Nel quarto incontro dei Dialoghi con l’Europa Luca Jahier incontra Elisa Ferreira, Commissario europeo per la Coesione e le Riforme.
Elisa Ferreira è portoghese, nata a Porto, ed ha rivestito molti ruoli in molte importanti posizioni. È stata la Vice Governatrice della Banca Centrale portoghese, giocando un ruolo chiave anche in veste di economista; è stata per due volte membro del Governo portoghese sotto la leadership di Guterres, ora Segretario Generale delle Nazioni Unite, come Ministro per l’Ambiente e poi Ministro per la Pianificazione; è stata membro del Parlamento Europeo, e, ultimo ma non per importanza, è stata designata dal suo Governo come Commissario per il Portogallo e scelta dalla Presidentessa Von Der Leyen come membro del team per la Coesione e le Riforme. Ciò significa che deve occuparsi di tutto il framework legislativo per rendere possibile questo Pacchetto Coesione – di cui riparleremo durante l’intervista – nei prossimi sette anni, e anche di fornire agli Stati membri supporto tecnico, ma è anche responsabile della nuova importante Direzione Generale per il Sostegno alle riforme strutturali (DG REFORM), riforme che sono cruciali per tutti gli Stati membri, e per le quali la Commissione sta fornendo assistenza tecnica ai Governi. Ultimo ma non meno importante, ha assunto la leadership di questo nuovo programma lanciato dalla Presidentessa Von Der Leyen, il New European Bauhaus. Il titolo di questa conversazione è “Next Generation EU e Pacchetto Coesione: siamo davvero all’inizio di una nuova era europea per un’Europa sociale e sostenibile?”, e vorremmo scoprire la risposta a questa domanda con lei.
La prima domanda con cui voglio iniziare riguarda proprio Next Generation EU. Il primo giugno, finalmente, tutti e 27 i Governi hanno formalmente notificato la ratifica, da parte dei Parlamenti, della Decisione sulle risorse proprie (ORD), così che ora la Commissione può ricorrere al mercato per prendere in prestito i 750 miliardi di euro per finanziare la ripresa. Inoltre, l’ampia maggioranza dei Governi ha presentato il proprio Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (NRRP), quindi stavolta siamo pronti a partire. La mia domanda per lei, dato il suo ruolo chiave in questo processo, è questa: come non sprecare questa opportunità senza precedenti, e per accompagnare le riforme e gli investimenti per costruire una transizione equa, giusta e veloce verso l’Europa di domani?
Innanzitutto, grazie mille per avermi invitata a questo Dialogo. È un piacere per me avere questa opportunità di discutere con lei questi temi. Ha appena menzionato l’importanza di questo momento, perché stavolta, a partire da una proposta della Commissione, il Consiglio, il Parlamento e tutte le istituzioni si sono unite per creare qualcosa di completamente nuovo, che rappresenta uno strumento anticiclico di estrema rilevanza per tornare, dopo una crisi di proporzioni storiche, o, come preferisco dire, andare avanti, a partire da nuove basi. È nuovo il metodo, perché è la Commissione che sta andando sul mercato, anziché i diversi Stati membri; la portata dell’iniziativa, 750 miliardi di euro; ma anche il modo in cui utilizzeremo questi fondi, perché vogliamo usarli in maniera più sostenibile, più progressista, più coesiva. Non è “helicopter money”, bensì denaro che cerca di dare maggior supporto a quei Paesi, come l’Italia, le cui economie sono state colpite più duramente dalla pandemia, e al contempo, a quei Paesi che non hanno la possibilità di aiutarsi da soli – per cui, per lo stesso problema, ricevi relativamente di