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Dalla Spagna alle Madonie il modello migratorio che ripopola i comuni

Contribuire alla rinascita dei piccoli comuni rurali delle Madonie favorendo il trasferimento dei cittadini dei paesi Terzi. Lo sta realizzando il progetto “COM.IN.4.0.”, ispirandosi al modello "Nuevos Senderos" che da 20 anni coinvolge otto comunità autonome della Spagna rurale

di Gilda Sciortino

Ci sono gli undici giovani della cooperativa sociale “VerbumCaudo”, feudo a metà tra l’area del Vallone nisseno e le Madonie, che fino al 1983 apparteneva ai fratelli Greco, boss reggenti della famiglia di Ciaculli. Oggi la comunità si è riappropriata del bene grazie a questi ragazzi che hanno riscritto la storia di un luogo oggi simbolo di riscatto, partendo dal lavoro della terra, dalle coltivazioni biologiche e di eccellenza.

Ecco, poi, le esperienze di permacultura della Casa dei Salici, le attività del Caseificio Petra e delle "Case Eleutheria", che camminano parallele alle esperienze di turismo relazionale portate avanti a Petralia Soprana dal progetto “The heart of Sicily” attraverso l’host “Casa Antica” di Giovanna Gebbia e lo storico B&B “La Casa del Pittore” di Antonella Italia, presidente di “Itimed”, promotrici di reti e collaborazioni sul territorio madonita volte a creare sinergie tra operatori locali di turismo relazionale, quest’ultimo inteso come approccio che propone non la fruizione di esperienze ma la creazione di relazioni tra chi vive sul territorio e chi lo visita; a Scillato, invece, si può trovare la “Terra di Carusi”, impresa composta da un altro gruppo di giovani che ha deciso di unire le forze per riscoprire le risorse agricole che da sempre contraddistinguono il territorio, rimettendo in coltura alcune terre abbandonate. Nello specifico, hanno riattivato il processo produttivo di due specifiche cultivar locali: l’Albicocca di Scillato (Presidio Slow Food) e l’Arancia Biondo di Scillato.

Le dolcezze del territorio, infine, sono valorizzate dalla De.CO. Denominazione Comunale di Origine, voluta dal Comune di Petralia Soprana per valorizzare le produzioni locali con il marchio identitario, come quello che si racconta attraverso la bontà dei biscotti alla cannella dello storico Panificio Calogero Agliata di Petralia Soprana o lo “sfoglio”, dolce tipico di Petralia Soprana, anche detto “delle Madonie”, di Leonardo Albanese. A completare il paniere la caciotta madonita del caseificio Par.Do.r. e il panificio Anatra e Fucà.

Sono solo alcune delle realtà virtuose, considerate buone pratiche di sviluppo locale nell’area madonita, scoperte e valorizzate dal progetto interregionale “COM.IN.4.0. – Competenze per l’integrazione” che l’Assessorato della Famiglia, delle Politiche sociali e del Lavoro, Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Siciliana, ha deciso di consolidare, in continuità con le precedenti edizioni FAMI, per rispondere alle esigenze dei migranti presenti sul territorio delle 5 regioni del Sud Italia che costituiscono il partenariato e che sono Puglia (capofila), Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia. Partner tecnico di supporto il Consorzio Nazionale per l’innovazione sociale “Nova”.

Un percorso di riflessione, azione e scambio di buone pratiche, avviato per elaborare un modello di governance condivisa, incentrata sull’inclusione socio-lavorativa dei cittadini di Paesi Terzi nelle aree soggette a forte calo demografico, cjhe ha visto la presenza a Cefalù, comune madonita ad alta vocazione turistica, della delegazione del progetto “Nuevos Senderos", modello di governance condivisa per lo sviluppo locale che da vent’anni coinvolge istituzioni, cittadini e imprese di otto comunità autonome della Spagna rurale, che risponde a due fabbisogni principali: contribuire a contrastare lo spopolamento delle aree rurali e dare sostegno alle famiglie che desiderano trasferirsi in quelle stesse aree al fine di realizzare il proprio progetto migratorio. Senza dimenticare l’importanza di fare in modo che i due gruppi (i residenti “storici” e i nuovi arrivati) formino un’unica comunità impegnata a migliorare la qualità della vita e lo sviluppo della loro zona, conservando le tradizioni e le attività economiche a essa legate, nonché le infrastrutture, i servizi e gli spazi nei quali gli autoctoni sono nati e cresciuti.

A presentare il modello spagnolo sono stati Luis Miguel Muñoz Gregorio, esperto in sviluppo locale e programmi europei, e Rosalia Gúntin Ubiergo, presidente onoraria della Fondazione CEPAIM, illustrando i punti nei quali si dipana il loro intervento: l’identificazione dei territori rurali e delle famiglie interessate; il lavoro con le amministrazioni e le famiglie; la fase di accompagnamento. Percorso presentato in 122 municipi rurali della Spagna e formalizzato con 27 accordi di collaborazione e al quale, nel 2021, hanno partecipato 230 beneficiari.

