«Sono anni che mi dicono che sono un po’ pazza, perché anche se mi manca una gamba faccio immersioni e ho provato a fare rafting e a veleggiare. La mia disabilità non mi ha mai fermata: tra qualche giorno mi immergerò sotto la coltre ghiacciata del Lago di Lavarone, (in provincia di Trento, ndr) a 1.100 metri di altitudine». Alessandra ha 27 anni, vive in provincia di Milano e fa parte di un gruppo di 5 persone con disabilità che il 2 febbraio parteciperà ad Under Ice, uno stage di immersioni sotto i ghiacci che quest’anno sarà aperto per la prima volta a subacquei con disabilità diverse.
«Ho l’agonismo nel sangue», racconta con la sua voce energica. «Prima dell’incidente ferroviario in cui ho perso la gamba sinistra, quando avevo 15 anni, facevo nuoto agonistico. Oggi sono l’unica italiana disabile che pratica il crossfit, che è uno sport piuttosto intenso. Mi alleno due volte alla settimana con un insegnante privato e mi sto preparando per i crossfit game, la competizione che si svolge ogni anno in Winsconsin». Ride molto Alessandra e sembra impavida.
Due anni fa si è avvicinata anche alla subacquea e ha conseguito il brevetto open nella piscina di Monza dove si tengono i corsi di DDI Italy, un’associazione di promozione sociale impegnata nello sviluppo e nella conduzione di programmi di formazione subacquea per persone con disabilità. «Mi tolgo la mia protesi elettronica e mi immergo con piacere. Respirare sott’acqua e stare in assetto generano in me sensazioni molto gradevoli. Ma quello che apprezzo maggiormente è il fatto che sott’acqua nessuno mi disturba. Finalmente laggiù c’è pace e silenzio!». Scherza Alessandra, ma forse un fondo di verità c’è, dato che lavora alle Poste, in costante contatto con il pubblico. «E poi sott’acqua non mi rendo conto che mi manca una gamba, nuoto con una pinna sola. Quando ho cominciato, ho fatto fatica a trovare il bilanciamento con la bombola. Ma una volta raggiunto questo equilibrio il resto è stato facile. Ho fatto l’esame in Liguria e poi nel 2017, insieme ad altri sei subacquei con disabilità di DDI, ci siamo immersi tra basilico, lattughe, fagioli e pomodori, nell’orto sottomarino di Nemo, a Noli (Savona)».
Alessandra non sembra particolarmente preoccupata dall’idea di prendere parte ad Under Ice: «So che mi daranno una muta stagna che isola dall'acqua e questo è importante perché patisco il freddo. Potenti motoseghe foreranno la crosta ghiacciata e a noi atleti disabili sarà dedicata una buca di tre metri per tre, profonda 8/10 metri. Appena usciremo ci infileremo sotto una tenda riscaldata che avranno allestito i ragazzi di DDI». Ci saranno sub provenienti da ogni parte del mondo e l’assistenza sarà garantita dai Corpi Speciali dello Stato.
Insieme a lei ci saranno altri quattro sub esperti che stanno per acquisire l’abilitazione all’insegnamento anche a persone con disabilità. Tra questi c’è Massimo, che ha 62 anni e da 37 anni ha una paraplegia: «questa sarà la mia prima immersione sotto il ghiaccio. Vivo questa opportunità come una nuova esperienza. Per me i veri limiti non sono quasi mai la mia disabilità. Con la giusta consapevolezza e preparazione tecnica è possibile accedere ad esperienze dai contenuti forti a cui molte persone non riescono neppure ad avvicinarsi, come ad esempio l'immersione nella grotta Giusti (Pistoia) o quella fatta in alta quota nel Lago del Diavolo (Bergamo)». Ci sarà anche Claudio, pensionato con più di 250 immersioni alle spalle, che per una mancanza di ossigeno alla nascita ha la tetraparesi spastica distonica. E poi altri due sub che hanno già provato ad immergersi sotto il ghiaccio: Sergio, 52 anni, ipovedente, che ha già fatto immersioni nel lago Palù (Val Malenco) e a Chamois (in Valle D'Aosta); e Franco, 62 anni, colpito da poliomelite all’età di un anno, che ha fatto immersioni sotto i ghiacci del lago Anterselva (a 1.600 metri, in Trentino).