più se sei più povero. La domanda da un milione di dollari è, come ha chiesto, come possiamo assicurarci che questo denaro non venga sprecato, che venga utilizzato correttamente. Questa è una responsabilità condivisa: dalla Commissione, dagli Stati membri, da tutti i cittadini. Ed è per questo che è così importante che lei sia lì, che tutto il suo network presti attenzione, ed in effetti dall’Italia ci sono segnali del fatto che esiste una discussione pubblica su dove si vuole andare. In breve, c’è bisogno di una visione, una visione condivisa da tutti i portatori di interesse, i partner sociali, i partner istituzionali, tutti i cittadini, e che questa visione sia orientata al futuro, che sia digitale, orientata alle nuove tecnologie, che sia ecologica – ora capiamo molto meglio quanto bisogno abbiamo di essere coerenti coi bisogni del nostro pianeta – e, vorrei sottolineare, che sia coesiva. Coesiva significa che dobbiamo assicurarci che tutti escano da questa crisi trovandosi in una situazione migliore da quella da cui erano partiti. È importante ricordare che qualsiasi cosa facciamo ha un impatto sociale, ma anche un impatto territoriale. Quindi, anche la più semplice politica orizzontale impatta diversamente i diversi territori, e penso che si debba tener conto di questo aspetto. L’ultimo commento che sento di fare riguarda l’importanza che dobbiamo attribuire alla qualità di ciò che facciamo, che si ricollega a quanto appena detto riguardo l’uguaglianza per le nostre imprese, le nostre municipalità, le nostre Regioni, le nostre Università, e anche la qualità delle pubbliche amministrazioni, non soltanto a livello delle capitali, ma anche ai livelli regionale e locale. È necessario avere conoscenze adeguate e strutture affidabili così da poter controllare la qualità di ciò che viene fatto. Riassumendo, penso sia necessario avere una visione, essere capaci di utilizzare i diversi strumenti a disposizione – e avremo probabilmente l’opportunità di parlare di ognuno, o almeno di alcuni di essi – in una maniera convergente e sinergica per raggiungere gli obiettivi.
Grazie. Ha citato quello che penso sia un punto chiave, ovvero la necessità di riformare la nostra amministrazione e molte delle nostre regole, perché in alcuni Paesi – tra cui l’Italia – abbiamo già dimostrato in passato una bassa capacità di assorbimento dei fondi. Stavolta, peraltro, i fondi saranno 3-4 volte più ampi rispetto al passato, per cui abbiamo un bisogno impellente di riforme, e di rafforzare la nostra Pubblica Amministrazione. Ha detto anche che la prospettiva non è solo quella di accompagnare gli investimenti per una transizione verso un’Europa digitale e verde, ma anche di riparare e dare coesione. Qui entra in gioco il secondo strumento importante, che è più storico: tutti in Europa conoscono il Pacchetto Coesione, ma negli stessi giorni in cui i Governi hanno notificato la ratifica, il Consiglio ha definitivamente approvato il pacchetto legislativo del Fondo di Coesione per i prossimi sette anni, che ammonta a 330 miliardi di euro, e il cui coordinamento è interamente nelle sue mani. Questo strumento ha una storia nell’accompagnare transizioni e trasformazioni ma anche nell’aiutare la coesione sociale e territoriale. La mia domanda è: come vede la strategia principale nell’anno a venire per questo Pacchetto Coesione nelle sue negoziazioni con gli Stati membri, per creare più coesione ma anche per rafforzare la direzione di Next Generation EU, ovvero la costruzione dell’Europa di domani, e non il mero mantenimento dell’Europa com’è oggi?
