«L’Italia si è storicamente distinta come Paese all’avanguardia nella affermazione dei diritti dei bambini e degli adolescenti. In questo momento, tuttavia, il principio d’uguaglianza, che si riteneva acquisito, torna ad essere attuale, diventa appunto una sfida. La sfida dell’uguaglianza»: è questo il cuore del messaggio lanciato oggi in Parlamento da Filomena Albano, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, in occasione della presentazione della Relazione annuale 2016 (qui la presentazione fatta in mattinata). «Se i diritti sono gli stessi, la loro concreta manifestazione risente dei cambiamenti epocali che stiamo vivendo, non solo a livello interno, ma anche a livello europeo ed internazionale. Le sfide del 2016, per passare dal piano dell’affermazione dei diritti a quello della loro attuazione, sono state tante: alcune hanno registrato passi in avanti significativi, altre rimangono aperte».
Lei è Garante da poco più di un anno, questa è la prima relazione che presenta. All’inizio del suo mandato aveva parlato di apertura, dialogo, ascolto: ha ascoltato e… cosa ha raccolto? Qual è oggi la situazione dei bambini e degli adolescenti in Italia?
Ho ascoltato e lavorato molto sulle reti, a cominciare dalla Conferenza nazionale per la garanzia dei diritti, che riunisce i garanti regionali e provinciali e che ha approvato le prime linee guida per la gestione delle segnalazioni e che avrà un ruolo crescente e rilevante alla luce nuovi compiti assegnati dalla legge sui minori non accompagnati approvata il 29 marzo scorso. Poi ci sono le reti interistituzionali, nel 2016 l’Autorità Garante è entrata in due Osservatori, quello sulla famiglia e quello per il contrasto della pedofilia, con la qualifica di interventore permanente. E le reti con le associazioni, a dicembre 2016 ho ricostituito la Consulta nazionale delle associazioni e delle organizzazioni preposte alla promozione e alla tutela dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che sta lavorando su tre tavoli, il disagio psicopatologico negli adolescenti, la continuità degli affetti nell’affido familiare e la tutela dei minori nel mondo della comunicazione. L’ascolto è fondamentale per intercettare le criticità dai territori, l’Autorità non ha ramificazioni sul territorio, la mia modalità per intercettare le situazioni di criticità non possono prescindere dagli altri, ovviamente i Garanti regionali ma anche le associazioni e i soggetti privati con cui mi sono interfacciata.
Quali sono le criticità emerse?
Sono tante, la Relazione infatti è imperniata sulla sfida dell’uguaglianza. Ne ho parlato in Parlamento anche tramite alcuni passaggi di racconti fatti dai ragazzi: l’uguaglianza era un principio per noi in Italia, il nostro Paese è stato un faro sul fronte dei diritti, sembrava un dato acquisito. Invece l’uguaglianza è diventata una drammatica sfida, perché anche un dritto che ritenevamo facesse parte del nostro patrimonio culturale è tornato una sfida attuale.
L’uguaglianza era un principio per noi in Italia, il nostro Paese è stato un faro sul fronte dei diritti, sembrava un dato acquisito. Invece l’uguaglianza è diventata una drammatica sfida, perché anche un dritto che ritenevamo facesse parte del nostro patrimonio culturale è tornato una sfida attuale.
I bambini in Italia non sono tutti uguali?
Sul piano dell’affermazione dei diritti sono tutti uguali, ma un conto è l’affermazione dei diritti, un altro è l’attuazione di questi diritti. La distanza è nell’attuazione e ci sono situazioni in cui questa discrepanza è particolarmente evidente, pensi ai minori migranti. Io sono Garante di tutti, non solo dei bambini italiani o di quelli che risiedono in Italia, lo ricordo: sono Garante di tutti quelli che sono presenti in Italia, a qualunque titolo. I bambini non sono tutti uguali perché ce ne sono alcuni per cui devono essere ancora in concreto attuati i diritti. Penso ai minori migranti, a quelli in povertà, ai ragazzi in uscita da percorsi di protezione che non hanno le stesse opportunità di studio dei coetanei, che devono affrontare a 18 anni un percorso di autonomia che i loro coetanei a 18 anni non hanno come problema. Ma il problema si pone anche per i bambini e ragazzi vittime di violenza: ci sono le nuove declinazioni della violenza sul web ma sono anche tornati fenomeni antichi come la tratta, per tutti loro c’è il problema di come assicurare una vita libera dalla violenza. Questo è un punto specifico e qualificante della Terza Strategia del Consiglio d’Europa per il 2016-2021, assicurare ai bambini una vita libera dalla violenza.
Da poco l’Italia ha una legge quadro per l’accoglienza dei minori non accompagnati…
Questi bambini e ragazzi sono già “uguali” ai loro coetanei e tuttavia la realtà dei fatti ci costringe a pensare agli strumenti attraverso i quali garantire loro un’effettiva uguaglianza, quella a cui hanno assolutamente diritto: un’accoglienza adeguata, la tutela da parte di adulti responsabili, l’educazione, l’istruzione, la salute, opportunità formative, tutti presupposti per una reale integrazione e inclusione sociale. Strumenti che noi abbiamo il dovere di assicurare, perché sia effettivamente una risorsa ciò che taluni percepiscono come problema.
