Stando ai dati del prestigioso Stockholm International Peace Research Institute, tra il 2015 e il 2016 le spese militari in Italia sono cresciute dell’ 11%. Un dato sostanzialmente confermato anche dalla NATO che attribuisce alla spesa pubblica dello stato italiano un rialzo del 10.63%.
A fronte di un incremento su scala mondiale dello 0,4%, e di un più 2.6% in Europa, il nostro Paese ha registrato uno degli incrementi più significativi della sua storia recente. Nel bel mezzo del misero frastuono degli avvicendamenti al Governo e alla segreteria del Partito Democratico, delle eclatanti dichiarazioni dello stato di crisi economica in cui verte il Paese, degli accorati appelli alla comprensione verso i sacrifici ancora una volta richiesti ai cittadini, degli impegni reiterati e mai onorati di investire risorse nella grande piaga italiana della disoccupazione, dei lamenti per le risorse necessarie all'accoglienza dei migranti, resta il fatto che tre successivi governi di centro sinistra hanno avvallato un dispendio di denaro pubblico per la spesa militare. Così come il Premio nobel per la pace Barack Obama che nello stesso periodo ha pensato bene di aumentare le spese per le armi degli USA dell’1.7%, i nostri ultimi governi “progressisti” una volta tanto hanno pensato bene di primeggiare a livello mondiale.
Ciò che stride ancor di più, è la contemporaneità delle recenti posizioni pubblicamente assunte dal Governo del nostro Paese a fronte dell’escalation delle minacce di guerra a livello internazionale e di quelle formalizzate in sede di Nazioni Unite nel corso dell’ultima sessione della Commissione per il disarmo e la messa al bando delle armi nucleari dove si è schierato tra i Paesi più favorevoli alla adozione di una risoluzione vincolante che metta fine alla produzione e al commercio degli ordigni di morte.
Contraddizioni così lampanti e fatti di tale gravità non devono passare sotto silenzio e le nostre intelligenze non possono essere narcotizzate dai fumogeni di discussioni leziose interessanti solo per quelle preoccupate di garantirsi una rendita per le prossime scadenze elettorali ed eventualmente per la propria vecchiaia.
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