Di fronte al verificarsi di episodi sempre più cruenti e immotivati, di fronte ad una società che sempre meno valuta le conseguenze dei comportamenti del singolo, di fronte alla liquefazione dei valori su cui si fonda il vivere civile, di fronte ai cambiamenti che il “progresso” ci impone, di fronte all’incapacità di produrre politiche pubbliche che abbiano a cuore il Bene comune, quello che posso certamente fare – e faccio ogni giorno – è non allinearmi.
Continuo a credere che #cambiamoilmondoapartiredanoi e già il fatto di non assuefarsi ai comportamenti altrui rappresenta un segnale di resistenza, non mi arrendo.
Avrei una domanda per i nostri Governanti, quelli italiani e quelli di altri Paesi, soprattutto di quelli che hanno o ambiscono di avere il controllo del mondo intero: potete almeno voi valutare le conseguenze dei vostri comportamenti?
Siamo passati da una “prima repubblica” dei “mafiosi”, ad una “seconda repubblica” dei “corrotti”, ad una “terza repubblica” degli “showman”.
Non so dirvi quale categoria sia più pericolosa, certamente l’ultima è la più imprevedibile. Ed è “vincente”, perché parla alla “pancia” degli uomini, li convince emotivamente e stravolge la realtà a proprio piacimento.
L’istigazione alla violenza, l’istigazione all’odio razziale, per quanto sostanzialmente non punibile, produce un effetto moltiplicatore ed imprevedibile, determina comportamenti progressivamente più intensi e gravi da parte di persone instabili.
Peraltro, molte informazioni sono “gestite” dai social network e sono incontrollabili.
Personalmente, non distinguo i ladri o gli omicidi in base al sesso, alla razza o alla religione.
Così come non distinguo le persone in base al sesso, alla razza o alla religione.
Penso invece che l’equilibrio sociale nasca soltanto se c’è l’equilibrio interiore e quest’ultimo può esserci soltanto se si basa sulla tolleranza, sulla pazienza, sulla carità, sull’amore.
“Non basta non fare il male, bisogna fare il bene”. “Dai, ci stai?”
Il Bene vincerà, ma dobbiamo esporci per la Vita, a partire da quella delle persone più fragili.
All’intolleranza contrappongo la prossimità, la capacità di costruire ponti di relazione e di conoscere prima di giudicare.
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