Ha perfettamente ragione, ed è per questo che, nella mia risposta alla domanda precedente, ho parlato della necessità di avere una visione e poi di organizzare i diversi strumenti in una maniera coerente. La visione per il Paese è composta da tutte le sue Regioni, e ogni Regione è diversa dalle altre; è dunque necessario adottare un approccio più ristretto per identificare, in ognuna, quali sono i potenziali e quali sono i blocchi da rimuovere per far sì che tutte le Regioni possano crescere. A volte si tratta di gap di capacità, altre volte di connessioni, altre di accesso al digitale, e altre ancora è la Pubblica Amministrazione stessa il problema, o la qualità delle Università. Quindi, se guardiamo a questo blocco che viene da questi nuovi fondi Next GenEU – che per l’intera Europa ammontano a 750 miliardi di euro ai prezzi del 2018 – e poi aggiungiamo 1.1 o 1.2 trilioni a questa cifra, che vengono dal budget “normale” 2021-2027, vediamo che la componente più consistente di questi fondi è infatti dedicata alle politiche di coesione. Ad esempio, per l’Italia ci sono circa 42 miliardi di grant, e la ragione per cui le politiche di coesione esistono è non soltanto promuovere la convergenza tra gli Stati membri, ma anche all’interno di ogni Stato membro, e occuparsi di quelle Regioni e di quei territori che stanno rimanendo indietro, che non riescono a stare al passo. Per questo ci affidiamo alla lunga esperienza dell’Italia, con successi molto importanti e altri aspetti che rappresentano per noi ancora delle sfide, dopo tutto questo tempo. Ho parlato con i Ministri italiani, Giuseppe Provenzano, Mara Carfagna, per cercare di capire quali sono gli elementi di blocco in modo tale che questo supporto arrivi alle persone giuste, alle imprese giuste e alle politiche giuste, e non renda le cose più complicate, ma le faciliti per coloro che possono creare posti di lavoro sostenibili, che possono passare da lavori poco qualificati a lavori più qualificati e meglio pagati, così che ci sia un reale progresso sociale ed economico, ma in modo convergente. Sarebbe molto sciocco se distruggessimo con una mano ciò che abbiamo creato con l’altra. Con queste politiche di coesione stiamo cercando di arrivare a una convergenza, sarebbe assurdo se con I Piani di Ripresa e Resilienza si facesse qualcosa che ignori o contraddica completamente ciò che stiamo facendo con le politiche di coesione. Questa è la ragione per cui una visione globale per il Paese, con tutte le sue componenti, rappresenta uno strumento necessario per fare il miglior uso possibile delle sinergie – ad esempio, quando si pensa al rinnovamento della PA, bisogna dargli anche un aspetto territoriale, così che sia possibile implementare un determinato programma in diverse Regioni dello stesso Paese in modo adeguato e coerente. Ma – e su questo vorrei focalizzare la vostra attenzione – nella presente legislazione, che sarà pubblicata molto presto ma è già stata approvata a dicembre, è stato dato più potere ai comitati di sorveglianza che accompagnano l’evoluzione di ogni programma operativo. E la composizione è stabilita nella legge, ma vanno scelte le persone e gli enti che siederanno in questi comitati, e voi avete un potere di voto in questa legislatura, quindi potete davvero esprimere il vostro accordo o disaccordo, perché è qualcosa che durerà per sette anni, con pagamenti fino al 2029, quindi bisogna avere non soltanto un’adeguata comprensione di come si vuole utilizzare il denaro, ma anche il monitoraggio, la trasparenza e l’engagement della società sono essenziali affinché l’implementazione sia efficace come previsto dal piano iniziale.
Ha menzionato molti temi importanti. Mi concentrerò su una cosa che ha detto, che è stata al centro del suo impegno politico sin dagli albori e che è anche al centro della Commissione Von Der Leyen, ovvero il fatto che nessuno debba essere lasciato indietro. Questa è anche una componenente importante del successo europeo, soprattutto grazie alle politiche di coesione implementate dall’Europa negli scorsi anni. Ora, dopo la pandemia, ci troviamo ad affrontarne gli enormi impatti, che sono probabilmente destinati a crescere nei prossimi mesi, quando avremo più dati per quantificare esattamente quante persone sono state lasciate indietro dagli impatti della crisi, in termini di aree rurali, aree periferiche, piccole e medie imprese, professionisti, ma anche molti lavoratori, e tra loro molti italiani. Gli ultimi sondaggi sulla disoccupazione creata dalla pandemia in Italia hanno dimostrato che il 95% delle persone che hanno perso il proprio posto di lavoro sono donne e giovani. La maggior parte dei posti di lavoro sono stati persi nel settore dei servizi, e in quei settori dove il tasso di occupazione femminile è molto superiore rispetto a quello maschile. Dunque, ora c’è un reale bisogno di garantire che nessuno venga lasciato indietro, e in quest’ambito c’è stato un altro successo, la Dichiarazione di Porto dell’Action Plan sul Social Pillar, che rappresenta una chiara linea guida di politiche, engagement e strategia in tal senso. La mia domanda è: come si combineranno tutti questi strumenti che abbiamo citato in un’unica strategia? Sappiamo che alcuni Paesi e anche alcune parti delle nostre società hanno espresso resistenze riguardo l’Action Plan, ma dopo la Dichiarazione di Porto ci aspettiamo che si passi finalmente all’azione; tuttavia, ciò che ci si aspetta è che tutti questi elementi siano combinati nella stessa strategia, in modo tale che non si creino contraddizioni o mentalità silo.
