Politica
Ucraina: dopo 100 giorni abbiamo girato la testa altrove. Una proposta
Ci siamo ormai assuefatti all’orrore quotidiano che si consuma sul corpo e nell’anima dell’Ucraina, arrivati ormai al 100° giorno di guerra, dobbiamo dircelo, abbiamo voltato la testa da un’altra parte, stufi, impotenti, confusi. Ormai anche per noi, la crudelissima e oscena invasione russa dell’Ucraina è diventata un’Operazione speciale di cui seguiamo avanzamenti e arretramenti sulle cartine nel web e che affoghiamo nelle altrettanto oscene chiacchiere dei talk show nostrani che scandalizzano mezza Europa.
Bucha, Irpin, Borodianka e le loro fosse comuni sono già archiviate, i missili sulle abitazioni civili anche, il martirio di Mariupol e le devastazioni ovunque, pure. Chi se ne frega poi, se sul terreno e sulla testa degli ucraini, vecchi, donne e bambini, vengono usate bombe a grappolo persino per colpire asili e ospedali o bombe termobariche (nella foto), anche chiamate bombe a vuoto perché risucchiano l'ossigeno dall'aria circostante per generare un'esplosione molto potente, con un'onda d'urto che all'istante dilania gli organi interni di tutti i presenti e produce effetti altamente distruttivi.
È solo di due giorni fa la macabra scoperta dei cadaveri di ucraini ammassati in un supermercato di Mariupol, un’oscenità che Domenico Quirico ha commentato così: “Ogni guerra non inventa il mistero del male, ne rende ogni volta il suo linguaggio più lancinante. Ma la barbarie sui cadaveri ammassati a Mariupol mina le condizioni stesse della esistenza umana”. Poche ore fa la procuratrice generale ucraina, Iryna Venediktova, intervenendo alla conferenza stampa organizzata da Eurojust insieme all’Ufficio del procuratore della Corte penale internazionale (Cpi), ha detto che «Circa 200-300 crimini di guerra vengono compiuti ogni giorno» in Ucraina».
A Severodonetsk una delle più importanti città del Donbass i russi hanno accerchiato la città. Tra gli effetti collaterali gli spari soliti (sic) sulla popolazione civile e su chi porta i soccorsi. Tra loro Frédéric Leclerc-Imhoff, giornalista francese di Bmftv, dall’inizio della guerra in Ucraina sono morti almeno 23 giornalisti che avevano l’unica colpa di voler documentare gli orrori sul terreno per provare a togliere parola ai frequentatori di talk e pifferai della propaganda russa. Rendere difficile documentare la guerra è una strategia portata avanti con metodo: i giornalisti sono stati ostacolati sia in Russia da una ulteriore stretta repressiva, sia nei territori ucraini invasi diventando bersagli: è così per ogni guerra.
«Il reporter è rimasto ucciso su un mezzo di evacuazione di civili vicino alla città dopo che la scheggia di una granata lo ha colpito al collo», si legge in un post su Telegram della polizia locale. Poi, in rete, subito postate le immagini che mostrano il suo corpo a terra a fianco di un veicolo, indosso il giubbetto anti proiettile, il casco e la pettorina con la scritta press. «Era andato con un gruppo di volontari che avevano da poco ricevuto un pulmino rinforzato dalla Gran Bretagna per mettere in salvo i civili». Il tutto mentre 1.500 abitanti sono stati uccisi o sono morti per carenza di farmaci, dall'inizio della guerra. Un'altra Mariupol, da cui «è impossibile uscire», raccontano i volontari di Tato, ong di Kramatorsk che sottolineano come anche soccorrere i feriti è rischioso. Perché – spiega ancora Gaidai della ong – «i soldati russi sparano sulle auto di medici volontari. E la macchina dei tre medici è stata ritrovata, danneggiata dai colpi, ma di loro nessuna traccia».
Giustamente Valigia blu (il blog collettivo) nota: “Manca l’idea che il popolo ucraino stia lottando per non essere cancellato dall’invasore: manca la consapevolezza di una strategia disumana che passa o passerà per il massacro, la propaganda martellante, l’imposizione di programmi scolastici dove la lingua e la prospettiva del Cremlino sono le uniche ammesse, la depredazione del patrimonio artistico. Per l’adozione in Russia dei bambini ucraini deportati o rapiti”.
Distruggere, Uccidere e Affamare è l’imperativo dell’autocrate Putin, affamare gli ucraini e affamare il mondo. Colpendo con missili le scorte dei civili sfollati nel Paese e sequestrando il grano del Donbass. Rubandolo, come ha rubato l’acciaio di Mariupol. lui non deve chiedere il permesso a nessuno, chi obietta va in galera. Punto.
Dopo il grano e l’acciao ora siamo di fronte ad un’escalation ancor più orribile, il grande furto dei bambini ucraini.
Due giorni fa il dittatore del Cremlino ha messo la sua firma sulla decisione forse più sfrontata: un «ukaze» (editto) per fare bottino di guerra anche dell’infanzia della nazione aggredita. Come scrive Fubini su Il Corriere della sera: “L’obiettivo è russificare a forza gli orfani e i minori strappati ai loro genitori in Ucraina, obbligarli a un giuramento di adesione e fedeltà al regime che ha distrutto le loro famiglie, dar loro nuove madri e padri schierati con l’esercito che sta oggi devastando le loro terre. L’intenzione dell’ukaze di Putin è fare dei piccoli ucraini senza più genitori — migliaia di loro nelle regioni sottomesse — giovani russi che in futuro potranno unirsi all’esercito di Mosca. Anche per questo l’invasore porta via tutto ciò che può, finché può, mentre ancora la guerra infuria”.
Quando torneremo a guardare queste atrocità per quel che sono? E se possibile a scandalizzarci e a prendere l’iniziativa. Una nuova iniziativa che non sia l’invio di armi? Il Progetto Mean è una proposta concreta, aderite!
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