Non profit

400 milioni: il credito del Terzo settore con le casse pubbliche

La stima è del presidente di Terzjus, che ha recentemente presentato il rapporto 2022. Cosa fare con queste risorse che oggi sono tornate indistintamente nel bilancio dello Stato? Un Fondo per la Repubblica Solidale

di Luigi Bobba

“Una riforma in cammino”: questo il sottitolo del Terzjus Report 2022 presentato a Roma il 21 settembre. In tale faticoso e ancora troppo lento cammino, c'e' un dato poco conosciuto ma alquanto rilevante. Ci sono circa 250 milioni di euro che non sono state assegnati – dal 2017 ad oggi – agli Enti del Terzo settore. Come si arriva a questa cifra? Va ricordato che la riforma ha una dotazione annuale di 190 milioni che vengono ripartiti su diverse voci: risorse assegnate alle Regioni per la gestione del Registro unico, ai Csv per rafforzare i loro servizi, al potenziamento del Servizio civile e ad altri obiettivi della riforma. Ma, circa la metà di questo risorse – più di 90 milioni – , vanno a compensare i minori introiti nel bilancio dello Stato originati dalle norme promozionali del Codice del Terzo settore che assegnano vantaggi fiscali agli ETS, ai cittadini o alle imprese che fanno donazioni o, anche, a coloro che investono nelle nuove imprese sociali. Ebbene alcune di queste norme non sono ancora in vigore sia per il ritardo che i diversi Governi hanno accumulato nell'invio della notifica (delle norme prima richiamate) alla Commissione europea, sia per la lentezza nell'emanazione di alcuni decreti attuativi ( come per il “social bonus” entrato in vigore da pochi mesi). A cio' si aggiunga che le risorse del decreto del 2021 noto come “Ristori” e destinate agli ETS, sono state impegnate solo per il 25%: poco piu' di 50 milioni su 200.

Dunque , complessivamete esiste un “tesoretto” di circa 400 milioni di euro non assegnati agli ETS che sono ritornati nel bilancio dello Stato.

Cogliendo un suggerimento dell'ex presidente della Fondazione Cariplo – Giuseppe Guzzetti –, ho formulato una proposta , prima al Ministro del Lavoro Andrea Orlando, che ora intendo rilanciare a chi presumibilmente – Giorgia Meloni – guiderà il nuovo esecutivo e che ha, peraltro, rilasciato – pochi giorni prima del 25 settembre in un' intervista a Vita – dichiarazioni particolarmente impegnative sia per completare la riforma sia per sostenterne le norme piu' innovative.

La proposta e' semplice: analogamente a quanto e' stato fatto nello scorso anno in uno dei decreti emergenziali con l'introduzione di un “Fondo per la Repubblica digitale”, si dia vita – nella prossima legge di bilancio – ad un “ Fondo per la Repubblica solidale”, che abbia come dotazione di partenza proprio i 400 milioni non assegnati agli ETS. Allo stesso tempo si potrebbero chiamare in causa – come già avvenuto per il Fondo per la lotta alla povertà educativa minorile – le Fondazioni bancarie, attribuendo alle stesse un significativo credito di imposta sulle risorse che le stesse andrebbero a far confluire su tale fondo. Le finalità da assegnare allo stesso sono poche ma importanti: sostenere le piccole associazioni come presidio comunitario nei territori deprivilegati e faciltare l'inserimento al lavoro dei Neet. In sintesi, accompagnare quella “transizione sociale” che è altrettanto importante e decisiva quanto le transizioni ecologica e digitale; e dunque merita un qualificato sostegno da parte delle istituzioni. Se il nuovo Governo, vorrà riconoscere al Terzo settore un ruolo ne' marginale ne' semplicemente emergenziale, non ha che da imboccare questa strada. Un strada che porta a rafforzare il “terzo pilastro” delle noste comunità.

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