Sì, è stato un vero piacere per me essere presente in quell’occasione…In Europa facciamo molte Dichiarazioni e accordi, ma in questo caso penso che ci fosse l’idea che la questione in gioco fosse molto seria, perché, come ha appena detto, durante e dopo una crisi, più che in tempi normali, la media non significa nulla. Il dato sul livello medio di occupazione, o sul salario medio, non significa nulla. Quando c’è una crisi, è come quando si fa pressione su una catena: gli anelli più deboli sono i primi a spezzarsi. Dobbiamo assicurarci di non ritrovarci con una catena spezzata, e ha appena citato un paio di casi in cui non soltanto alcuni Paesi e alcune Regioni sono più colpiti di altri, proprio per via del fatto che il background sociale su cui si innestano le dinamiche economiche è diverso, come ad esempio nelle economie di prossimità, il che è semplicemente un fatto per cui non si può incolpare nessuno, ma esistono vere e proprie generazioni che, a causa della crisi del 2008 e della presente crisi, non hanno modo di trovare un lavoro. Soprattutto in alcuni Paesi e Regioni, i giovani sono lasciati completamente senza un futuro, il che è assolutamente critico, perché non possiamo perdere questa generazione. Ha citato anche le donne, e sono stata molto contenta di sentire il vostro Primo Ministro, per cui ho grande stima, parlare del fatto che le donne sono sovraccaricate di preoccupazioni e senza lavoro. Un altro aspetto è quello dei bambini. Al Social Summit di Porto abbiamo organizzato una speciale conferenza internazionale, che è stata molto seguita, sui bambini. Questo perché, nel 2019, 18 milioni di bambini sono entrati nello stato di povertà. Se un bambino non viene nutrito adeguatamente, se non riceve un’istruzione adeguata, se non ha accesso a una vera casa… la povertà sta diventando una questione molto seria, in generale, ed in particolare con riferimento ai bambini. Il nostro appello è stato affinché, quando gli Stati membri avessero organizzato i propri piani, venissero preparati dei pacchetti che mettessero i bambini al centro dell’agenda. La consapevolezza è la cosa più importante, e se non portiamo politicamente la consapevolezza riguardo questi temi sociali al centro della nostra agenda, se non portiamo le persone al centro dell’agenda, tenderemo naturalmente a lasciare andare le cose. Anche la transizione tecnologica può rappresentare una vera e propria divisione nella società, perché chi vive in aree più remote, chi non ha una connessione ad alta velocità, chi non sa come utilizzare Internet, chi non è istruito – e questo avviene anche con le comunità immigrate all’interno delle nostre società – non ha accesso a nulla, nemmeno ai servizi più basilari per il cittadino. Dunque, dobbiamo essere profondamente consapevoli della dimensione umana di questa ripresa, e assicurarci di non finire con una società ancor più frammentata di prima, perché le divisioni sono aumentate, e aumentano sempre durante le crisi.
