Luca Borriello

Non c’è riqualificazione senza bellezza

di Anna Spena

Luca Borriello, direttore ricerca di INWARD, Osservatorio sulla Creatività Urbana, racconta a Vita.it come con il loro progetto di riqualificazione artistica a Ponticelli, periferia est di Napoli, territorio più giovane per demografia tra i dieci della conurbazione partenopea e con il più alto tasso di dispersione scolastica e disoccupazione, si costruisce un destino diverso lontano dalla criminalità

Napoli Est, periferia napoletana – desolata e complessa – quartiere Ponticelli. Questo è il territorio più giovane per demografia tra i dieci della conurbazione partenopea e con il più alto tasso di dispersione scolastica e disoccupazione. A chiudere il cerchio la criminalità organizzata che che annienta ogni prospettiva di sviluppo. Ma a riaprirlo prepotentemente, invece, una rete di organizzazioni sociali, culturali e di volonatraito che provano a riavviare le comunità. Per questo nel 2015 ha adottato il "Parco Merola" e le sue 160 famiglie.

Perchè «un processo di graduale conquista del bello e del buono può innescare sano coraggio per arrivare ad un destino diverso dalla criminalità, soprattutto per i minori», spiega a Vita.it Luca Borriello, direttore ricerca INWARD Osservatorio sulla Creatività Urbana. «Il Parco Merola di Ponticelli», continua, «è un complesso residenziale nato dopo il terremoto del 1980 che accoglei un migliaio di persone. L'obiettivo del nostro progetto è la riqualificazione sociale della zona, ma questa è passa necessariamente attravreso una riqualificazione artistica. La mancanza del decoro urbano e d'identità disaffeziona al rapporto con il proprio contesto di vita quotidiana».

Come nasce INWARD?
L'attuale direzione di INWARD ha origine nella passione dei primi anni Novanta per le culture urbane, vissute direttamente per altro, e nell'inizio di quel fenomeno che si sarebbe affermato come graffiti writing lungo il decennio e oltre. A fine anni Novanta alcune prime produzioni informali ci dissero che quella sarebbe potuta essere una strada, che battemmo a tratti, per poi darci una prima forma regolare dopo qualche anno. Nel 2004, abbiamo così deciso di inquadrare al meglio il nostro lavoro creando un'organizzazione culturale all'interno della quale, nel 2006, abbiamo istituito INWARD, il primo Osservatorio sulla Creatività Urbana in Italia. Attualmente, con importanti referenze istituzionali, network di varia natura in Italia e non solo, con un team sempre più grande composto anche da giovani collaboratori, svolgiamo un ruolo professionale nell'ambito della street art e componenti affini, operando con un preciso modello di valorizzazione nei settori pubblico, privato, no profit e internazionale.

Com'è nata, invece, l'idea di riqualificare il Parco Merola di Ponticelli? Tra tutte, perché avete scelto questa struttura?
Con il Centro Territoriale per la Creatività Urbana, nostra sede, operiamo da tempo sul territorio orientale di Napoli. Il Parco Merola sorge a pochissima distanza. La prima volta l'abbiamo notato perché le sue superfici grandi e vuote sono ben visibili a chiunque passi lungo la villa comunale di quartiere, in auto o a piedi. Nel 2015, grazie ad un lavoro commissionatoci dall'UNAR, abbiamo perciò deciso di realizzare proprio su una di quelle facciate la prima grande opera murale della città di Napoli. Stiamo parlando della famosa “Ael”, la ragazzina di origine rom ritratta egregiamente dall'artista partenopeo Jorit AGOch, che racconta una storia territoriale legata alla difficoltà di integrazione per le minoranze etniche. Non avevamo idea di farne un progetto, anzi un programma socioculturale; il tutto è cresciuto via via, spinto soprattutto dalle richieste e necessità rilevate dal basso, dai residenti, soprattutto i minori. Il Parco ha una storia difficile ed un presente non semplice, quindi una progettualità a medio-lungo termine tra riqualificazione artistica e rigenerazione sociale è uno degli strumenti innovativi per cercare di innescare una vitalizzazione ed animazione che rileghi il Parco stesso ad altri progetti sul territorio.

