Politica

Le parole del sociale nei programmi dei partiti

Abbiamo analizzato i documenti elettorali di Pd, Azione-ItaliaViva, Centrodestra e M5s, alla ricerca delle parole cardine su sociale e sostenibilità. Non certo un'analisi scientifica ma certo un termometro per capire le sensibilità. Fra termini inflazionati e sostantivi scomparsi, viaggio nella lingua parlata dalla politica. Questa tornata elettorale, almeno dei programmi, celebra il funerale della parola “sussidiarietà”

di Giampaolo Cerri

Saranno pure “libri dei sogni”, i programmi elettorali, però da lì bisogna pur partire. Soprattutto in una tornata elettorale, quella del prossimo 25 settembre, che s’è materializzata improvvisamente, con l'improvvido affondamento di Mario Draghi e del suo esecutivo di larghe intese. Partire dai programmi per stabilire un perimetro su cui ragionare, se non si voglia inseguire Twitter e i suoi cartelli o, più spesso, le sue provocazioni.

Guardare i programmi è, d’altra parte, l’esercizio che i dirigenti del Terzo settore e del volontariato, svolgono con pazienza, a ogni scadenza elettorale. Nulla di messianico, appunto, ma giusto per capire se tanto impegno profuso durante la legislatura si è, in qualche modo, condensato in una pagina, in un pensiero, nel bullet point di una slide.

I programmi sono comunque dei testi e, come è d’uso, si può farne anche un’analisi linguistica assolutamente basica, individuando quanto spesso certi vocaboli ritornino. Nulla di scientifico, per carità, quasi un divertissement si potrebbe dire, anche perché sarebbe giusto ponderare in qualche modo i dati emersi almeno col numero totale delle parole utilizzate, ossia con la lunghezza dei testi. In ogni caso un sintomo, un segnale, un indice di una sensibilità.

Abbiamo analizzato il programma di Pd, del Terzo polo e del M5s, mentre per il centrodestra abbiamo preso in esame l’Accordo quadro dei quattro partiti o raggruppamenti (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Noi moderati), che poi provvederanno a rendere pubblici singoli programmi che si iscriveranno nella cornice più ampia. I documenti li trovate in allegato (in basso, dopo i tag dell'articolo, ndr).

Le parole che non ti ho detto

Cominciamo proprio da “Terzo settore”. A citare di più l’espressione che individua chi lavora senza fine di lucro è il Terzo polo, con 14 occorrenze (al tema dedica un capitolo), seguito dal Pd con nove. Distanziato il Centrodestra, una sola citazione, mentre il M5S lo salta proprio. Non meglio con “volontari” e “volontariato”: cinque volte il Pd, una i grillini, cinque i calendiani e zero il Centrodestra, mentre “non profit” viene citato solo dal Terzo polo, due volte. Primeggia invece su “ambiente” il programma dem, con 28 citazioni, seguito di nuovo da Carlo Calenda, con otto, quindi il Centrodestra con 3 e i grillini con quattro, un po’ a sorpresa, perché una stella delle cinque dello storico simbolo sarebbe dedicata al tema. Se si cerca la parola “clima”, Enrico Letta fa ancora la parte del leone (20), lasciando indietro, con una sola citazione Giorgia Meloni (e Matteo Salvini con Silvio Berlusconi), Giuseppe Conte (1) e Calenda (zero). La “classifica” non cambia se il tag diventa “sostenibilità”: Pd 35, Cdx 5, Terzo polo 3, M5s 2.

E sull’immigrazione, che pure sta scaldando la campagna di Lega e Fratelli d’Italia? Alla fine l’accordo quadro del Centrodestra registra solo quattro citazioni, contro le sette del Terzo polo e le sei del Pd. Zero del M5s, forse per allontanare il ricordo della stagione dell’esecutivo giallo-verde, con Luigi Di Maio a scagliarsi contro le ong “taxi del mare” e Danilo Toninelli, ministro delle Infrastrutture, pronto a chiudere i porti alle loro imbarcazioni, come richiesto da Matteo Salvini, ministro degli Interni. E la parola “cooperazione” che è un po’ speculare a “migrazioni” perché rappresenta l’aiuto concreto, solo il Pd e Centrodestra registrano citazioni, sei contro una, mentre tacciono gli altri.


Parlateci di bambini

Campagna per campagna, allora “parliamo di Bibbiano” come tambureggiò la Meloni, all’epoca della celeberrima inchiesta sugli “affidi illeciti”. Malgrado quella mobilitazione, il programma di Centrodestra non cita mai l’istituto dell’affido e peraltro lo stesso fanno Pd e Terzo polo. Un riferimento appare nel programma dei cinque stelle, sulla “necessità di cambiare la regolamentazione” peraltro in un paragrafo dedicato alla violenza sulle donne.

Su un tema contiguo, l’infanzia, tutta l’indignazione giudiziaria svanisce: zero rifermenti ai “bambini” nell’accordo di Centrodestra e due alla parole esatta “infanzia” (ma i programmi dei singoli partiti potrebbero dire di più, li vedremo nei prossimi giorni, ndr). Zero nell’una e nell’altra occorrenza per i pentastellati, mentre per Calenda ritorna una volta infanzia e cinque volte “bambini”. Meglio di tutti il Pd con sei citazioni per “infanzia” e sette per “bambini” (erano il doppio ma solo per l’abitudine di inserire sempre il maschile e il femminile). Provando con “famiglia” non cambia molto: Letta in questo sopravanza la Meloni e il centrodestra: sei citazioni contro tre, mentre Calenda fa registrare un riferimento e Conte zero. Su “giovani” e “giovanile”, altro evergreen delle ultime campagne elettorali, volano Terzo polo e Pd, con 29 citazioni ciascuno. Segue il Centrodestra, 17; maglia nera ai grillini con sette.

Quei vocaboli scomparsi

Si arriva poi alle parole scomparse. Già detto del buco nero per “Servizio civile”, di cui pure quest’anno si celebra il ventennale e che è, oltretutto, con oltre 40mila giovani in servizio in questo momento un’ossatura di tante attività pubbliche nei comuni oltre che del lavoro sociale associativa di cui beneficiano centinaia di migliaia di persone. Pressoché sparita le parole “dipendenze” e “droga”, malgrado più volte, nel corso dell’anno, si sia parlato di un’emergenza crescente. Il Pd fa un flebile riferimento in termini di “prevenzione dell’abuso di sostanze psicotiche”, il Terzo polo le salta, il M5s tace. Se ne occupa solo il programma del centrodestra, nel capitolo sicurezza, assicurando di combatterle “con ogni mezzo”.

Questa tornata elettorale, almeno dei programmi, celebra il funerale della parola “sussidiarietà”, un tempo cara al Non profit perché richiamava il principio di uno Stato che lasciasse ai cittadini in forma associata la libertà di rispondere ai bisogni. Nei programmi, la richiamano, una volta soltanto, il Terzo e polo e il Centrodestra, quest’ultimo, peraltro, in materia di associazionismo sportivo. Eppure, andando a Rimini al Meeting di Comunione e liberazione, la settimana scorsa, tutti i leader l’avevano usata, forse immaginandola cara all’uditorio. Forse un caso di captatio benevolentiae, dicevano i latini, i quali però ricordavano anche che verba volant ( le "parole volano", sebbene non conoscessero ancora Internet) mentre scripta manent, ossia gli scritti restano.

Per gli amanti delle classifiche, per fare i programmi ne sono state spese, complessivamente, 288 parole sociali. Nel dettaglio il Pd ne ha usate 160, 74 il Terzo polo, 39 il Centrodestra e solo 15 il M5s.

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