Sì Commissario, il divario è stato immenso. Un altro elemento da aggiungere alle sue considerazioni: gli ultimi dati rilasciati da alcune NGO italiane hanno mostrato che un terzo degli alunni non ha avuto accesso a un’adeguata connessione a Internet e agli strumenti digitali durante la pandemia. Ciò significa che un terzo dei nostri giovani ha completamente perso un anno di scuola. Venendo alla prossima domanda: il ruolo del Terzo Settore è storicamente molto importante anche nel suo Paese (si vedano le Misericordias), e, in generale, in Europa il ruolo dell’economia sociale e del Terzo Settore è sempre stato cruciale, e lo è stato anche in questa pandemia, dove abbiamo visto un ruolo senza precedenti giocato dai Governi. Ricordiamo che, nel precedente periodo finanziario del Pacchetto di Coesione, 2014-2020, la Commissione aveva fissato una priorità per gli attori dell’economia sociale e per gli investimenti sociali, ma come sappiamo la Commissione può solo proporre, non imporre, e la maggior parte dei governi non ha adottato questa priorità. Ora, questa priorità non verrà riproposta. Dato che conosce la crescente importanza di questo settore, come pensa che le imprese sociali e le organizzazioni del Terzo Settore possano giocare un ruolo importante nell’ambito di Next Generation EU, nel nuovo Pacchetto Coesione e nell’implementazione della Dichiarazione di Porto?
Ha un sogno…come lo implementa? Questa è una sfida troppo grande, come ha detto, per fare affidamento esclusivamente sulle strutture dello Stato, o delle Regioni o dei municipi. Infatti, sono necessarie strutture più capillari, più vicine alle persone. Bisogna concentrarsi sullo sfruttare al meglio queste capacità, questa generosità, questo coinvolgimento da parte della società, perché questa è l’energia della società – che voi in Italia avete – e ne esistono diverse forme. Durante questa pandemia, così come nella precedente crisi, per quanto sia strano dirlo, a volte le persone sono sopravvissute, in alcune Regioni e in alcuni Paesi, solo grazie alla solidarietà e al supporto di strutture come queste. Ha citato le Misericordias, ma ce ne sono così tante ora che danno aiuto. Senza tutto questo, penso che l’intera rete che sostiene i nostri Paesi e le nostre vite sarebbe stata spezzata. Ne abbiamo sempre più bisogno, perché al centro di tutto ci sono le persone. Facciamo cose per le persone, non per le imprese o per le banche o per il Governo. D’altra parte, e questa è una grande sfida, è molto importante che, qualsiasi cosa facciamo, abbiamo i meccanismi per ascoltare le persone. Dunque, ho lavorato a più stretto contatto possibile con tutti questi portatori di interesse dai quali posso ottenere informazioni, e posso capire come le cose vengono percepite sul campo. Anche perché, in 27 Stati membri, con così tante diverse Regioni al loro interno, proviamo a definire delle linee guida, ma una cosa è avere una visione e un’altra cosa è metterla in pratica. Sono e sono stata molto interessata ad ascoltare il Comitato Economico e Sociale Europeo, e abbiamo dialogato molto, e da ciò che ho letto e sentito, e dalle informazioni che ho ottenuto, penso che l’Italia sia di fatto un precursore nell’evoluzione della società civile, e penso che abbiate molti suggerimenti e molte lezioni da dare. Mi sembra di capire che sia stata creata anche una sorta di piattaforma, dei tavoli, per dar seguito alle politiche di coesione. A parte questo, vorrei sottolineare che quando abbiamo fatto delle previsioni sulle conseguenze di questa crisi, ci aspettavamo di arrivare ad un tasso di disoccupazione più elevato e un calo più consistente nel PIL. Abbiamo diffuso queste cifre, che ci venivano dalle maggiori istituzioni, dalla Commissione, dagli Stati membri, dall’OCSE, dal Fondo Monetario Internazionale…poi non è andata così male come ci aspettavamo, per quanto sia andata male. Ciò