Famiglia

Il razzismo sulla pelle dei nostri figli

di Paola Crestani

Sta diventando virale in queste ore sui social la lettera di una mamma adottiva a Salvini in cui parla delle conseguenze del razzismo sui suoi figli provenienti dall’Africa.

E’ un’esperienza che molti di noi genitori adottivi (e siamo davvero tanti!) stiamo vivendo da tempo e di cui avevo parlato in un’intervista a Vita di qualche mese fa. I toni della campagna elettorale, purtroppo, non hanno fatto che peggiorare la situazione.

Forse gli esponenti politici che continuano a fomentare un razzismo crescente per cercare di raccogliere più consensi con lo strumento della paura per il diverso, non si sono resi conto che non si tratta solo di prendersela con “gli altri”, ma si toccano i sentimenti e gli interessi di famiglie italiane e di figli italiani.

E forse non si sono nemmeno resi conto che quando parlano del pericolo di “sostituzione etnica”, come ho sentito fare a qualcuno di loro, non fanno altro che rappresentare con un’orribile espressione proprio quello che succede con l’adozione internazionale: nelle nostre famiglie –italiane – vengono accolti dei bambini che provengono da Paesi diversi e che hanno caratteristiche somatiche spesso differenti dalle nostre ma che diventano a tutti gli effetti figli ed italiani. Sono i nostri figli, come e più che se li avessimo partoriti noi.

Posso testimoniarlo in prima persona, essendo madre di tre figli -due biologici, come si usa dire, ed una adottata – e so bene che non esiste alcuna differenza rispetto al legame e all’amore che ho per ciascuno di loro.

Però mia figlia è di colore, e anche lei soffre sempre di più della discriminazione a cui l’ondata crescente di razzismo sottopone tutti coloro che non sono considerati “tipicamente italiani”.

Lo vedo dallo sguardo di disprezzo con cui alcuni la guardano in metropolitana, dalla difficoltà nel trovare lavoro, dalla diffidenza con cui le persone le si rivolgono, se proprio devono.

Non riferisco gli epiteti che ho ascoltato rivolgerle perché non uso scrivere parole volgari (e poi magari Facebook mi blocca!), ma penso che tutti possiate immaginarli, tenendo conto per di più che si tratta di una femmina.

Ma più di tutto mi preoccupa il fatto che mia figlia possa essere vittima di qualche imbecille o squilibrato che, come successo a Macerata, ritiene lecito e giustificato sparare addosso ad una persona solo perché non ha la pelle bianca.

Chiunque soffi sul fuoco del razzismo e dell’intolleranza mette in pericolo la vita e la sicurezza dei nostri figli ed io, come qualsiasi mamma del mondo, non sono disposta a permetterlo.

Dai politici invece mi aspetto che difendano la vita e la serenità dei nostri figli e che facciano proposte serie e costruttive per migliorare la situazione di tutti gli italiani.

Magari potrebbero prendere esempio proprio dalle famiglie adottive che sperimentano nella quotidianità che è possibile costruire una società solidale, aperta ed inclusiva, attenta ai bisogni di ciascuno, dove l’accoglienza è una risorsa per tutti e la diversità è una ricchezza.

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