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Il progetto è iniziato nel 2015, quando si concluderà?
Contiamo di realizzare le altre grandi opere nel corso del 2017. Tuttavia il progetto non potrà dirsi concluso, per una serie di iniziative, interventi, eventi che verranno col tempo: è nostra intenzione continuare a mantenere vive le attività già avviate e programmate, sentite e richieste, all'interno del Parco con i residenti. Chiaramente la conclusione delle otto opere sarà una straordinaria occasione per fare il punto e per iniziare a narrare una bella storia articolata in otto valori.

In Campania questo è il progetto più grande e pensato a lungo termine?
In Campania, in particolar modo negli ultimi due anni, sono stati realizzati moltissimi interventi di arte urbana che hanno coinvolto numerosi artisti. Il Parco dei Murales può tuttavia essere riconosciuto come un primo vero programma di tipo distrettuale dedicato alla Creatività Urbana nella nostra regione.

Vi siete mossi sull'esempio delle periferie romane?
Quello che è accaduto prima a Roma e poi a Napoli è in realtà un fenomeno già radicato, da tempo, nelle altre città europee; ne è esempio Lisbona, capitale non solo europea della street art, in cui interessanti e numerosi sono i progetti di arte urbana contemporanea realizzati all'interno di complessi residenziali. Con il Parco dei Murales sentiamo di essere maggiormente affini a questo filone: stiamo provando a trasformare un quartiere in un vero incubatore creativo, dove al colore della riqualificazione artistica si accompagni il calore della rigenerazione sociale.

Mi racconta com'è, attraverso la sua esperienza, la periferia est di Napoli?
Napoli Est è un territorio anagraficamente giovane, con il più alto tasso di dispersione scolastica e di disoccupazione tuttavia non solo giovanile. E ci sono anche forme criminose che ne annientano le prospettive di sviluppo ma è anche vero che tante sono le attività proposte dalle numerose Associazioni che operano quotidianamente in periferia. Non è ancora acclarato un riscatto socio-economico o culturale, ma si percepiscono ogni giorno sempre nuove energie, operose, desiderose di fare. Chiamiamola anche resilienza.
Nello specifico del Paco, lavorandovi come curatori, insieme agli artisti e ai nostri partner culturali, sociali, pedagogici e non solo, abbiamo rilevato questi delicatissimi problemi, in particolar modo la necessità da parte dei residenti del Parco Merola di trovare un nuovo posto nel mondo partendo da una nuova identità di quartiere. Oggi non c'è più spazio e tempo per i termini dispregiativi che fino a qualche anno fa segnavano la storia del Parco: tutti conoscono il Parco dei Murales, molti sono quelli che lo ricercano, lo visitano, lo desiderano, dai curiosi ai turisti, dai produttori tv alle redazioni di stampa, e i residenti sono a loro modo contenti di vivere in un complesso che ha acquisito una nuova e positiva considerazione non solo all'interno del loro stesso quartiere.

In base a quali criteri scegliete gli artisti e come questi interpretano la relazione tra l'opera che realizzeranno ed il territorio?
Selezioniamo accuratamente gli artisti, tutti esponenti talentuosi del mondo dell'arte urbana contemporanea e dalla forte vocazione sociale. Tramite i nostri partner, poi, creiamo un ponte tra gli stessi artisti e i residenti per provare a trasformare in arte i valori di un'intera comunità. La curatela nel Parco, ha davvero un carattere particolare e ne facciamo un paio di esempi. Per trattare la delicatissima questione dei rom, che tanta parte "negativa" hanno avuto nelle vicende di cronaca di alcuni anni fa, fino al rogo del campo e all'allontanamento coatto, e volendo riportare nel Parco la testimonianza, il racconto di una delle bambine che lì avevano iniziato ad andare a scuola, un timido e importantissimo passo verso la comunità, volevamo che la testimonianza fosse realissima, che la bambina fosse vera (infatti l'abbiamo cercata e trovata) e quindi non potevamo che affidarci ad uno street artista che presenta nel Parco la bambina in modo non affatto simbolico ma, appunto, realissimo. Il tema del gioco, per dirne un'altra, abbiamo via via compreso che poteva essere rappresentato con elementi quali giochi, giocattoli, burattini, e dunque uno street artista molto abile e specializzato in queste rappresentazioni è stato chiamato a partecipare all'operazione, condotta per altro, anche in questo caso, con la più bella partecipazione dei locali.