Il tutore volontario per i minori non accompagnati è un modello di cittadinanza attiva e di genitorialità sociale, è ovvio che daranno disponibilità le persone che hanno una vocazione a investire in questo. Noi auspichiamo che questo sia un modello percorribile, ma non è detto che lo sarà.
Con la legge 47/2017 nasce la figura del tutore volontario per i minori stranieri non accompagnati. Gli albi dovranno essere istituiti entro il 6 agosto 2017. A fine maggio l’Autorità Garante ha presentato le Linee Guida per le candidature e la formazione dei volontari e nei giorni scorsi in Lombardia il garante regionale, i Tribunali dei minorenni di Milano e Brescia nonché tutti i Tribunali ordinari della Lombardia hanno firmato un Protocollo d’Intesa per creare questo albo e formare i volontari, circa mille solo in Lombardia. Quanti tutori servono in Italia?
La legge parla di un tutore volontario per ogni minore, una restrizione forse eccessiva: poiché in Italia sono presenti 17.373 minori non accompagnati, potrebbero servire fino a 17mila e più tutori. Il tutore non si limita a esercitare la responsabilità genitoriale ma si prende cura del minore, dei suoi desideri, bisogni, costruisce insieme a lui un percorso… questo è possibile solo se c’è un rapporto di uno a uno o quasi, magari di un tutore con due o tre ragazzi. Ovviamente c’è un enorme lavoro da fare per sensibilizzare gli uffici giudiziari e i privati cittadini: non c’è una esenzione dal lavoro né un rimborso spese, il minore potrebbe essere anche lontano dal luogo in cui vive il tutore… È un modello di cittadinanza attiva e di genitorialità sociale, è ovvio che daranno disponibilità le persone che hanno una vocazione a investire in questo. Noi auspichiamo che questo sia un modello percorribile ma non è detto che lo sarà. L'Autorità Garante ha condotto un’indagine con il Ministero della Giustizia sulla figura del tutore legale in Italia. La figura del tutore in origine nasce per tutelare il patrimonio degli orfani, ora la sfida è utilizzare lo stesso istituto per adolescenti che orfani non sono e che non hanno un patrimonio da tutelare. Il tutore volontario privato per i minori non accompagnati è già stato sperimentato in alcune regioni, ma l’indagine dimostra che fino ad oggi è stato scarsamente utilizzato, nei fatti è stato preferito il modello della tutela pubblica, ovvero il sindaco o un avvocato. Ripeto, è un nuovo modello di cittadinanza attiva e di genitorialità sociale, è da vedere se questo modello verrà implementato. I privati cittadini che manifesteranno la loro disponibilità come tutori dovranno essere formati, non ci si può improvvisare, è un compito delicato. Sarà poi necessario anche avviare un monitoraggio capillare. Questa nostra attività è stata menzionata come unica nota positiva dal Rappresentante speciale del Segretario generale del Consiglio d'Europa per le migrazioni e i rifugiati, l'Ambasciatore Tomáš Boček nel report di marzo 2017 sul sistema di accoglienza italiano, report fortemente critico riguardo al resto. Le nostre sono Linee guida che potranno essere implementate, riviste sui territori, naturalmente cercheremo una tendenziale uniformità, anche per portare un contributo unitario all’European Network for Guardenship Institutions.
L’altra fascia di bambini e ragazzi per cui l’uguaglianza concretamente non c’è sono quelli che vivono in povertà. Sappiamo che sono moltissimi in Italia, 1 milione 131mila minori in povertà assoluta. Su questo sono nate diverse misure, penso in particolare al ReI e al Fondo di contrasto della povertà minorile: è abbastanza?
Le misure sono dei passi in avanti, ma il nostro compito è monitorare come verranno effettivamente attuate le misure. Sul ReI evidenzio fin da ora che è una misura che ha bisogno di una rete di servizi sul territorio, per la presa in carico: oggi questo è assolutamente un punto critico, mi senti di evidenziarlo fin da ora. Invece rispetto al fondo sulla povertà educativa siamo cercando forme strutturate di dialogo con il comitato di indirizzo strategico, il nostro compito è monitorare l’implementazione dei progetti, per essere certi che garantiscano un sistema educativo e di qualità fin dalla primissima infanzia.
Lei ha fatto dei forti appelli in questi mesi contro la soppressione dei Tribunali per i Minorenni. Che riscontri ha avuto?
Questo tema l’ho citato fra i provvedimenti normativi sospesi, insieme alla legge sulla cittadinanza, che è un’altra delle sfide all’uguaglianza, dal momento che la situazione attuale introduce discriminazioni fra bambini e ragazzi che vivono nello stesso Paese ma hanno uno status diverso a seconda dell’origine dei genitori. Tra le leggi in attesa c’è la riforma del processo civile, nella parte in cui prevede l’eliminazione dei tribunali dei minorenni: in questo momento, con la povertà in crescita, con tanti bambini migranti e con il disagio che assume nuove manifestazioni, bisogno investire in una giurisdizione dedicata specializzata ed esclusiva, sarebbe un errore smantellare tribunali dei minorenni e abbandonare un modello di cui tutti riconoscono l’eccellenza.
Foto di copertina Ben White / Unsplash
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