«Il modello “Nuevos Sendero” – afferma Michela Bongiorno, dirigente dell’Ufficio Speciale Immigrazione – è quello che riesce meglio a rappresentare le esigenze del nostro territorio. Non a caso il ripopolamento delle aree interne rappresenta una delle sfide dei prossimi anni e compare anche tra gli obiettivi del Fondo Sociale Europeo».

Un esempio che calza perfettamente con l’area interna delle Madonie nella quale la delegazione spagnola si è fermata per avviare un confronto con le realtà virtuose del territorio, in modo particolare quelle del settore agricolo e turistico. Realtà che dovranno fare da catalizzatrici per sollecitare i percorsi di inclusione sociale ed economica dei cittadini dei Paesi Terzi, facilitando il loro trasferimento nei piccoli Comuni rurali al fine di contribuire alla “rinascita” di questi ultimi, combattendo alo stesso tempo l’inverno demografico che ha colpito le comunità locali attraverso processi positivi di integrazione, di rinascita demografica, di sviluppo locale e di dinamizzazione socio-economica su ampia scala.

Analisi che ovviamente il progetto ha curato a monte, rilevando che la Sicilia, per natura geopolitica, è il primo approdo ai confini dell’Unione Europea di un processo di migrazione di persone provenienti dai Paesi medio orientali e da quelli africani. Qui, la popolazione straniera ammonta a 186.195 residenti, con una riduzione di 3.518 unità (-1,9%) rispetto al Censimento 2019. Il decremento della popolazione straniera ha amplificato il declino ascrivibile principalmente al deficit di “sostituzione naturale” tra nati e morti (saldo naturale). Questa tendenza alla decrescita demografica è stata ulteriormente rafforzata dalla pandemia da Covid-19.

«Questo inverno demografico – spiega Luciano D’Angelo, coordinatore di "COM.IN. 4.0." – ha un forte impatto sulla sostenibilità dello Stato sociale. Una popolazione sempre più anziana, infatti, fa lievitare i costi del sistema previdenziale e del Sistema Sanitario Nazionale. Se, però, quella attiva diminuisce, il numero di contribuenti cala e la fiscalità generale si addossa un peso che non può sopportare”.

Al 31 dicembre 2020, infatti, gli indicatori socio-demografici evidenziano significative differenze fra centri e aree interne; in questi ultimi, per esempio, si rilevano livelli di invecchiamento superiori rispetto ai primi. L’età media è 44,7 anni contro 43,9 anni (47,4 in quelli ultra-periferici), mentre l’indice di vecchiaia è pari a 175 contro 155,9. Rispetto al livello idi istruzione, nelle aree interne la quota di residenti di 9 anni e più che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria di II grado è pari al 30,7%, inferiore a quella nei centri (32,6%) e alla media regionale (31,8%). Anche la quota di residenti in possesso di un titolo di studio terziario risulta inferiore alla media regionale (10,8% contro 12,8%). Minore, infine, la mobilità per studio o lavoro nelle aree interne dove il 40,9% della popolazione si sposta quotidianamente per studio o lavoro contro il 43,2% registrato nei centri.

«Quello che è altresì importante – aggiunge D’Angelo – è costruire un capitale di fiducia attraverso un approccio pianificato dell’intervento di inclusione. La visione deve essere a lungo periodo; non si tratta di governare un'emergenza, ma considerare la migrazione come risorsa. L’accoglienza non va considerata come scelta emozionale o umanitaria ma come scelta di governo».

Fondamentale, quindi, lungo un percorso di questo genere, conoscere gli attori locali con i quali si è avviata una serie di incontri per calibrare gli interventi e abbandonare la teoria per essere quanto più possibile concreti. A Polizzi Generosa, per esempio, si è parlato di interculturalità come dimensione e processo di rigenerazione socio-economica; a Castellana Sicula ha fatto da padrone il racconto delle progettualità in corso da parte di alcuni attori locali. In particolare il Gal Madonie ha raccontato del suo impegno relativo al “Sostegno per la diversificazione delle attività agricole in attività riguardanti l’assistenza sanitaria, l’integrazione sociale, l’agricoltura sostenuta dalla comunità e l’educazione ambientale e alimentare”. Proprio in quest’ultimo ambito si stanno promuovendo tre interventi per creare altrettanti reti tra operatori sociali e animatori in collegamento con le aziende agricole e le istituzioni con l’obiettivo di migliorare la gestione dei servizi sociali rivolti alla popolazione nelle aree rurali. A Castelbuono, infine, si è affrontato il tema del sistema di formazione e istruzione del territorio madonita e delle opportunità di miglioramento che possano promuovere sul territorio processi di inclusione della popolazione migrante e non solo. Tutte tappe di un percorso che proseguirà dando modo alle migliori realtà del territorio di raccontarsi e trasferire la loro esperienza.

A luglio, per esempio, si parlerà di smart community e di inclusione nelle Madonie guardando sempre alla possibilità di creare luoghi e spazi di incontro, confronto e sviluppo per i migranti che hanno scelto questo territorio per la loro seconda vita. Opportunità che creano allo stesso tempo occasioni di crescita e di sviluppo per chi con la mente e il cuore vola lontano. Una migrazione che appartiene indiscutibilmente anche all'anima.