Politica

Mario Barbuto: «Sulla disabilità, il metodo sia quello dell’ascolto permanente»

Mario Barbuto, candidato con la Lega, risponde all'appello di Falabella (Fish) per impegni concreti: «Lavorerò perché sia istituito un organismo permanente di confronto istituzionale dove le Associazioni rappresentative della disabilità e invalidità possano partecipare, alla pari e non già come semplici ospiti»

di Mario Barbuto

I temi posti qualche giorno fa su Vita.it da Vincenzo Falabella, che illustrava il documento programmatico della FISH, ci interessano e ci coinvolgono come cittadini, come elettori e nel mio caso specifico anche come candidato di una forza politica che si propone per la guida del Governo nazionale.

Come cittadino, per tutta la vita ho portato su di me i segni e gli effetti di una disabilità grave come la cecità. Ho speso il mio impegno, nei limiti delle mie capacità, fino a presiedere, negli ultimi otto anni, l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti.

Come elettore ho sempre avvertito il disagio di dover affidare comunque il mio voto a un’altra persona perché il sistema non mi ha mai permesso di poter esprimere le mie volontà elettorali in autonomia, costringendomi sempre a farmi accompagnare in cabina da un assistente del quale, comunque, devo fidarmi per forza e al 100%. Al di là di questo aspetto sgradevole che va superato, il mio rilievo, sempre come elettore, riguarda un’attenzione quasi mai adeguata verso i temi della disabilità e dell’invalidità nei programmi dei partiti e dei movimenti. Ho chiesto più volte, soprattutto di recente, a tutte le forze politiche di aprire, spalancare le proprie sedi e le proprie liste elettorali alle persone con disabilità o a quanti sono impegnati a vario titolo nel settore: le famiglie, innanzitutto, gli operatori scolastici, sanitari, assistenziali, i caregivers, i volontari… Alle belle parole, purtroppo, quasi mai hanno corrisposto fatti concreti e atti ben evidenti di apertura e di attenzione, dunque gli invisibili rischiano ancora una volta di rimanere tali.

Nella Lega di Matteo Salvini ho riscontrato attenzione e ascolto in tempi non sospetti, da anni, con una sollecitudine che si è confermata anche in occasione di queste elezioni politiche, dove il Segretario ha voluto fortemente la mia candidatura per un collegio al Senato, non già perché io fossi garante della volontà elettorale di iscritti e associazioni (in cabina ognuno rappresenta se stesso), ma piuttosto per testimoniare i temi della disabilità e dell’invalidità, portare le diverse voci dei più fragili e dei meno tutelati direttamente nelle aule parlamentari e nelle stanze di Governo, operare là dove le leggi e i provvedimenti trovano forma e approvazione.

Proprio da qui desidero partire per rispondere alle istanze illustrate dall’amico Falabella. Credo infatti che il primo obiettivo di una politica diversa e più attenta sia proprio la volontà e la capacità di ascolto da parte delle istituzioni. Associazioni e Federazioni rappresentative della disabilità e dell’invalidità devono trovare udienza e attenzione proprio in quanto portatrici di problematiche e criticità diffuse, ma soprattutto di soluzioni e proposte che costituiscono la base di qualsiasi costruzione di piani, programmi, provvedimenti, progetti e interventi specifici. Il ministro alle disabilità Erika Stefani rappresenta un valido esempio di un metodo incentrato sull’ascolto e sul dialogo, attraverso il quale è stato possibile predisporre la legge-delega sull’accertamento delle condizioni di disabilità che, nonostante i ritmi serrati e i tempi ristrettissimi vissuti in quei mesi, ha consentito al Parlamento italiano di approvare un testo condiviso, votato all’unanimità, costruito con l’apporto determinante delle Federazioni delle associazioni di rappresentanza.

Da quel testo occorre partire, proprio perché da esso deriveranno nei prossimi mesi tutti i decreti attuativi che serviranno a conferire sostanza e operatività alle norme-quadro che il legislatore ha indicato con la legge-delega. Atti di Governo importanti che cambieranno l’esistenza quotidiana delle persone con disabilità nei prossimi anni e che modificheranno perfino gli scenari operativi entro i quali le prestazioni previste saranno erogate ai cittadini.

Ecco, come Lega e come coalizione di Centrodestra, noi siamo pronti ad assumere da subito un impegno formale e sostanziale con gli elettori, un patto di lealtà con il mondo della disabilità e invalidità perché quei decreti attuativi non vengano calati dall’alto, dalle fredde scrivanie delle burocrazie statali, ma siano formulati e scritti insieme alle Federazioni rappresentative di tutte le associazioni del settore. L’emanazione di quei decreti, infatti, riguarderà molti aspetti della vita di tutti noi, dalla scuola all’ambiente urbano, dalla mobilità libera e senza barriere alla predisposizione di piani individualizzati adatti alle specifiche esigenze che ognuno di noi esprime e che spesso sono dipendenti anche dalle condizioni ambientali, sociali, umane nelle quali ciascuno di noi vive. Senza dimenticare la cura particolare e gli interventi finalmente efficaci che meritano le persone in condizioni di disabilità plurima grave e gravissima e le loro famiglie che vivono spesso in un silenzio davvero assordante condizioni terribili nelle quali ciascuno si sente solo con se stesso, senza supporto, senza sostegno, senza una istituzione capace di ascoltare, comprendere, risolvere.

Noi condividiamo i principi e i valori espressi dalla convenzione delle nazioni Unite sui Diritti delle persone con disabilità, formulati nel 2006 e cioè oltre sedici anni fa. Noi assumiamo impegno a osservare quei principi e valori, ma desideriamo andare oltre la semplice, seppur fondamentale enunciazione. Vogliamo un sistema che sappia affrontare e risolvere i problemi dei cittadini qui e ora, attraverso un metodo, uno strumento e una verifica. Un sistema che sia innanzitutto rispettoso del lavoro e dell’apporto dei tanti, rimasti addirittura invisibili tra gli invisibili: i caregivers familiari in primo luogo, il cui lavoro prezioso abbiamo sentito troppo spesso esaltato a chiacchiere, ma mai tutelato e supportato con norme e misure concrete di sostegno e soprattutto con adeguate risorse finanziarie. Il ruolo del volontariato e il rispetto della dedizione di questi milioni di persone per le quali si spendono troppe parole di velluto e pressoché nulla in quanto ad atti normativi di sostegno.

Il metodo dovrà fondarsi sull’ascolto e sul coinvolgimento attivo delle Associazioni, attraverso momenti di confronto e decisione che coinvolgano davvero tutti. Lo strumento dovrà risultare capace di risolvere i problemi oggi e domani, non per le generazioni future. La verifica dovrà essere compiuta periodicamente, sulle politiche sviluppate e sui risultati concreti raggiunti, sempre insieme ai rappresentanti delle persone con disabilità espressi dalle Associazioni.

Per raggiungere gli obiettivi, lavorerò perché sia istituito un organismo permanente di confronto istituzionale dove le Associazioni rappresentative della disabilità e invalidità possano partecipare, alla pari e non già come semplici ospiti, al processo di formazione delle norme, di attuazione dei provvedimenti, di verifica dei risultati.

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