Li chiameremo Daniel e Marco: sono loro ad aver beneficiato dei permessi per uscire dalla casa circondariale di Rebibbia o dagli arresti domiciliari e recuperare un ruolo nella società come produttori e venditori di birra artigianale. Lo hanno fatto lo scorso Lunedi, 5 febbraio, da Eataly in occasione della V Giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco alimentare 2018.
Vendevano la “RecuperAle”, una birra particolare. Non solo perché prodotta dalle loro mani e dal loro quotidiano lavoro fuori dal carcere, ma anche perché nata dalla trasformazione di pane recuperato dai grandi eventi.
Vederli lavorare e dare consigli d’acquisto al dorato pubblico che ogni giorno affolla gli scaffali di Eataly a Roma è stato un privilegio, ma anche la concretizzazione di un percorso progettuale che ha messo insieme due realtà associative da tempo impegnate sul tema del recupero, alimentare e umano.
La birra artigianale “RecuperAle” infatti nasce dalla collaborazione di due onlus: “Equoevento”, che si occupa di recuperare le eccedenze alimentari di qualità per destinarle a chi ha bisogno, e “Semi di Libertà” che si occupa di inserimento lavorativo di persone detenute nel carcere di Rebibbia a Roma nella filiera della birra artigianale con il progetto “Vale la Pena”.
A ben vedere si tratta di due realtà che tentano, con successo, di restituire dignità a quello che troppo spesso viene solo giudicato come non più utile: parliamo di tutto il cibo che avanza nel corso di grandi eventi, ma anche di tutte quelle persone che in stato di detenzione scontano isolamento e stigma.
La cornice offerta da Eataly, il cui pane viene appunto recuperato da Equoevento onlus, e la Giornata nazionale di Prevenzione delle Spreco alimentare 2018 hanno permesso a Daniel e Marco di vedere nel concreto cosa succede alla birra artigianale prodotta con le loro mani quando esce dal birrificio che ha dato loro la possibilità di ricrearsi, o addirittura crearsi, un’alternativa di vita. Il contatto con i clienti, il sorriso degli stessi dopo la degustazione, il denaro incassato e la palese soddisfazione che si avverte in ognuno di noi quando finisce una giornata lavorativa fruttuosa ed entusiasmante sono probabilmente il risultato più concreto di un progetto e di un prodotto che ha saputo mettere insieme due esperienze di “recupero”.
Il pane recuperato nell’ambito di grandi eventi da Equoevento onlus è infatti l’elemento in più che permette alla birra artigianale prodotta da Daniel e Marco di essere qualcosa di diverso rispetto alle tradizionali birre di settore: è con la trasformazione del pane recuperato infatti che “RecuperAle” diventa tale.
Quando abbiamo iniziato, non senza difficoltà, non immaginavamo di dare una prospettiva innovativa di inserimento lavorativo
Paolo Strano
Un messaggio importante che ben si coniuga con il grande tema dello spreco alimentare che, solo nel nostro Paese, ha un costo complessivo di 16 miliardi all’anno, ovvero l’1% del Prodotto interno lordo. Lo spreco domestico poi, per entrare un po’ più nel dettaglio, rappresenta il 70% di questo numero enorme di miliardi buttati nella spazzatura.
«Niente di sprecato, niente di intentato», è il commento di Paolo Strano, presidente di Semi di Libertà e ideatore del progetto Vale la Pena. «Quando abbiamo iniziato, non senza difficoltà, non immaginavamo di dare una prospettiva innovativa di inserimento lavorativo. Dobbiamo ricrederci perché negli anni il progetto si è consolidato e oggi abbiamo all’attivo la produzione di diverse birre artigianali. Diciamo che RecuperAle è un passo avanti nell’idea che già avevamo del recupero: aver coniugato il nostro lavoro di inserimento lavorativo con le persone detenute a quello di una onlus che ci invita a riflettere su quanto cibo venga sprecato sulle nostre tavole e nei grandi eventi è stato un arricchimento reciproco».
Dal pane recuperato, la birra prodotta da detenuti
Testi e foto a cura di Erica Battaglia
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