Questa è una storia che inizia il 2 agosto del 2012. Durante uno sciopero organizzato dai sindacati confederali contro il sequestro disposto dalla magistratura dell’Ilva, la più grande acciaieria d’Europa, un drappello di operai, con alla testa una Apecar, guidati da Cataldo Ranieri (operaio ed ex sindacalista), si fanno strada in mezzo alla folla e, zittendo gli interventi ufficiali, si impongono all’uditorio.
L'intervento di Cataldo Ranieri alla manifestazione contro la chiusura dell'Ilva del 2 agosto del 2012
«Adesso non parlate più voi, adesso parliamo noi», è la frase, ormai passata alla storia, con cui Ranieri prese la parola iniziando ad elencare pubblicamente le responsabilità di politica e sindacato che per interesse e profitto hanno sempre sacrificato la vita in primo luogo dei lavoratori, i primi ad essere esposti all’inquinamento industriale, e in secondo luogo dei cittadini tutti.
In quel momento nacque Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti. La prima manifestazione di dissenso spontanea da parte di lavoratori dell’Ilva nei confronti dei proprietari e dirigenti accusati di gravissimi reati penali e di aver violato le vigenti norme in materia ambientale. Un dissenso che da quel momento non si è mai più sopito.
«Fu un momento importante, storico. Perché qui c’è sempre stata una regola, come mi diceva mio padre: “non si va mai contro la fabbrica”. Quel giorno quell’omertà e quel ricatto hanno cominciato a sbriciolarsi», racconta Michele Riondino, attore tarantino, figlio di un operaio Ilva e ambasciatore del Comitato.
A Taranto l’Ilva non è infatti solo una fabbrica: è chiamata la fabbrica della morte. Secondo le perizie epidemiologiche, è responsabile della morte di almeno 90 persone all’anno per tumore. I dati pubblicati sul Registro Tumori della Puglia parlano di 21.000 nuovi malati dal 2015 e un eccesso del 30 per cento della incidenza di tumori infantili nell'area tarantina rispetto alla media nazionale.
Ed è anche per questo che il caso Ilva dovrebbe essere considerato il caso Taranto. Per Riondino «il problema più grosso per noi non è la fabbrica. Ma che tutto quello che viene deciso in questo territorio sia relativo non a chi ci vive e alla città ma esclusivamente all’Ilva. Questa è la principale battaglia che combattiamo».
Il Comitato, che è composto da cittadini e lavoratori Ilva ha in cima alla propria agenda infatti una voce sottolineata tre volte in rosso: dare alla città un futuro differente, rispettoso della sua vocazione naturale, artistica e storica.
Già ma nel mondo di oggi, in cui ogni giorno i media organizzano uno spettacolo che faccia dimenticare lo spettacolo del giorno precedente, come tenere i riflettori accesi sul caso Taranto? Come continuare a raccontare, venendo ascoltati le condizioni disumane a cui sono sottoposti i lavoratori e il vero e proprio attentato ambientale con cui è flagellata la popolazione?
La risposta è stata un concerto. Un concerto del primo maggio. L’Uno Maggio Libero e Pensante.
Il concerto del 2013
«Una giornata di lotta, protesta e proposta, che si avvale della musica per far veicolare messaggi di giustizia sociale ed equità che, altrimenti non raggiungerebbero i ragazzi più giovani, che cerchiamo sempre di coinvolgere in prima persona rendendoli partecipi e protagonisti della giornata. Un evento totalmente autofinanziato, senza sponsor, finanziamenti statali o patrocini da parte del Comune», spiegano dal Comitato.
La prima edizione dal titolo “Lavoro… ma quale lavoro” ebbe come tema fondamentale il lavoro che non c’è e il ricatto occupazionale cui sono sottoposti i cittadini quando viene chiesto loro di scegliere fra salute e occupazione. L’evento fu autofinanziato attraverso erogazioni liberali dei cittadini di Taranto che, in quella giornata, riscoprirono l’orgoglio di essere tarantini. «A quell’edizione parteciparono circa 50 mila persone e tutti gli artisti che decisero di esibirsi su quel palco non chiesero alcun cachet, ma lo fecero gratuitamente sposando totalmente le nostre rivendicazioni di giustizia sociale: salute, ambiente, reddito, occupazione».
«Taranto, dagli inizi del ‘900 ha subito una colonizzazione militare, (la presenza della Marina Militare ndr) ed industriale (la presenza dell’acciaieria più grande d’Europa, della raffineria Eni, del cementificio Cementir e della discarica Italcave ndr) che non solo ha soffocato ogni tentativo di alzare la testa per rendersi indipendenti e per creare alternative economiche, di fatto impoverendo la città con un numero esorbitante di disoccupati, ma ha anche provocato un disastro e un’emergenza sanitaria tali da far esplodere il sistema sanitario, creando di fatto disuguaglianza sociale, poiché chi può permettersi i viaggi della speranza va a curarsi nei centri all’avanguardia, chi, invece, è senza reddito rischia di morire, aspettando una risonanza magnetica o una tac», aggiungono dal Comitato.
L’emergenza sanitaria, del diritto alla cura migliore, del potenziamento delle strutture sanitarie già esistenti, il futuro che rimane un miraggio, sono stati gli argomenti della seconda edizione dell’Uno maggio libero e pensante, durante la quale è stata chiusa la campagna Rischio Sanitario Taranto, una petizione popolare finalizzata a richiedere un ticket straordinario per tutti gli abitanti sani della città allo scopo di fare indagini mediche periodiche preventive, degli ambulatori di quartiere ed il potenziamento dell’ospedale oncologico Moscati, che non basta per coprire il fabbisogno dell’intera provincia.