probabilmente perché stavolta la BCE è intervenuta velocemente, e abbiamo anche riprogrammato le politiche di coesione; l’Italia penso sia stata il primo beneficiario, con più di 4 miliardi riprogrammati dalle dotazioni nazionali dei Fondi. Finora, abbiamo riprogrammato 23 miliardi di euro per supportare i bambini che avevano bisogno di computer a scuola, per supportare le piccole e medie imprese, per comprare mascherine… poi abbiamo avuto SURE, che è stato uno strumento molto importante e che è stato una sorta di pilota per Next Generation, e con tutti questi strumenti insieme, ce l’abbiamo fatta. Non si può però andare avanti per sempre a ricevere supporti, quindi dobbiamo attuare la transizione dal supporto di emergenza, che finanzia la mera sopravvivenza di persone e imprese, verso una crescita normale e sostenibile. In alcune aree possiamo attuare delle strategie win-win, REACT esiste per questo. REACT è un altro strumento pagato da Next Generation, ma che possiamo ripagare dal primo febbraio scorso attraverso investimenti legati ad esso. Una cosa è pagare per i lavoratori di una società di costruzioni, ben altra cosa è formarli e dar loro un lavoro nella ristrutturazione degli edifici in modo da renderli più ecologicamente sostenibili. In questo secondo modo, si crea valore. Penso che i partner sociali possano creare molti sistemi che supportino questa transizione dal supporto di emergenza alla crescita sostenibile e all’occupazione sostenibile, perché questa transizione richiede il coinvolgimento di tutti coloro che lavorano sul campo, a fianco delle persone, e possono davvero essere un’ispirazione per questa transizione.
Dalle sue parole stiamo apprendendo quante innovazioni abbia apportato questa Commissione, che è entrata in carica soltanto un anno e mezzo fa, e che è stata costretta, dopo soli tre mesi, ad affrontare una crisi dovuta a una pandemia senza precedenti. Innovazioni non solo a parole, ma di fatto. Ha citato SURE, che è stato di fatto il primo Eurobond, per chiamarlo con un’espressione che non si può pronunciare. Permetta che dica come in queste innovazioni, che traducono la compassione in politica, ci sia così tanto delle mani e del cuore delle donne, che compongono la metà di questa Commissione. Ultimo ma non meno importante, la vostra Presidentessa, Ursula Von Der Leyen, ha avuto l’idea di lanciare un’altra innovazione lo scorso settembre, e che è stata ufficialmente inaugurata a febbraio: il New European Bauhaus. Lei e il Commissario Gabriel ne siete le principali responsabili, assieme alla Presidentessa, e l’idea, che trovo fantastica, è quella di creare un movimento che coinvolga le persone in generale e molti segmenti della nostra società che in genere non vengono coinvolti, ovvero gli artisti, i designer, gli architetti, gli attori…ciò perché il Green Deal potrebbe essere percepito come qualcosa di molto lontano dalle persone, molto rischioso, persino pericoloso per le nostre vite, ma con questa idea di creare un movimento, la transizione verde e digitale entrerebbe concretamente nelle nostre vite, portando bellezza e inclusione. In tre mesi, migliaia di persone hanno già risposto alla vostra chiamata, creando comitati locali, iniziative, dibattiti, inviando idee… Lei è alla guida di questo processo, che tocca anche il tema della programmazione urbanistica. La transizione verde e digitale ha il potenziale di cambiare completamente i nostri spazi urbani nel prossimo futuro. La nostra società civile ha un interesse concreto nel prendere parte attivamente al progetto New European Bauhaus, che non è un’altra linea di finanziamento a cui presentare progetti per ricevere fondi, bensì un processo per nutrire una transizione che dovrebbe essere guidata da terra, non dai vertici. Probabilmente ha già capito che mi sono appassionato a questo progetto, che trovo originale e che porta la cultura nella politica.
