E’ ufficialmente partita la sfida per limitare la plastica monouso in Europa. Il Consiglio Ue ha dato il via libera formale alla Direttiva che vieta dal 2021 oggetti in plastica monouso come piatti, posate, cannucce, aste per palloncini, contenitori per alimenti in polistirene espanso (ma non bicchieri), anche se prodotti in bioplastica o biodegradabili. Spetta ora ai Governi nazionali applicare la Direttiva.
Si stima che in Italia ognuno di noi consumi ogni anno in media quasi 2 chili di posate, piatti, bicchieri e cannucce monouso in plastica, oggetti che andrebbero fortemente ridotti e sempre avviati alla raccolta differenziata visto che oltre l’70% dei rifiuti marini è costituito da plastica, secondo i dati della Commissione Europea.
L’Italia ha adottato dei provvedimenti per la sostituzione, più che la riduzione, della plastica decidendo di privilegiare i materiali biodegradabili e compostabili, ad esempio vietando fin dal gennaio 2019 i cotton fioc con il bastoncino in plastica, sostituendoli con materiale biodegradabile. Già dall’inizio del 2018 invece i sacchetti monouso per ortofrutta e per la spesa possono essere prodotti e commercializzati solo se biodegradabili e compostabili.
Per quanto riguarda le bottiglie in plastica l’Europa non ha previsto il divieto di utilizzo.
Con la decisione del 21 maggio gli Stati europei si sono impegnati a raggiungere il 90% entro il 2029 di raccolta differenziata di bottiglie di plastica. Le bottiglie inoltre dovranno avere un contenuto riciclato di almeno il 25% entro il 2025 e di almeno il 30% entro il 2030.
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L’Italia è il primo consumatore in Europa e secondo al mondo per utilizzo di acqua imbottigliata.
Nel 2018 secondo Mineracqua abbiamo utilizzato in media 221 litri a testa di acqua imbottigliata (un litro in meno rispetto al 2017). Secondo il dossier Acque in bottiglia 2018 di Legambiente e Altraeconomia, il 90-95% delle acque in bottiglia viene imbottigliato nella plastica, il resto in vetro. Stando ai dati sulla produzione delle acque minerali il rapporto stima che nel nostro Paese ogni anno vengano utilizzate tra i 7,2 e gli 8,4 miliardi di bottiglie di plastica. Più del 90% delle plastiche prodotte derivano da materie prime fossili vergini e l’80% dell’acqua imbottigliata in Italia viene trasportata su gomma in regioni diverse da quella di imbottigliamento, facile quindi prevedere come l’impatto ambientale di tutta la filiera sia altissimo.
Il Ministero dell’Ambiente ha avviato nel 2018 su base sperimentale, volontaria e su cauzione, un sistema di vuoto a rendere per le bottiglie di plastica e vetro per ridurre la produzione di imballaggi e il recupero di quelli usati. Secondo Legambiente che ha stilato il rapporto Acque in bottiglia 2018 è importante che si arrivi a una legge vincolante che introduca il vuoto a rendere.
Nel resto d’Europa la situazione è differente: In Germania, ad esempio, il vuoto a rendere (PFAND) è regolamentato sin dal 1991, in Danimarca è obbligatorio quello delle bottiglie di vetro e in Norvegia è applicato anche alle lattine, e sono molti gli esempi che ci giungono anche da altri Paesi europei. È stimato che applicando il sistema del vuoto a rendere, l’ammontare dei rifiuti è ridotto del 96% per il vetro e dell’80% per la plastica, e che il riuso per 20 volte di una bottiglia di vetro comporta un risparmio energetico anche del 76,91%.
Sperando che si arrivi presto a questa decisione alcune iniziative per ridurre l’uso di bottiglie usa e getta sono state avviate da parte di amministrazioni locali, istituzioni, tra cui:
Ministeri: il Ministero dell'Ambiente e poi quello degli Esteri, comprese le ambasciate, si sono dotati dalla fine del 2018 di una politica per ridurre l'uso di bottiglie di plastica negli uffici e nelle mense.
Università: Grazie al protocollo d’intesa firmato congiuntamente da Marevivo, Conferenza dei Rettori delle Università italiane, Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Scienze del Mare (CoNISMa) e siglato dal sottosegretario di Stato all’Ambiente gli atenei italiani si sono impegnati a dire addio alla plastica usa e getta, sensibilizzando alla tutela ambientale e favorendo l’eliminazione della plastica monouso. Il protocollo prevede l’installazione di dispenser di acqua, senza bicchieri di plastica, e la relativa distribuzione di borracce. Le macchinette per il caffè verranno installate con l’opzione del bicchieri in carta oppure “senza erogazione del bicchiere”, favorendo in questo modo l’utilizzo di tazze personali lavabili. Inoltre nelle future gare d’appalto per i servizi di ristorazione universitaria saranno previsti criteri premiali per chi abbandona l’utilizzo di plastica monouso.
Milano: è partita la campagna #PlasticFree portata avanti dal Comune in collaborazione con Legambiente Lombardia e Confcommercio. Al momento ci sono alcune decine di esercizi commerciali, rigorosamente all’interno dei confini della sola Città, che hanno dichiarato di proporre ai clienti le caraffe con l’acqua del rubinetto o altri sistemi per eliminare la plastica mono-uso, segnalati sulla mappa in continuo aggiornamento.
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