Non profit

Obama spinto ad agire sulle armi da una campagna con ricadute anche in Italia

di Diego Galli

Tra i provvedimenti presi da Barack Obama per regolamentare la vendita di armi da fuoco, uno riguarda la promozione delle “armi intelligenti”. Si tratta di tecnologie per la produzione di armi che consentono, ad esempio, il riconoscimento delle impronte digitali del proprietario prima di poter sparare.

Come scrive il Washington Post, “i sostenitori del controllo sulle armi hanno tentato di fare pressione su Obama sulle armi intelligenti. Alla fine dello scorso anno, un gruppo connesso con l’Industrial Areas Foundation, costituito da cittadini e leader religiosi, ha spedito una lettera al presidente Obama chiedendogli di raccogliere 20 milioni di dollari nella sviluppo delle armi intelligenti prima che per la sua libreria e fondazione presidenziale”.

Conferenza stampa dell’Industrial Areas Foundation di fronte alla Casa Bianca. Al centro il rabbino Joel Mosbacher

L’Industrial Areas Foundation, il più antico e grande network di community organizing, sta conducendo una delle campagne politiche più difficili per la cultura politica americana, quella per ridurre la violenza da armi da fuoco. Constatando la difficoltà di far approvare leggi che restringano la possibilità di detenzione di armi, ha individuato una strategia alternativa: utilizzare il potere d’acquisto dell’amministrazione pubblica per portare i produttori a modificare le proprie politiche industriali e lobbistiche.

Nell’ordine esecutivo in cui Obama chiede di investire sulle armi intelligenti si legge:

Il Governo federale ha un’opportunità unica di fare questo, dato che è il maggiore singolo acquirente di armi del Paese.

Nella lettera firmata da decine di leader religiosi di ogni confessione facenti capo all’Industrial Areas Foundation inviata ad Obama lo scorso aprile si legge:

Il settore pubblico negli Stati Uniti – l’esercito americano, i dipartimenti di polizia locale, e altre agenzie di pubblica sicurezza – può portare i produttori a modificare le proprie pratiche nei settori della scelta di rivenditori responsabili, della costruzione di armi più sicure e della collaborazione con le forze dell’ordine. Collettivamente, queste agenzie pubbliche acquistano il 40% delle armi e munizioni in America. Fino ad oggi, il settore pubblico – dalla Casa Bianca ai sindaci delle città, ai capi della polizia – ha tralasciato l’uso di questo potere. Chiediamo agli acquirenti di armi del settore pubblico di alzare la voce e utilizzare la leva del loro potere d’acquisto nel mercato delle armi da fuoco.

La campagna per la regolamentazione delle armi dell’Industrial Areas Foundation ha una denominazione biblica, “Do not stand idly by” («Non restare con le mani in mano mentre viene sparso il sangue del tuo prossimo» Levitico 19:16). Ad ora ha già ottenuto l’adesione di sindaci, capi di polizia, sceriffi, governatori e altri alti funzionari provenienti da 80 diverse giurisdizioni americane ed ha avuto il sostegno ufficiale della conferenza dei sindaci degli Stati Uniti (l’equivalente della nostra ANCI per intenderci).

Lo scorso ottobre, due leader religiosi della IAF, il vescovo battista di Baltimora Douglas Miles e il rabbino Joel Mosbacher del New Jersey, hanno tenuto una conferenza stampa di fronte alla Casa Bianca rivolgendosi ad Obama: “smetti di piagnucolare sul potere che non hai, e iniziare ad agire con il potere che hai”. Come racconta Sanford Horwitt sull’Huffington Post, a quell’azione è seguito un incontro di una delegazione della IAF con il capo del personale dell’assistente del presidente alla Casa Bianca, Valerie Jarrett.

La campagna della IAF ha un risvolto anche italiano. La nostra Beretta infatti è, insieme alle europee Glock e SIG Sauer, tra i più grandi fornitori della polizia e dell’esercito americani, ma anche tra le più usate dalla criminalità. Due anni fa grazie all’Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia una delegazione IAF guidata proprio dal vescovo Douglas Miles della Chiesa Battista di Baltimora arrivò a Brescia fin dentro gli uffici della Beretta per consegnare una lettera in cui si chiedeva un incontro ai proprietari di uno dei maggiori esportatori di armi leggere verso gli USA. La lettera è ancora senza risposta.

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