Sostenibilità

Italia leader in Europa nella green economy

di Sara Bragonzi

In settori come le energie rinnovabili, il riciclo dei rifiuti speciali, le emissioni pro-capite nei trasporti e i prodotti agroalimentari di qualità certificata siamo al primo posto tra le principali economie europee (Germania, Regno Unito, Francia, Spagna) secondo i 16 indicatori chiave rilevati dalla ‘Relazione sullo stato della green economy 2016’ .

Eppure la percezione che il paese ha di se stesso e quella che proietta all’esterno è del tutto diversa.

Nel medagliere virtuale fra i cinque principali paesi europei l’Italia conquista ben 4 primi posti (nella quota di rinnovabili, nel riciclo dei rifiuti speciali, nelle emissioni pro-capite nei trasporti e nei prodotti agroalimentari di qualità certificata). Sono tre i secondi posti (efficienza energetica, nella produttività delle risorse e nell’agricoltura biologica). Con 1,4 milioni di ettari coltivati con criteri biologici, pari all’11,2% della superficie agricola utilizzata, ben superiore alla media europea, l’Italia si colloca infatti al secondo posto in Europa.

Cinque i terzi posti, in una posizione intermedia della classifica (nella riduzione dei gas serra dal 1990, nel riciclo dei rifiuti urbani, nell’eco-innovazione, nella estensione dei siti naturali tutelati, nel rapporto tra ferrovia e strada nel traffico merci terrestre). Tre quarti posti (nel miglioramento dell’efficienza energetica negli ultimi dieci anni, nella crescita delle rinnovabili negli ultimi tre anni e nel consumo di suolo). Per quanto riguarda il consumo di suolo, col 7% l’Italia è in una condizione peggiore della media europea che si ferma al 4,3%.

C’è un solo quinto posto, a causa della troppa crescita dei gas serra nel solo 2015 dopo anni di diminuzione, cosa questa preoccupante per il futuro e che richiede correzioni anche in vista dei maggiori impegni previsti dall’Accordo di Parigi sul clima che abbiamo ratificato.
Nel complesso l’Italia raggiunge il punteggio di 59/100, davanti alla Germania con 53, al Regno Unito con 50, alla Francia e alla Spagna con 48. L’Italia, relativamente ai 16 indicatori chiave delle tematiche strategiche della green economy, mostra quindi la migliore performance complessiva fra i cinque principali Paesi europei.

La green economy italiana dunque esprime già ora eccellenze a livello europeo che potrebbero trascinare investimenti e nuova occupazione, se adeguatamente promosse ed estese.
Nonostante questo è però estremamente sottostimata la percezione della green economy italiana a livello internazionale, secondo l’analisi comparata in ottanta Paesi nel mondo, realizzato dal centro di ricerca "Dual Citizen" di Washington DC e illustrata nella Relazione.
Il risultato complessivo della media ponderata delle diverse dimensioni della green economy analizzate mette il nostro paese in un discreto 15° posto fra gli 80 Paesi analizzati.

Ma rispetto a tutti gli altri grandi Paesi europei è estremamente più negativa la percezione che se ne ha a livello internazionale.
Precipitiamo infatti al 29° posto (addirittura al 68° per leadership e cambiamento climatico, contro una performance che colloca l’Italia al 32° posto della classifica mondiale). Come a dire che il potenziale green del Paese è buono, ma la sua valorizzazione molto scarsa.
L’Italia è l’unico grande Paese europeo che ha una percezione di gran lunga peggiore delle sue performance. La Germania al contrario viene percepita come la leader mondiale per le azioni di contrasto al cambiamento climatico mentre è al 36° posto.

Far conoscere dunque le buone pratiche in corso e le tante iniziative sul territorio che stanno già mettendo in atto i principio dell’economia circolare è una necessità che non possiamo più rimandare. Le notizie ambientali non andrebbero relegate ai sempre più frequenti disastri naturali.
Occorre valorizzare le eccellenze della green economy che ci sono ma vengono poco comunicate e imparare a fare squadra a livello di sistema paese, perché non è sufficiente ottenere risultati positivi solo a livello locale. Perché ‘Nulla ha potenzialità di sviluppo comparabili con quelle della green economy’ per usare le parole di Edo Ronchi Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.

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