Politica

La lezione di Solzenicyn

di Riccardo Bonacina

No, scusatemi, ma non si può archiviare la scomparsa di Solzenicyn con riflessioni storico-letterarie e come l’ennesima occasione di polemica politica nostrana sugli imbarazzati silenzi, o le frasi di circostanza, della sinistra nostrana che ha perso l’ennesima occasione per riflettere sul suo passato e sul suo futuro. È impressionante per chi come me è stato all’estero nelle scorse settimane vedere la differenza tra come la stampa italiana ha parlato di Solzenicyn dopo la sua morte il 3 agosto scorso, e come sia stata invece trattata sulla stampa estera. E non solo in Francia, dove Arcipelago Gulag, uscito a Parigi per la prima volta nel 1973, cambiò connotati e identità della sinistra, ma anche in Gran Bretagna (si veda il numero dell’Economist di settimana scorsa) o negli Usa.

Aleksandr Isaevic Solzenicyn non solo ci svelò i gulag e gli orrori del socialismo reale, ma riuscì a nominare la malattia che sta all’origine di ogni totalitarismo, feroce o dolce che sia. Ci insegnò quale sia lo spazio della libertà e della responsabilità personale rispetto ad ogni ideologia, sia quella comunista che quella consumista. La sua è una lezione da non liquidare per capire di più cosa sta succendo in Russia e cosa sta succedendo a noi, perciò vi propongo tre sue pagine.

Aleksandr SOLZENICYN, Arcipelago Gulag, Mondadori, Milano 1999, 3 voll.
Per fare del male l’uomo deve prima sentirlo come bene o come una legittima, assennata azione. La natura dell’uomo è, per fortuna, tale che egli sente il bisogno di cercare una GIUSTIFICAZIONE delle proprie azioni. Le giustificazioni di Macbeth erano fragili e il rimorso lo uccise. Ma anche Jago è un agnellino: la fantasia e le forze spirituali dei malvagi shakespeariani si limitavano a una decina di cadaveri: perchè mancavano di ideologia.

L’ideologia! è lei che offre la giustificazione del male che cerchiamo e la duratura fermezzza occorrente al malvagio. Occorre la teoria sociale che permette di giustificarci di fronte a noi stessi e agli altri, di ascoltare, non rimproveri, non maledizioni, ma lodi e omaggi. Così gli inquisitori si facevano forti con il cristianesimo, i conquistatori con la glorificazione della patria, i colonizzatori con la civilizzazione, i nazisti con la razza, i giacobini (vecchi e nuovi) con l’uguaglianza, la fraternità, la felicità delle future generazioni.

Aleksandr SOLZENICYN, Un Mondo in frantumi, Harward 1978 La vita garantita dalla legge. In conformità ai propri obiettivi la società occidentale ha scelto la forma dell’esistenza che le era più comoda e che definirei giuridica. I limiti (molto larghi) dei diritti e del buon diritto di ogni uomo sono definiti dal sistema delle leggi. A forza di attenersi a queste leggi, di muoversi al loro interno e di destreggiarsi nel loro fitto ordito, gli occidentali hanno acquisito in materia una grande e salda perizia. (Ma le leggi restano comunque così complesse che il semplice cittadino non è in grado di raccapezzarcisi senza l’aiuto di uno specialista). Ogni conflitto riceve una soluzione giuridica, e questa viene considerata la più elevata. Se un uomo si trova giuridicamente nel proprio diritto, non si può chiedergli niente di più. Provategli a dirgli, dopo la suprema sanzione giuridica, che non ha completamente ragione, provatevi a consigliargli di limitare da se stesso le sue esigenze e a rinunciare a quello che gli spetta di diritto, provatevi a chiedergli di affrontare un sacrificio o dio correre un rischio gratuito… vi guarderà come si guarda un idiota. L’autolimitazione liberamente accettata è una cosa che non si vede quasi mai: tutti praticano per contro l’autoespansione, condotta fino all’estrema capienza delle leggi, fino a che le cornici giuridiche cominciano a scricchiolare. (Giuridicamente, sono del tutto irreprensibili le compagnie petrolifere quando acquistano il brevetto di invenzione di una nuova forma di energia per impedirne l’utilizzazione. Giuridicamente sono irreprensibili coloro che avvelenano i prodotti alimentari per prolungarne la conservazione: il pubblico resta pur sempre libero di non acquistarne).
Io che ho passato tutta la mia vita sotto il comunismo affermo che una società dove non esiste una bilancia giuridica imparziale è una cosa orribile. nemmeno una società che dispone in tutto e per tutto solo della bilancia giuridica può dirsi veramente degna dell’uomo. Una società che si è installata sul terreno della legge, senza voler andare più in alto, utilizza solo debolmente le facoltà più elevate dell’uomo. Il diritto è troppo freddo e troppo informale per esercitare una influenza benefica sulla società. Quando tutta la vita è compenetrata dai rapporti giuridici, si determina un’atmosfera di mediocrità spirituale che soffoca i migliori slanci dell’uomo.
E contare di sostenere le prove che il secolo prepara reggendo solo sui soli puntelli giuridici sarà per l’innanzi sempre meno possibile.

Aleksandr SOLZENICYN, Vivere senza menzogna, febbraio 1974
Siamo a tal punto disumanizzati che per la modesta zuppa di oggi siamo disposti a sacrificare qualunque principio, la nostra anima, tutti gli sforzi di chi ci ha preceduto, ogni possibilità per i posteri, per l’ambiente, per migliori condizioni sociali, non c’è niente da fare, l’esistenza determina la coscienza, noi cosa c’entriamo, non possiamo far nulla. Invece no, possiamo tutto! Non è affatto colpa loro, è colpa nostra, soltanto nostra! (…) Ed invece è proprio qui ora che si trova la chiave della nostra liberazione, una chiave che abbiamo trascurato e che pure è tanto semplice ed accessibile: il rifiuto di parteciare personalmente alla menzogna. Anche se la menzogna ricopre ogni cosa, anche se domina dappertutto, su un punto siamo inflessibili: che non domini con la mia collaborazione! E’ questa la breccia nel presunto circolo vizioso della nostra inazione:la breccia più facile da realizzare per noi ,la più distruttiva per la menzogna.

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