Inclusione sociale

“Le sarte di Scampia”

di Anna Spena

Un progetto dedicato ai giovani tra i 14 e i 24 anni che non hanno conseguito un titolo di studio finito e devono assolvere all’obbligo formativo. Nella periferia nord di Napoli 18 ragazze tramite l'iniziativa "Operatore d’abbigliamento” a settembre 2018 andranno in alternanza scuola - lavoro presso alcuni grandi marchi del mondo della sartoria, nazionale ed internazionale

La chiamano “estrema periferia urbana”. “Territorio di frontiera”; “comunità dormitorio”; e nell’immaginario di tutti, napoletani e non, Scampia è il cuore della malavita, dello spaccio di droga nelle piazze desolate. Eppure nella periferia nord della città di Napoli, 40mila abitanti aspettano e sperano nel riscatto. Quello di cui hanno bisogno è una possibilità. Attenzione. Un’alternativa possibile.

Era il novembre del 2016 quando la Regione Campania ha deciso di investire risorse sul programma Fixo, cofinanziando percorsi formativi triennali finalizzati al conseguimenti di una qualifica professionale e rivolti a giovani in età di diritto – dovere di istruzione a rischio di dispersione.

La Eitd scarl, la società guidata da Paolo Lanzilli che dal 1994 opera nel campo della formazione, ha colto la sfida ed ha presentato una sua proposta progettuale. «Quando si è presentata la possibilità di pensare ad un progetto che coinvolgesse gli adolescenti», dice Paolo Lanzilli, «abbiamo subito pensato che fosse adatto alla nostra società».

«La prima scelta da affrontare»,continua Lanzilli, «ancor prima dell’individuazione della qualifica professionale da sviluppare, è stato il territorio in cui realizzare le attività. La sperimentazione del primo anno dell’IeFP a gestione di soggetti privati, infatti è innanzitutto una questione sociale: non si tratta di metter su uno dei tanti corsi standard di istruzione o formazione. Piuttosto si deve costruire un percorso che sia di concreta opportunità educativa e di inserimento socio -lavorativo per i suoi destinatari, che al contempo sia un contributo per l’intera comunità, per lo sviluppo di un intero quartiere e delle sue generazioni, di oggi e di domani. Abbiamo scelto la periferia nord di Napoli, Scampia».

Parallela a questa scelta Eitd ne ha dovuto affrontare da subito un’altra: capire in quale direzione operare. L’8 maggio del 2017 è partito il progetto “Operatore d’abbigliamento”.
«I territori bisogna imparare a leggerli», dice Filomena Oricchio coordinatore del progetto. «Napoli è la patria della sartoria; ci è sembrato quasi naturale iniziare a lavorare in questa direzione, le lezioni si sono tenutein un centro gestito dai gesuiti».

A Scampia i gesuiti, in una struttura messa a disposizione dal Comune di Napoli, hanno fatto nascere il Centro Alberto Hurtado presso il quale negli anni, sono state realizzate diverse iniziative sociali indirizzate al quartiere.

«Tra queste c’è in primis un corso di formazione per sarte attivato qualche anno fa», dice Lanzilli. «Da quel corso è poi nata la Cooperativa sociale Giovani di Scampia – La Roccia, con sede proprio a Scampia che oggi dà lavoro a 15 sarte del quartiere. Tra queste sarte c’è Giovanna Vetrano che, memore della sua storia, a sua volta è divenuta testimone di un’esperienza ancora viva ed ha ispirato la scelta della qualifica che non può essere che operatore dell’abbigliamento. La cooperativa La Roccia è stata quindi inserita immediatamente tra i partner di progetto e Giovanna è divenuta docente di cucito per le ragazze dell’IeFP, per continuare in altre vesti un’avventura che oggi è già quasi tradizione».

L’utenza di Scampia rientra pienamente tra i destinatari per i quali sono pensati e realizzati i percorsi l’IeFP: il progetto ha la finalità di far acquisire ai suoi destinatari una qualifica professionale spendibile nel mercato del lavoro, è indirizzato a giovani in età compresa tra i 14 e i 24 anni che non hanno conseguito un titolo di studio finito e devono assolvere all’obbligo formativo.

Fin dalla definizione della progettazione l’IeFP ha visto il coinvolgimento di quanti più attori possibili andando anche oltre quelli previsti da bando, poiché ognuno nel suo ruolo, ha potuto apportare quanto più possibile il proprio specialistico contributo alla definizione di un reale percorso formativo di alternanza scuola lavoro.