Come viene coinvolta la comunità?
Abbiamo coinvolto i residenti nei processi di elaborazione, fin dove possibile, delle opere, e in alcuni casi sono stati proprio gli abitanti del Parco a diventarne i protagonisti, come nella grande opera sul tema della lettura. Ora l'idea di arte partecipata si è addirittura ampliata. L'inverno scorso, infatti, abbiamo avviato, grazie al Servizio Civile Nazionale, il primo laboratorio di break dance con gli adolescenti del Parco: è nata una piccola ma fortissima crew di ballerini talentuosi, la “Break with Force Crew”! Sono partiti il mese scorso, invece, nuovi laboratori creativi avviati grazie al bando “Sillumina” indetto da SIAE, che abbiamo vinto proprio concentrando sul Parco le nostre ulteriori idee; con i nostri partner e con diversi tutor abbiamo già affrontato tante tematiche per lavorare insieme alle prossime opere di street art, oltre che alla decorazione partecipata degli androni.

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Un "muro bello" può davvero fare la differenza? L'arte e la rigenerazione sociale quanto sono legate?
Con il progetto del Parco dei Murales, così come con altri interventi realizzati nel corso dei nostri anni di esperienza, non abbiamo la pretesa di colmare le mancanze di una periferia o di un quartiere ma è nostro intento regalare ai residenti nuove opportunità di lettura del proprio futuro e nuovi strumenti, anche e soprattutto artistici o comunque creativi, per apprezzare il territorio in cui sono nati e soprattutto se stessi. L'arte contemporanea viene spesso tacciata di concettualità ma la forza dell'arte urbana, la street art, è esattamente contraria: più vicina al pubblico e straordinariamente comunicativa, proprio nell'accezione che mette in comune qualcosa, che fa condividere.

Che trasformazioni avete notato dopo l'avvio del progetto?
Ponticelli è incredibilmente diventato un nuovo polo di interesse culturale proprio grazie al Parco dei Murales. Sono tanti gli appassionati e i curiosi che si recano in periferia per ammirare le opere e proprio per questo abbiamo avviato degli street art tour per guidare anche i turisti ad una lettura delle opere. Grande soddisfazione per noi l'attenzione riservataci dall'Aeroporto Internazionale di Napoli, che ha posto all'incoming internazionale il Parco dei Murales tra i must da visitare a Napoli ed ora è abilitato anche a vendere i biglietti dei tour. Per inciso, il ricavato va alla cooperativa sociale Arginalia che abbiamo creato con la Fondazione Vodafone Italia per favorire occasioni di lavoro ai giovani di Napoli Est. Ed abbiamo già il nostro primo assunto, che opera come giardiniere nella Villa Romana di Ponticelli, altro piccolo tesoro nascosto in periferia, non aperto al pubblico programmaticamente da fine anni Ottanta, che è stata affidata ad un'altra nostra organizzazione dalla Sovrintendenza e che abbiamo intenzione di animare con migliaia di ragazzi visitatori e guide, aiutanti ed operatori. Si tratta di piccoli passi che ci auguriamo di compiere sempre con l'appoggio della comunità, tra creatività, cultura e sociale, per un nuovo assetto socio-culturale ed anche economico da favorire al territorio.

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