, persone che lavorano in modo consapevole e qualificata. Raccontare questo significa ad esempio far capire che il prezzo più equo non è per forza il prezzo più basso», racconta Damiani che aggiunge in concluzione: «Una delle ultime sfide di Coop è stata l'iscrizione di tutte le aziende agricole coinvolte nella filiera di prodotto a marchio nella Rete del Lavoro Agricolo di Qualità. Una richiesta che abbiamo accettato subito in modo entusiasta, sia noi che i nostri produttori. Le difficoltà erano date dal fatto che, essendo molto in anticipo rispetto ai tempi, c'erano passaggi burocratici difficili da espletare perché le istituzioni, come l'Inps, non erano ancora pronte ad espletare le domande».
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