Benvenuto Ministro di tutte le scuole», è iniziata così la visita di questa mattina del Ministro Stefania Giannini all’istituto comprensivo Madre Claudia Russo di Barra, sesta municipalità del comune di Napoli, periferia orientale della città.
Se dovessimo scegliere un aggettivo per l’incontro di oggi, quello più idoneo sarebbe – senza dubbi – divertente. Si sono divertiti gli alunni, gli insegnanti, le mamme che hanno accompagnato i loro bimbi e – non per ultimo – il ministro Giannini che non ha mancato nel dispensare sorrisi e sincero interessamento per tutti i lavori dei ragazzi che ancora oggi – due agosto – sono rimasti a scuola.
Ma a rendere divertente la giornata di oggi è stata soprattutto quella spontaneità tutta napoletana che poi traslata nei bambini regala un surplus di allegria: «Ministra ministra», ha detto uno di loro, ciciotello, che anche se non si sentisse l’accento glielo leggi in faccia che è napoletano, «con i fiori che facciamo al laboratorio di giardinaggio noi belliamo tutta la scuola». «Ma come parli si dice abbelliamo», ha poi ripreso una sua compagna saccente ma simpatica pure lei.
Ecco l’incontro napoletano tra il Miur e, in questo caso ben 13 scuole del territorio che hanno aderito al progetto scuola al centro, è stato emblematico. «Non dimentichiamo», ha ribadito il ministro, «che l’idea di tenere le scuole aperte d’estate è nata proprio da Napoli. Per questo non ci stupiamo che l’adesione al progetto scuole al centro sia stata così elevata in questa città e ha visto la partecipazione di ben 143 scuole».
Quando il 27 scorso quando il Miur annuncia il progetto “La scuola al centro” e stanzia 10 milioni di euro per gli istituti che scelgono di restare aperti di pomeriggio e d’estate nelle aree periferiche di Napoli, Milano, Roma e Palermo, è stato proprio il Ministro Stefania Giannini ad affermare «Le periferie sono i centri del futuro, sta a noi raccogliere le energie che le abitano».
Oggi, com’è successo prima a Roma, poi a Milano e succederà giovedì 4 agosto a Palermo, il ministro ha toccato con mano quanto di fatto in contesti difficili come le periferie delle prime quattro città individuate, la scuola sia la possibilità più grande che questi bambini hanno di andare oltre le condizioni scevre di opportunità del contento in cui sono nati.
«Questo non è un dopo scuola», ha ripetuto il ministro. «Ma è un modo nuovo di stare insieme e creare comunità». E quando le si chiede se il progetto riprenderà anche il prossimo anno lei è categorica: «Questo progetto continuerà anche nei mesi invernali. Dei primi dieci milioni stanziati ne abbiamo utilizzati solo la metà. Avevamo calcolato l’adesione di circa 700 scuole, ma per ora quelle che sono state finanziate sono 400. Abbiamo deciso di finanziare gli istituti che hanno proposto dei progetti concreti». Poi ha continuato:
«Lo ripeto con molta chiarezza, in modo forte e direi definitivo: questo non è un progetto nato per tamponare l’emergenza. Non è un progetto nato dalla mente di un ministro o negli uffici di un ministero. Questo è un nuovo modello di scuola e quindi dico a Serena, Nunzio, Lorena, Rosario e tutto gli altri bambini che ho incontrato che voi avrete – insieme a tutte le vostre famiglie – la possibilità di vivere la scuola come punto di aggregazione del vostro quartiere e della vostra comunità».
Sarebbe però impensabile tenere centinaia di bambini fermi nei banchi – anche a luglio ed agosto – per continuare con quella didattica tradizionale. Non a caso l’obiettivo del progetto scuola al centro è quello di investire in una serie di attività alternative capaci di affascinare i bambini – in territorio così complessi con un forte tassi di dispersione scolastica e microcriminalità – come musica, teatro, sartoria, danza e sport. All’ingresso del Madre Claudia Ruffo, ad esempio, un gruppo di bambini faceva l’arrampicata sull’albero.
«Oggi sono salita fino all’ultimo ramo dell’albero e poi ho fatto la discesa con l’impalcatura», ci racconta Valeria, 8 anni. «Abbiamo scelto questo sport», spiega la preside dell’istituto Rosa Seccia, «perché i bambini devono sentire di potercela fare».
«I bambini con questi progetti sono motivati a fare cose nuove, quasi si emoziona la signora Maria, mamma di due bimbi che frequentano l’istituto di Barra. «Poi li portano sempre in gita a città della scienza: è un progetto della scuola ma hanno fatto cose fuori dalla scuola. E in un contesto difficile come quello di Barra la scuola diventa il cuore di tutto».
Il Ministro Stefania Giannini si è aggirata per tutta la mattina tra i vari banchetti delle delegazioni delle 13 scuole presenti: non è mancato niente. Laboratori di chimica, racconti di esperienze di gite fuori porta, laboratori di creta, di cucina, di sartoria, di gioielli, cori, strumenti musicali e oggi si sono visti perfino giocolieri, trampolieri…
«Dobbiamo mettere a sistema le nostre scelte», ha concluso Rosa Seccia, preside del Madre Claudia Russo, che ha parlato anche a nome delle altre presidi presenti che condividono tutte la difficoltà di amministrare una scuola in una periferia “difficile”. «I nostri territori sono complessi ma pieni di potenzialità. La scuola ha bisogno di alleati per portare avanti il suo percorso di formazione; e lo deve fare non attraverso progetti estemporanei ma a pieno regime. Ministro quella che ha visto questa mattina è un pezzo di buona scuola della Campania».
L’obiettivo è quindi comune a tutti: «chi lavora nella scuola. Chi lavora in politica. Chi lavora in qualunque altro settore: tutti abbiamo a cuore una società migliore», ha concluso il ministro Giannini. «E in questo mondo complicato una scuola migliore equivale ad una società migliore».
Perché la scuola deve durare 12 mesi all’anno…
Testi e foto di Anna Spena
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