I Gesuiti del Centro Hurtado, sede delle attività formative nel quartiere di Scampia, hanno contribuito a descrivere ed approcciare la popolazione locale e quindi ad indirizzare i formatori nell’individuazione dell’utenza da raggiungere. Inoltre, attingendo alla loro tradizione educativa, hanno dato preziosissime indicazioni circa la definizione dei contenuti formativi e la scelta e la costruzione delle metodologie didattico – educative più efficaci.

I servizi sociali hanno collaborato alla individuazione degli utenti ed hanno contribuito al loro coinvolgimento; le associazioni del territorio hanno veicolato informazioni inerenti l’opportunità formativa sensibilizzando la popolazione; il CPI di Scampia ha coinvolto direttamente i suoi operatori. Infine le aziende in partenariato per la parte formativa più professionale dell’apprendimento hanno contribuito a definire gli obiettivi formativi, implicandosi essi stessi in prima persona in momenti formativi specifici.

«La classe base per poter partire necessitava di almeno 12 allievi», dice Filomena Oricchio , «l’IeFP di Scampia l’8 maggio, giorno di avvio delle attività, aveva 15 iscritti, pari al numero effettivo richiesto. Quello stesso giorno abbiamo raccolto l’adesione di altri 3 allievi come uditori, previsti in misura del 30% sul numero effettivo, arrivando a 18. Al 30 giugno, ultimo giorno di attività prima dell’interruzione estiva, gli allievi erano ancora 18, tutti partecipi ed entusiasti»

Il corso, di durata triennale, è diviso in tre momenti: il primo anno, da poco conclusosi, prevedeva 990 ore di lezioni frontali. Metà delle quali le ragazza selezionate hanno studiato le materie classiche: matematica, italiani, storia e inglese; e la restate parte delle ore è stata dedicata alla simulazione d’impresa.

Tutte le ragazze selezionate per il primo ciclo hanno dai 14 ai 16 anni e ognuna si porta dietro una storia difficile. Come quella di L. La sua mamma è stata arrestata più volte per episodi legati allo spaccio di droga. «Lei», racconta la Oricchio, «è stata affidata ai nonni e vive in casa con loro e una zia, la sorella della madre, che soffre di gravi ritardi mentali. Quando L. ha chiesto alla madre, una volta uscita di prigione, di andare a vivere con lei, la mamma si è rifiutata. Quando poi L. le ha chiesto ancora di rivelarle il nome del papà che non ha mai conosciuto si è trovata davanti ad un altro rifiuto». L. è stata iscritta ai corsi di Eitd dalla nonna che l’ha presentata dicendo “Mia nipote non sa qual è il senso della sua vita”. «Adesso», continua Filomena Oricchio, «L. è bravissima a cucire e non vede l’ora di iniziare il secondo anno di progetto con l’alternanza scuola – lavoro».

M. invece è stata cacciata via da tutte le scuole che ha frequentato. «Era una “bulla”», dice la Oricchio. «Ma a Scampia nove ragazzi su dieci che si comportano da bulli non lo fanno perché sono cattivi. Hanno solo bisogno di attenzione». Il papà di M. è stato arrestato. Ma una volta uscito ha ripreso in mano la sua vita e ha deciso di prendersi cura della sua famiglia. «Quando M. è arrivata da noi ha detto “sono stata cacciata da tutte le scuole che ho frequentato. Io non so fare niente”. Quella di M. è un’intelligenza vivace, aveva solo bisogno di essere accompagnata. Adesso il suo sogno più grande è prendere il diploma ed essere l’orgoglio di suo padre».

«Oggi», spiega Filomena Oricchio, «ad un anno dalla partenza del corso, le ragazze sono diventate per il quartiere “le sarte di Scampia” e da settembre 2018 andranno in alternanza scuola – lavoro presso alcuni grandi marchi del mondo della sartoria, nazionale ed internazionale, come ad esempio Kiton Spa di Ciro Paone, Kuvera spa (nome commerciale Carpisa e Yamamay), Assia Spose ed altre sartorie artigianale di abiti da sposa. Per quattro di esse è in corso un accordo con il Teatro San Carlo per impiegarle nel confezionamento di abiti teatrali»

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