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A 30 anni dalle stragi del 1992, i giovani ripartono dall’antimafia dei territori

A 30 anni dalle stragi di mafia di Capaci e via D'Amelio, i giovani scendono nelle periferie decidendo di ripartire dalla “questione del meridione”. E, per commemorare questi due anniversari, dopo un corteo dedicato al giudice Giovanni Falcone e un dibattito sull'antimafia sociale, il 17 e 18 luglio ricorderanno il giudice Paolo Borsellino con uno spettacolo e un altro corteo

di Gilda Sciortino

L’isolamento delle periferie e dei quartieri, abbandonate a tassi di povertà altissimi, ai disagi sociali, alle fragilità, alla disoccupazione. Ma anche la difficoltà di fare veramente rete per riuscire a creare comunità che, ovviamente conle opportune differenze dei singoli territori, condividano modelli di intervento che partano dai reali bisogni per trovare reali e concrete risposte.

Un’analisi necessaria in un anno come il 2022, che vede Palermo ricordare il trentennale delle stragi di mafia del 1992.

Fondamentale oggi che la riflessione giunga dai più giovani, da quella frangia di studenti universitari e non solo che, per esempio, fanno parte del movimento “Our Voice” e che hanno pensato di commemorare il 19 luglio – giorno in cui il giudice Paolo Borsellino venne ucciso insieme alla scorta composta da Agostino Catalano, Emanuela Loi, Walter Cosina, Vincenzo Lo Muli e Claudio Traina – proponendo un percorso, una rassegna culturale così definita, partito con un pomeriggio di confronto sul tema “Antimafia popolare, questione popolare” che ha consentito di toccare temi come il femminismo, la droga, l’immigrazione, la tratta e il degrado.

«Abbiamo pensato di chiamarla rassegna culturale – afferma Marta Capaccioni, componente di "Our Voice" – perché vorremmo che sia un inizio a Palermo per parlare della politica dei territori. La lotta alla mafia deve essere vista e considerata come lotta interiezionale, ripartendo dalla “questione del meridione” e della Sicilia, quest’ultima vittima di “marginalizzazione” e “stigmatizzazione” in quanto da sempre considerata terra di mafia, per questo a detta di molti irredimibile».

E sono proprio i giovani di “Our Voice”, movimento culturale internazionale, presieduto da Sonia Bongiovanni e composto da giovani di diverse parti del mondo, che, attraverso l’attivismo, il giornalismo, il volontariato e ogni forma di arte portano avanti azioni di denuncia sulle ingiustizie sociali.

«Da tempo stiamo lavorando nei quartieri, convinti che la vera lotta alla mafia sia quella dei territori – spiega Jamil El Sadi, responsabile della pubbliche relazioni di “Our Voice” -. Negli ultimi tempi, poi, abbiamo sentito l’esigenza impellente di fare qualcosa per questo trentennale, tentando di scongiurare il pericolo del ritorno in politica di certi personaggi pronti a gestire nuovamente la cosa pubblica. Il 23 maggio, in collaborazione con l’associazione universitaria “Contrariamente”, abbiamo organizzato un corteo di protesta, dal titolo “Giovanni Falcone, passerella di tanti, impegno di pochi”, al quale hanno partecipato migliaia di giovani e cittadini. Dalla facoltà di Giurisprudenza gli studenti hanno lanciato messaggi coraggiosi contro le organizzazioni mafiose e le loro infiltrazioni nelle istituzioni, respingendo la retorica di quei parlamentari e ministri scesi a Palermo, grondanti di retorica, per ricordare il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta – Vito Schifani, Antrio Montinaro e Rocco Dicillo – ammazzati 30 anni fa a Capaci. Per l’anniversario della strage di via D’Amelio ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti cosa potere proporre per non ripetere iniziative che, una volta passate queste date, non lasciassero nulla. Abbiamo, così, pensato a tre momenti che, attraverso altrettanti approcci, parlassero di antimafia, ma quella che non calca le passerelle, quella che rifugge dai riflettori e che, con enorme fatica, illumina le periferie con azioni concrete. Dopo il dibattito già organizzato, il 17 e 18 luglio proporremo uno spettacolo e un corteo, dando così modo a chiunque di partecipare scegliendo l’evento più adatto al proprio modo di intendere la lotta alla mafia».

Ecco, dunque, alle 20,30 di domenica 17 luglio, a Villa Filippina, “Il Regno del Disordine", lo spettacolo diretto da Sonia Bongiovanni e Diego Grachot che, in maniera fantasmagorica, come se si venisse trasportati nel mondo di “Alice in Wonderland”, si tesse la trama di un discorso che si ripete ciclicamente nel tempo.

Nel regno consumato dalla follia del disordine – si legge nell’incipit della trama – gli abitanti sono ostinati ad accettare la loro assurda condizione di vita per sopravvivenza. La loro memoria corta li rinchiude all’interno di un loop infinito, in cui ogni 30 anni, inevitabilmente, tocca a uno di loro perdere la vita".

"In mezzo a quadri viventi e cappelli parlanti, siede Rosa, un’anziana signora che cerca di riportare in vita i suoi cari – si legge nella trama -. Potrà mai un segreto sconosciuto fermare il tempo e rompere la maledizione che li incatena nella stessa storia da sempre?”.

Alle 18 di lunedì 18 luglio, invece, il corteo organizzato dai movimenti “Attivamente” e “Our Voice” in collaborazione con varie associazioni, collettivi e realtà sociali. Si partirà da piazza Magione, a pochi passi dalla casa che ha dato i natali al giudice Borsellino, e si arriverà a Villa Filippina dove, alle 20, avrà luogo la conferenza organizzata dalla rivista ANTIMAFIADuemila dal titolo “Uccisi, Traditi, Dimenticati. 57 giorni dopo Falcone – Paolo Borsellino”.

Un momento di riflessione che parte dalla considerazione che, a 30 anni di distanza dal biennio stragista '92-'93, le cose sembrano non essere cambiate come ci si auspicava.

"A Palermo – scrivono gli organizzatori di questo evento – sono tornati scontri a fuoco e omicidi in odor di mafia; le periferie e i quartieri continuano a essere abbandonati a sé stessi; prima per le amministrative, ora per le prossime regionali, sono scesi in campo soggetti condannati in via definitiva per reati di mafia a muovere le fila della politica; in campagna elettorale sono state tratte in arresto persone per scambio elettorale politico-mafioso; il traffico di stupefacenti nelle piazze di spaccio è in crescita esponenziale, così come il disagio giovanile; e – come se non bastasse – la retorica sedativa delle commemorazioni di Stato continua

«Ovviamente non finisce qui – dice in conclusione Karim El Sadi, responsabile della Commissione Palestina di “Our Voice” – perché questo è un lavoro che continua. Vogliamo lavorare, ma facendolo insieme alle persone che vivono nei quartieri della nostra città in cui le sacche di disagio sono enormi. Non possiamo, infatti, permettere che la storia si ripeta. Il nostro movimento vuole dare voce e spazio alle realtà sociali, per pretendere soluzioni concrete dall'attuale classe dirigente, la rimozione dei segreti di Stato e una pulizia interna dal cancro della corruzione, del compromesso, dell’abuso di potere. Solo insieme, però, tutto questo può arrivare a un risultato, La nostra voce sarà sempre la voce di chi non ne ha, la voce di coloro ai quali si tenta di togliere dignità».

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