Per tutti l’acqua è un elemento naturale, che dona benefici. «Spesso – racconta Serena Tognon di DDI Italy – i sub disabili che si allenano con noi ci raccontano che l’emozione più intensa è proprio quella che deriva dalla possibilità di muoversi senza vincoli, con leggerezza, come se la forza di gravità non ci fosse. Per persone con limitate capacità motorie, abituate a stare in carrozzina da quando si svegliano fino a quando vanno a dormire, abbandonarla per un’ora, sentirsi liberi, potersi godere in assoluta autonomia i movimenti, è un’emozione davvero preziosa. Specialmente per i sub con paraplegie e tetraplegie i cui spostamenti in acqua sono facilitati dal fatto che il corpo diventa ‘più leggero’. Nei non vedenti, in più, si attenua quella sensazione di essere sempre sul punto di inciampare: sott’acqua hanno la completa percezione del proprio corpo e possono avvertire tramite il tatto la consistenza e le forme degli oggetti».
Nel 2010 DDI ha creato un metodo che rende la subacquea praticabile anche dai ragazzi (a partire dai 12 anni) e dagli adulti con disabilità fisiche, sensoriali e mentali. La didattica prevede standard di insegnamento uguali per tutti, ma gli esercizi vengono personalizzati sulla base delle abilità della singola persona. Gabriele è un ragazzo di 13 anni con tetraplegia spastica. Solare, allegro e con un amore incondizionato per il mare. «Dopo la sua prima esperienza in piscina – racconta il suo istruttore Paolo Laganaro, maresciallo della Marina Militare e istruttore subacqueo DDI per passione – mi espresse la voglia di poter imparare a diventare un vero sub per scoprire le bellezze del mondo sommerso. Così ho avuto un’idea: coinvolgere Francesco, un quindicenne molto disponibile e sensibile, che era stato mio allievo anni fa. Ho immaginato che avere un coetaneo in acqua potesse aiutare Gabriele. E così è stato. Non dimenticherò mai l’emozione e le lacrime dei rispettivi genitori mentre i ragazzi terminavano una delle loro prime immersioni insieme, all’ASD Blu Dive di Taranto».
«Siamo abituati a lavorare anche con persone con disabilità cognitive che fanno fatica nella relazione, come gli autistici. Con loro usiamo frasi corte, comandi precisi, parole semplici, conferme dell’obiettivo raggiunto, rinforzi e una buona parte di empatia», aggiunge Serena.
L’associazione forma istruttori, accompagnatori subacquei ma anche persone che non sono interessate alla subacquea ma desiderano assistere un amico con disabilità nei momenti che anticipano e seguono l’immersione. Negli ultimi due anni i numeri di DDI Italy sono cresciuti considerevolmente: ne fanno parte oggi 400 professionisti (tra istruttori e guide) di cui 220 formati nel 2018 e sono 150 i ragazzi con disabilità brevettati o in formazione (di cui più di 100 nell’ultimo anno) e più di 100 centri sub qualificati sparsi lungo la penisola.
L’anno scorso 200 ragazzi con disabilità hanno partecipato agli eventi di prova del No Barrier Tour, all’interno di un progetto realizzato insieme a Fondazione Decathlon che ha permesso ai giovani con disabilità di provare per la prima volta l’emozione di respirare sott’acqua sperimentando sensazioni nuove e diverse.
La disabilità vista da sotto il pelo dell'acqua
Testi a cura di Sabina Pignataro
Foto gentilmente concesse da DDI Italy
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