Politica

Rossi-Doria: «Quelle mappe sovrapposte di astensionismo ed esclusione sociale»

Marco Rossi-Doria: «Chi è escluso, non crede più da tempo che le sue pene e speranze siano oggetto di interesse per la politica. C’è un grandissimo compito che è quello di rappresentare i diritti e gli interessi di una costituency enorme che non ha voce e che oggi non ha collegamento con la politica»

di Sara De Carli

Dodici milioni di elettori che non si sono presentati all’appuntamento con le urne. Sei milioni di votanti in meno alla Camera rispetto al 2018 e quattro milioni in meno per il Senato, nonostante l’iniezione dei 18-25enni che per la prima volta potevano votare per scegliere chi mandare sugli scranni di Palazzo Madama. Record negativo dell'affluenza: 63,9%, nove punti in meno rispetto al 2018, con un calo ancora più netto al sud. Mentre le analisi del voto di You Trend raccontano in queste ore che nei comuni con un maggior numero di stranieri crescono i consensi per Fratelli d'Italia, calano quelli per il Movimento 5 Stelle o che le città con più laureati premiano maggiormente Partito Democratico e Az/Iv.

Marco Rossi Doria, maestro di strada e presidente di Con i Bambini, chi come lei si occupa di disuguaglianze e svantaggio, che lettura dà dei risultati delle urne?

Il dato da evidenziare è quello dell'astensionismo, poiché molta parte dell’astensione è coincidente con le aree di maggior povertà. Basta sovrapporre le mappe dell’astensione e quelle della povertà. Non tutto l’astensionismo, ma tanto è proprio lì.

Perché?

Chi è escluso, non crede più da molto tempo che la politica si occupi davvero di lui, né che le sue pene e speranze e pensieri siano oggetto di interesse per la politica. Il fatto che i partiti politici spesso dicano che bisogna tornare nei territori è di fatto un'ammissione che nei territori non ci stanno più.

Qual è adesso il compito?

Adesso c’è un enorme compito che è quello di rappresentare i diritti e gli interessi di una costituency enorme che non ha voce e che oggi non ha collegamento con la politica. Questo è un tema che riguarda tutta la società italiana, a destra e a sinistra, per farsi carico del risentimento sociale ed evitare la lotta tra poveri. Sono tanti temi che sono legati alla povertà, che è quella economica ma anche quella di non poter sviluppare appieno le potenzialità che ogni essere umano ha.

Rispetto ai bambini e alla povertà educativa?

L’agenda resta invariata rispetto a quella che come presidente di Con i Bambini dicevo due o cinque mesi fa.Chi è al governo si deve occupare di povertà educativa minorile multidimensionale, che è in crescita. Abbiamo la programmazione europea 2021/28, la Child Guarantee, il Pnrr che mette risorse su nidi e su dispersione scolastica… Ci sono delle strade tracciate ma l’applicazione può essere più o meno partecipativa, più o meno legata all’ascolto di chi fa cose nei territori.

L’auspicio è per un cambio di passo nella qualità della dimensione partecipativa e di coprogrammazione?

Come presidente di Con i Bambini, insieme a tanti altri, ho più volte auspicato questo cambio di passo, non solo perché vogliamo essere ascoltati perché abbiamo oggettivamente una ricchezza di idee e di proposte ma perché da decenni la ricerca afferma che l’efficacia e l’impatto dei finanziamenti per contrastare le disuguaglianze sono tanto più forti quanto più c’è la partecipazione dei soggetti beneficiari, ragazzini compresi. Queste sono le sfide.

Foto Unsplash

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