«In questa edizione abbiamo aperto anche una raccolta fondi per dotare il reparto di oncologia dell’ospedale di un emogasometro portatile, fondamentale per la cura dei malati oncologici», sottolinea Riondino.
L'intervento dei bambini “Liberi e Pensanti” di Taranto al concerto del 2014
All’edizione del 2014 partecipano circa 100 mila persone. Anche il convegno organizzato la mattina del primo maggio, a cui parteciparono esponenti del mondo sindacale confederale e di base ed il vice presidente di Libera, fu molto seguito e suscitò molto interesse, perché per la prima volta, dopo il 2 agosto 2012, i lavoratori ed i cittadini del Comitato si interfacciarono a viso aperto con il segretario nazionale della Fiom, che non si sottrasse al confronto.
Il concerto del 2014
Fu l’edizione della consacrazione del palco di Taranto come reale alternativa al palco di Piazza San Giovanni a Roma, quello tradizionalmente considerato il Concertone del Primo Maggio. Da Taranto passano nomi di primo piano che decidono di esibirsi in Puglia gratuitamente piuttosto che a Roma in diretta tv e pagati. Si vedono i 99 Posse, gli Afterhours, Caparezza, Fiorella Mannoia, Paola Turci, i Sud Sound System, Vinicio Capossela, per citarne solo alcuni.
«Lo hanno fatto in maniera totalmente gratuita, sposando il nostro documento politico. Parlando di sanità non potevamo non invitare Gino Strada, fondatore di Emergency, che è intervenuto via skype poiché era impegnato in un ospedale in Afghanistan», sottolinea Riondino, che insieme a Roy Paci, grazie ai suoi rapporti personali è riuscito a veicolare messaggio e inviti.
Dal sequestro della Magistratura in poi il governo italiano, pur di tenere in vita una fabbrica obsoleta, che cade a pezzi sulle teste dei lavoratori, che inquina una città e che uccide i suoi abitanti, commissariata dallo Stato, ha emanato 12 decreti legge di urgenza che hanno, di fatto, fallito il loro obiettivo principale: il risanamento e la messa a norma. Per questa ragione il tema della terza edizione dell’uno maggio libero e pensante è stato incentrato sulla legalità: “Legalità…ma quale giustizia”.
«Abbiamo cercato di unire tutte le realtà in lotta su tutto il territorio nazionale che rivendicano giustizia sociale e ambientale. Sul palco è salito, per esempio, Renato Accorinti, diventato sindaco di Messina senza il sostegno dei partiti politici. Al consueto convegno che ha aperto l’evento hanno partecipato Raffaella Ottaviano, che ha raccontato la sua storia e la sua vittoria contro la camorra; Don Palmiro Prisutto, parroco in prima linea nella lotta contro l’inquinamento in Sicilia; la Prof.ssa Albina Colella, docente dell’Università della Basilicata, che per prima ha analizzato i terreni nell’area lucana interessata dalle trivellazioni», sottolineano dal Comitato.
Il concerto del 2015
La partecipazione all’evento è ormai di 250mila spettatori. È apertamente il cero Concertone del Primo Maggio. E ospita sul palco tutte le istanze territorioli e comunitarie italiane. Dai No Muos (che si battono contro il moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, responsabile dell’inquinamento elettromagnetico), ai ragazzi di Brindisi No al Carbone che si battono contro la centrale elettrica a Carbone dell’Enel, fino a Le mamme della Terra dei Fuochi provenienti dalla Campania, nelle cui campagne sono stati seppelliti tonnellate di rifiuti tossici, che hanno aumentato i casi di malattie oncoematologiche, e all’associazione Antimafia e Antiracket di Brindisi.
«Anche in questa edizione abbiamo voluto aprire una raccolta fondi», spiega Riondino, «al fine di dotare l’Ospedale Oncologico di Taranto di data manager, figura professionale indispensabile nella raccolta dei dati quando si fanno determinate ricerche».
Nel 2016 davanti a 200mila persone nonostante la pioggia battente, sono saliti sul palco Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa; Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, ragazzo ucciso a causa di un pestaggio da parte di 4 poliziotti che lo avevano fermato per un controllo; il presidente di Amnesty International Riccardo Noury che ha denunciato i silenzi nel caso Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto; Luigi Leonardi, imprenditore campano ribellatosi al pizzo e alla camorra; Egidia Beretta, mamma di Vittorio Arrigoni; e Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze del primo governo greco Tsipras in collegamento Skype.
L’evento continua a crescere, ma con le dimensioni crescono anche i costi. «Fino ad oggi il concerto è stato un evento della cittadinanza che ha ne ha permesso la realizzazione grazie a grandi sforzi e infinita disponibilità», racconta Riondino. «Oggi però abbiamo bisogno di un aiuto ulteriore. Per questo per l'edizione 2018 ci siamo affidati anche a Musicraiser con una campagna di crowdfunding per riuscire a raccogliere 60mila euro», aggiunge.
La campagna è aperta fino a mercoledì 4 aprile alle 10 del mattino. Fino a quel momento chiunque potrà prenotare la sua ricompensa.
Il Primo Maggio che sfida il Primo Maggio
Testi a cura di Lorenzo Maria Alvaro
Foto e video a cura di Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti
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