Grazie mille, sì, stiamo facendo quello che possiamo per dar forma alla ripresa e per ispirare la ripresa, ed è in questo spirito che, quando la Presidentessa ne ha parlato nell’ultimo discorso dell’Unione, ci siamo detti che sarebbe stato qualcosa di nuovo e di diverso sotto molti punti di vista. Qual è lo scopo? Quando parliamo di rendere più verdi e più digitali l’economia e la società, e di renderle coese, molti pensano che siano solo parole, e non se ne sentono toccati; la cosa interessante riguardo questa idea è che coinvolge tutti, in uno spirito dal basso. Faremo moltissime cose con questo denaro. Ad esempio, se hai un progetto di rinnovamento di un complesso di housing sociale, fallo nel modo migliore, crea uno spazio dove le persone amino vivere, pensa anche al consumo energetico, al comfort di coloro che ci vivranno, e usa tutti gli strumenti tecnologici a disposizione per creare qualcosa di bello. Se devi rinnovare una piazza del tuo quartiere, fallo con un occhio alla qualità e alla bellezza, pensa all’ambiente, e fallo in maniera verde, e in maniera inclusiva. Non è un programma elitario, e non è nemmeno un programma! Le persone si chiedono “Dov’è il denaro? Dove sono le regole?” e io continuo a dire “Non pensare al denaro e alle regole, fai il meglio che puoi”. Lo stiamo costruendo, è un work in progress. Abbiamo aperto una call for ideas, e gli italiani stanno partecipando molto, il che non è una sorpresa, e ci aspettiamo grandi ispirazioni da voi. C’è un think thank di 40-50 persone che ci ispira, e abbiamo organizzato una grande conferenza online con più di 8mila persone da 65 Paesi, dal Giappone all’India, e c’è questo incredibile movimento. Per ora abbiamo offerto dei premi molto simbolici, per i quali abbiamo ricevuto più di 2000 application; i vincitori saranno annunciati a settembre, e sarà difficilissimo scegliere. Ci sono dieci categorie diverse, tra cui aree rurali, aree urbane, cittadine, nuovi materiali, istruzione, edifici tradizionali…per ogni categoria sceglieremo due vincitori, uno dei quali riceverà 30mila euro per la comunicazione del proprio progetto già realizzato, che potrà fare da ispirazione, mentre l’altro premio è dedicato agli under 30 ed è di 15mila euro. I premi sono pagati dalle politiche per la coesione. Vediamo cosa uscirà dalle buone idee e suggerimenti dei giovani. Avremo poi un’altra edizione di premi e di sostegni, penso saranno cinque premi per progetti in aree diverse (urbane, rurali, etc.) che saranno supportati dalle politiche per la coesione; creeremo un meccanismo per supportare coloro che necessitano di assistenza tecnica per presentare le loro proposte per cambiare la qualità della vita delle persone nei loro territori. Quando guardiamo ai fondi che sono resi disponibili dai Piani per la Ripresa e la Resilienza, da REACT EU, dal piano multi-annuale per la coesione, e da tutti gli altri strumenti, vediamo come possiamo costruire così tante cose, e spero che lo spirito del Bauhaus sarà presente in ognuno dei progetti che porteremo avanti, in uno spirito che metta insieme l’accessibilità, la sostenibilità, l’inclusione e la bellezza. È con questi elementi che possiamo creare ambienti migliori per tutti, in maniera accessibile e coesiva, non d’élite. Il nostro dare visibilità alle innovazioni mira a diffonderle e a renderne possibile l’adattamento ad altre circostanze e la riproducibilità, così che le persone sentano che esiste un nuovo e migliore stile di vita accessibile a tutti.
La sua passione nel descrivere questo progetto dice molto riguardo ciò che ho menzionato prima, e nelle sue parole ha ricordato i tre criteri di fondo dell’architettura, stabiliti secoli fa dall’architetto romano Vitruvio, che diceva che, quando si costruisce qualcosa, per prima cosa deve servire uno scopo; in secondo luogo, deve poter durare a lungo; ma, in terzo luogo, deve coltivare il senso della bellezza. Ciò perché, secondo Vitruvio, l’architettura non serviva ad organizzare lo spazio, ma ad organizzare i rapporti tra le persone. Questo progetto dà un senso a ciò che l’Europa sta facendo con NextGenEU: costruire un Rinascimento. La ringrazio per il lavoro che sta portando avanti e per la passione e la compassione che mette nella tua attività.
Grazie mille a lei per il suo interesse, e per il suo lavoro.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.