Sviluppo

«Così rivoluziono il futuro delle bambine in Pakistan»

di Ottavia Spaggiari

Con 12mila insegnanti tutte donne, The Citizens Foundation è la prima organizzazione per impiego femminile in Pakistan. Una scelta fatta per favorire l’accesso scolastico alle bambine delle fasce più povere, perché, spiega il suo fondatore, Mushtaq Chaapra, «Non può esserci sviluppo fino a quando la metà della popolazione rimane costretta nelle retrovie, senza nemmeno sapere leggere e scrivere»

È il femminista che non ti aspetti, Mushtaq Chaapra, imprenditore pakistano e fondatore, ventidue anni fa, nel suo Paese, di The Citizens Foundation (TCF), l’organizzazione che garantisce il diritto a un’istruzione di qualità ai bambini delle fasce più povere, impiegando un corpo docente composto da 12mila insegnanti, tutte donne, per favorire l’accesso scolastico alle bambine. «È il modo più efficace per incoraggiare le famiglie a mandare a scuola le figlie», e l’istruzione delle bambine, secondo Chaapra è la chiave per lo sviluppo di un Paese che «non può esserci fino a quando la metà della popolazione rimane costretta nelle retrovie, senza nemmeno sapere leggere e scrivere». A domanda diretta, se si consideri un femminista, Mushtaq Chaapra sorride. «Più che altro mi considero un umanista. Senza che ci siano pari diritti, né pari opportunità, il nostro Paese non ha nessuna possibilità di migliorare».

Da qui il modello di TCF: «Il fatto di avere un insegnante uomo spesso spinge i genitori a fare resistenza, così, eliminiamo anche questa barriera», spiega Chaapra. «In questo modo si facilita anche l’ingresso delle donne, ancora troppo discriminate, nel mondo del lavoro».

In questi 22 anni di attività, TCF ha aperto oltre 1.441 scuole, coinvolgendo 204mila allievi negli slum delle zone più povere del Pakistan, dove il reddito medio di una famiglia è inferiore ai 100 dollari al mese.

Non può esserci sviluppo fino a quando la metà della popolazione rimane costretta nelle retrovie, senza nemmeno sapere leggere e scrivere.”

Mushtaq Chaapra, fondatore di The Citizens Foundation

Un’idea nata da un gruppo di amici imprenditori e professionisti pakistani, che ha raccolto i premi più importanti per l’impatto e l’imprenditoria sociale, dal premio Schwab Award di Davos, allo Scholl Award di Oxford. «All’inizio eravamo cinque amici. Avevamo tutti avuto successo negli affari e nelle nostre professioni. A noi il Pakistan aveva dato tanto e volevamo trovare un modo per restituire un po’ di quello che avevamo ricevuto. Ci incontravamo tutti i mercoledì per due ore, per capire come fare», ricorda Chaapra. «L’istruzione era il nodo centrale. È questa la radice di tutti gli altri problemi. Se le persone non hanno ricevuto un’istruzione hanno meno strumenti, sono più vulnerabili, è più facile che sviluppino problemi di dipendenza, che si radicalizzino, che diventino più intolleranti». In particolare, per Chaapra, l’accesso scolastico doveva essere garantito alle bambine. «È fondamentale per promuovere i temi della salute, dell’igiene e della pianificazione familiare. Una ragazza istruita svolge un ruolo importantissimo nella sua comunità».

E nelle sue scuole, tra gli alunni, TCF è riuscita a garantire l’uguaglianza di genere, qui le studentesse raggiungono il 50% e le classi sono rigorosamente miste. «Questo era un altro aspetto decisivo per noi. Volevamo mettere fine alla segregazione di genere. Abituare gli alunni, maschi e femmine a stare insieme, questo significa armonizzare le relazioni sociali. È un modo per prepararli ad un mondo in cui gli uomini e le donne possono convivere e lavorare insieme, partendo da una situazione di parità, senza barriere legate al genere. È fondamentale per raggiungere l’uguaglianza».

Volevamo mettere fine alla segregazione di genere. Abituare gli alunni, maschi e femmine, a stare insieme. È un modo per prepararli ad un mondo in cui gli uomini e le donne possono convivere e lavorare insieme, partendo da una situazione di parità, senza barriere legate al genere.”

Mushtaq Chaapra, fondatore di The Citizens Foundation

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Con una media di trenta alunni nelle classi delle elementari e trentasei alle medie, in cinque province del Paese, TCF non si limita solo all’istruzione dei bambini e dei ragazzi, ma anche delle loro mamme. «Ci siamo resi conto, molto presto, che avere dei figli più istruiti delle madri poteva metterne a rischio l’autorità, rendendo il loro ruolo ancora più fragile e marginale, così abbiamo attivato un programma di alfabetizzazione apposta», spiega Chaapra. «Il fatto di saper leggere e scrivere attribuisce più potere alle donne, che proprio per questo, possono diventare punti di riferimento nella propria comunità, e acquisire più rispetto». Attivato nel 2005, il progetto, a cui è stato assegnato il Premio UNESCO del Confucius Prize for Literacy, coinvolge ogni anno circa 2mila donne.

Una cosa per Mushtaq Chaapra però è chiara: «Non vogliamo sostituirci al governo, ciò che possiamo fare è sviluppare delle collaborazioni insieme». E questo è proprio ciò che sta succedendo. Il Programma scolastico governativo di TCF va proprio in questa direzione, per lo sviluppo di una partnership tra il pubblico e il privato, prendendo in gestione diversi istituti pubblici. «In Punjab, gestiamo circa 300 scuole pubbliche. È un modo per spingere il cambiamento, lo stato però non deve abdicare le proprie responsabilità».

Se tutte le scuole di TCF sono in Pakistan, però l’organizzazione, è presente in 9 Paesi diversi. «Il 50% delle donazioni sono interne al Paese, mentre il resto proviene dall’estero. A giocare un ruolo chiave nel fundraising sono le comunità pakistane all’estero e iniziano a contribuire anche gli ex alunni. L’idea è quella di coinvolgerli sempre di più». D’altra parte sono loro la prova vivente di un sistema che funziona. «I ragazzi trovano dei lavori più qualificati usciti da scuola, alcuni vanno all’università» e a cambiare non è solo la situazione degli studenti, ma anche le loro ambizioni. «Prima le bambine sognavano professioni da sempre più considerate da “donne”. Diventare insegnanti, o al massimo dottoresse. Adesso invece anche i loro sogni sono cambiati. Se si chiede alle bambine cosa vogliono fare da grandi, sono sempre di più a rispondere l’astronauta».

Foto: The Citizens Foundation

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