Agostino Riitano

Modello Procida: l’isola che non isola capitale della cultura

di Anna Spena

Il direttore di Procida 22 racconta: «La vittoria di Procida come capitale della cultura è storica perché pone al centro non più i grandi attrattori, ma ribalta il concetto di centralità partendo da ciò che è sempre stato considerato piccolo, minore. E questo ci impone di ripensare una politica pubblica di sviluppo culturale per uno spazio dalle dimensioni ristrette, come può essere l’isola. Da questo piccolo frammento di terra vogliamo guardare al mondo, all’Europa, al Mezzogiorno»

Pro-ci-da. Nelle ultime due sibille del suo nome c’è la verità sulla più bella isola flegrea del Golfo di Napoli. Procida, Procida “ci dà”. Quattro chilometri di terra appoggiati sul mare. Terra Murata, dove i procidani si rifugiavano durante le scorrerie dei saraceni, le spiagge di Ciraccio e Chiaiolella, di Chiaia e il Pozzo Vecchio. Il porto, la Corricella, borgo di pescatori dove l’odore del mare acquieta i sensi, l’area protetta dell’isolotto di Vivara. Procida ci dà tutto. Procida si dà in tutto. «Quando l’ho vista ho pensato che le mani di un pittore avessero dipinto quelle case lì, con quella forma lì, per generare uno stupore a chi le rivolgeva lo sguardo per la prima volta».

Queste sono le parole di Agostino Riitano, questo è il suo primo ricordo di Procida. E quello stupore è un’emozione che si ripete ogni volta, non si esaurisce. Gli occhi non si stancano di guardare Procida, oggi capitale italiana della cultura 2022 e prima isola Covid Free in Italia. Riitano, già project manager di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, è il direttore di Procida 2022. «Un’isola metafora del femminile. L’isola è il nucleo avvolto dal mare, liquido amniotico. Isola del ritorno in grembo, cultura generativa. Cura del legame con la vita». 44 progetti, 330 giorni di programmazione, 240 artisti, 40 opere originali e 8 spazi culturali rigenerati. «Procida è», dice Riitano, «l’isola che non isola, un laboratorio culturale di felicità sociale».

La cultura non isola
Mai. Noi abbiamo lavorato per costruire una candidatura che rappresentasse una diversa modalità di intendere la cultura per porla al centro di una nuova politica dello sviluppo. Ci siamo concentrati su 4 assi strategici.

Quali?
Agenti del cambiamento”, perché da questo piccolo frammento di terra vogliamo guardare al mondo, all’Europa, al Mezzogiorno. Il progetto è ispirato all’agenda 2030 delle Nazioni Unite sulla sostenibilità. Gli obiettivi che ci siamo posti sono stati declinati alla luce dei 17 goal dell’Agenda 2030. “Imprese creative e culturali” per promuovere soprattutto nelle giovani generazioni l’educazione alla creatività e sperimentare forme innovative di organizzazione culturale che possono fertilizzare i contesti e produrre cambiamento. “Innovazione sociale e rigenerazione urbana” perché Procida non è solo un’isola del Mediterraneo ma, come molte altre isole di questo mare, appartiene al Mezzogiorno d’Italia. Il Sud si deve rivolgere ai giovani e diventare la frontiera dell’innovazione. L’ultimo asse strategico della candidatura l’abbiamo chiamato “Turismo lento e di ritorno”, la scelta di Procida ci permette di fare una profonda riflessione sull’evoluzione dei turismo in Italia.

La vittoria dell’Isola è un punto di rottura rispetto al passato, perché?
La vittoria di Procida come capitale della cultura è storica perché pone al centro non più i grandi attrattori,ma ribalta il concetto di centralità partendo da ciò che è sempre stato considerato piccolo, minore. E questo ci impone di ripensare una politica pubblica di sviluppo culturale per uno spazio dalle dimensioni ristrette, come può essere l’isola…

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