Welfare

Rsa: cresce la bolletta, cala la qualità della cura

Continua la nostra inchiesta sul caro energia nelle strutture e nelle comunità per anziani. Franco Falorni è presidente della onlus Fondazione Casa Cardinal Maffi, che opera in Toscana: «L'anno scorso abbiamo speso 682.177 euro di gas ed energia elettrica, ma la stima per il 2022 è di arrivare a 1.460.423. A rimetterci non sono solo le nostre finanze, ma le persone. Per sopravvivere stiamo intaccando la capacità di innovare e di curare bene i pazienti»

di Luca Cereda

La onlus Fondazione Casa Cardinal Maffi è una delle migliaia di realtà del Terzo settore convenzionate con la sanità pubblica in Italia, che offre servizi sanitari e sociosanitari in regime residenziale, semiresidenziale e ambulatoriale per anziani, malati di Alzheimer o in stato vegetativo, disabili fisici e psichici. «La Fondazione ha 8 sedi operative in Toscana nelle province di Pisa, Livorno e Massa Carrara e in Liguria a La Spezia, con un totale di circa 500 posti e 20mila interventi riabilitativi all’anno possibili grazie a quasi 400 operatori sanitari. La nostra realtà ha compiuto quest’anno 75 anni e da allora puntiamo sull’impiegare al meglio il tempo del nostro personale nella cura e nel ben-vivere dei nostri ospiti, ma questo ha un costo. Stiamo rinnovando le nostre strutture e aprendone di nuove strutture, per la precisione 3, ma servono anche nuove tecnologie e tempo e investimenti per la formazione del personale», spiega Franco Falorni, presidente di Fondazione Casa Cardinal Maffi. Che aggiunge: «Già prima della pandemia eravamo con i bilanci in equilibrio precario tra la ricerca di metodi cura di qualità per gli ospiti e sopravvivenza economica. Un equilibrio delicato in cui si mette anche l’accesso al credito che pure per una realtà che vive al servizio della comunità da tre quarti di secolo come noi è complicato e farraginoso». Questa situazione, pur precaria, è stata in qualche modo preservata durante la pandemia, ma inizia a scricchiolare nel 2021 con un primo aumento del costo dell’energia che deflagra in questi mesi: «Le nostre strutture hanno speso l’anno scorso 682.177 euro di gas ed energia elettrica, ma la stima per il 2022, sulla base dei nove mesi già vissuti, è di arrivare a 1.460.423. E questo importao potrebbe ancora crescere. Si tratta di una forbice di aumento di 800mila euro. Per sopravvivere stiamo intaccando la capacità di innovare e di curare bene i pazienti».

Falorni sottolinea anche come ad oggi dal Ministero della Salute e dal welfare regionale non siano ancora arrivate comunicazioni in merito a come affrontare e gestire l’emergenza: «Né Toscana, né Liguria hanno fatto niente per aiutarci con il caro bollette. L’unica regione che abbiamo visto muoversi in tal senso riconoscendo un aumento delle tariffe per i costi delle strutture è la Lombardia. Ma di certo posso dire che c’è solo il fatto che abbiamo pagato le bollette».

È frustrante dover mettere in tavola cibo di minor qualità, dover “turnare” i professionisti con meno tempo per la cura degli ospiti, dover abbassare – dove la salute degli ospiti lo consente – il riscaldamento. Questa situazione non è dovuta a una presa in carico sbagliata o a errati investimenti. Non dipende da noi.

Fondazione Casa Cardinal Maffi come suo principale datore di lavoro ha le Asl dei territori in cui opera, quindi la sanità pubblica, eppure interventi e sostegni all’orizzonte non se ne vedono: «Respiro un senso di frustrazione nel dover mettere cibo di minor qualità in tavola, nel dover “turnare” i professionisti con meno tempo per la cura o nell’abbassare – dove la salute degli ospiti lo consente – il riscaldamento. La frustrazione deriva dal fatto che questa situazione non è dovuta ad un approccio alla presa in carico sbagliato che abbiamo come realtà del terzo settore o a errati investimenti. Non dipende da noi. Ecco perché ora servono impegni concreti presi dalla politica regionale e nazionale per garantire al privato sociale che gestisce strutture per anziani, disabili e malati di continuare a svolgere quel servizio indispensabile per le comunità che oggi, con il caro bollette, è invece a rischio».

Il pericolo di chiusura per la Fondazione al momento non c'è: «Abbiamo risorse per andare avanti almeno un altro anno», chiosa Falorni. Il prezzo però lo pagano le persone, gli ospiti e i lavoratori che vedono interrotto quel percorso che stavamo portando avanti di rivoluzione della relazione tra le persone fragili e chi di loro si prende cura, tra le persone fragili e la società civile. Vogliamo cambiare, non per sopravvivere ma per migliorare il servizio alla persona e alle sue fragilità: ma per farlo servono anche i soldi che ora mettiamo nelle bollette».

La nostra inchiesta sull'impatto del caro-energia sulle RSA ha toccato finora:

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