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Garante Infanzia: «I ragazzi vedono un futuro offuscato, diamo loro speranza»
Come stanno i bambini e i ragazzi? «Non penso stiano molto bene. Credono di avere un futuro offuscato davanti ai loro occhi. La prima azione da fare è dare loro speranza», risponde l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti che oggi ha presentato la Relazione al Parlamento 2021, il bilancio del suo primo anno di lavoro, con emergenze e priorità di intervento
Come stanno i bambini e i ragazzi? «Non penso stiano molto bene», risponde l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti. «Credono di avere un futuro offuscato davanti ai loro occhi. La prima azione da fare è dare loro speranza».
«Di fronte alle crisi non dobbiamo dire ai nostri figli che tutto si risolverà magicamente – avverte Garlatti – piuttosto dobbiamo coinvolgerli e responsabilizzarli nella costruzione del loro futuro. Nessuna decisione che interessi bambini e ragazzi andrebbe presa dagli adulti e dalle istituzioni senza prima averli ascoltati e senza aver tenuto in adeguata considerazione le loro opinioni. Le scelte compiute oggi per rispondere alle crisi vanno poi declinate in chiave intergenerazionale: la soddisfazione dei bisogni del presente va perseguita senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri. Nella Convenzione di New York del 1989 non se ne parla esplicitamente, ma bisognerebbe aggiungere al novero dei diritti dei minorenni quelli alla speranza e al futuro».
«Il nostro obiettivo – aggiunge- dovrebbe essere quello di perseguire un diritto che ci hanno suggerito i bambini di un istituto comprensivo di Salerno nell’ambito di un progetto per la diffusione dei diritti. I bambini hanno chiesto, testualmente, che venisse riconosciuto il loro “diritto a sognare, a essere felici, a esprimersi liberamente e scegliere un mondo a misura di bambino/ragazzo».
L’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha presentato oggi l’importante Relazione al Parlamento 2021, il bilancio del primo anno di lavoro di Carla Garlatti in questo ruolo.
Salute mentale: uno studio triennale
Tra le numerose iniziative avviate, Garlatti ha avviato uno studio scientifico di tre anni, assieme a Istituto superiore sanità e in collaborazione con Ministero dell’istruzione, sulla salute, lo sviluppo e il benessere mentale dei minorenni. «I primi risultati sono allarmanti – avverte– i problemi manifestatisi durante la pandemia rischiano di diventare cronici e diffondersi su larga scala. Parliamo di disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria (tentato suicidio e suicidio), autolesionismo, alterazioni del ritmo sonno-veglia e ritiro sociale. Ha destato preoccupazione, inoltre, l’aumento delle richieste d’aiuto per l’uso di sostanze psicoattive, cannabinoidi e alcool, mentre i minori migranti non accompagnati hanno manifestato difficoltà nella gestione dell’isolamento e della quarantena nelle strutture di accoglienza».
C’è un’ emergenza? «Io sarei cauta nel dire che c’è un aumento del disagio. Sicuramente è aumentata la percezione del malessere dei giovani da parte di alcuni adulti e parallelamente è diventata maggiore la gravità di alcune condotte da parte dei più piccoli».
«Io sarei cauta nel dire che c’è un aumento del disagio. Sicuramente è aumentata la percezione del malessere dei giovani da parte di alcuni adulti e parallelamente è diventata maggiore la gravità di alcune condotte da parte dei più piccoli».
Carla Garlatti
Secondo la Garante sono cinque i rischi per i diritti di bambini e adolescenti:
1. Le crisi internazionali: servono tutori per i minori stranieri non accompagnati
Le crisi internazionali legate ai vari conflitti nel mondo, al cambiamento climatico e sociale hanno già iniziato a farsi sentire. I minori stranieri non accompagnati presenti in Italia sono più che raddoppiati rispetto a prima dell’inizio della pandemia. Erano 6.054 al 31 dicembre 2019, alla fine dello scorso aprile ne sono stati censiti 14.025 dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. È cambiato anche il paese di provenienza del gruppo più numeroso: non sono più Bangladesh o Egitto a guidare la graduatoria, ma è l’Ucraina con circa 5.000 minorenni, per la metà tra i 7 e i 14 anni.
«Serviranno più tutori volontari: adulti di riferimento, che formati dai garanti regionali e nominati dai tribunali per i minorenni, si prendono carico di accompagnare i minori soli nel percorso di crescita e di inclusione nella nostra società», sottolinea Garlatti. Già oggi ci sono zone d’Italia che ne hanno bisogno: dalla Lombardia, che cerca 500 tutori, alla Sicilia che fa i conti con una storica difficoltà di distribuzione territoriale dei volontari. L’ultima rilevazione dell’Autorità garante – che in base alla legge 47 del 2017 ha compiti di monitoraggio – ne ha contati 3.469 al 31 dicembre 2020.
2. Le povertà
La situazione, già critica a seguito della pandemia, rischia di aggravarsi ulteriormente per le conseguenze della crisi economica sul piano internazionale e le difficoltà di quanti già vivono in uno stato di vulnerabilità o di svantaggio rischiano di crescere. Queste circostanze non solo incidono sul presente ma possono ipotecare il futuro di bambini e ragazzi, contribuendo a mantenere fermo l’ascensore sociale. Per questo, da una parte occorre dar seguito alle misure di sostegno al reddito previste dal Family Act e dall’altra è necessario intervenire con urgenza, dando attuazione al Piano infanzia e alla Child guarantee, sulla povertà educativa e per contrastare la dispersione scolastica. A proposito di quest’ultima arrivano segnali allarmanti: promuovendo la riuscita scolastica si opera per la giustizia sociale, purché in un quadro di interventi di sistema.
In tema di dispersione scolastica, l’Autorità garante ha formulato sette raccomandazioni a istituzioni, imprese, parti sociali, ordini professionali e terzo settore. Tra di esse quella di istituire finalmente “aree di educazione prioritaria” nelle zone d’Italia a più alto rischio di esclusione sociale. Inoltre, occorre concentrare le risorse per rendere eccellenti le scuole e i servizi frequentati dai bambini in condizione di vulnerabilità e alle famiglie fragili vanno offerti interventi su misura da parte di équipe multidisciplinari, secondo un approccio unitario. Vanno poi promossi la piena partecipazione dei genitori all’esperienza scolastica dei figli e i patti educativi di corresponsabilità co-costruiti e personalizzati, oltre a parent’s room in ogni scuola e progetti di intervento ad hoc per ciascuna famiglia in difficoltà.
3. Le preoccupazioni sulla salute mentale
Gli effetti della pandemia hanno generato nei minorenni una condizione generalizzata di crisi che si è manifestata con segnali di malessere e disagio: la prima fase di una ricerca condotta dall’Autorità garante, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità e il Ministero dell’istruzione, ha evidenziato un generale peggioramento delle condizioni di benessere dei bambini e dei ragazzi. Sono emerse problematiche nei confronti delle quali occorrerà mettere in campo adeguate risposte che, purtroppo, finora sono mancate. La ricerca è durata un anno e proseguirà per altri due, coinvolgendo fino a 35.000 minorenni dai 6 ai 18 anni nelle cinque regioni interessate dallo studio.
4. L’allarme per la devianza
In Italia la devianza minorile non è dappertutto uguale. In alcune zone gli episodi di criminalità di gruppo hanno carattere episodico e l’allarme sociale risulta talora sovradimensionato, in altre invece si manifestano casi che richiedono una particolare attenzione. In generale desta preoccupazione la diminuzione, in alcuni casi, dell’età degli autori dei reati (segnalati in crescita tra coloro che hanno meno di 14 anni nei distretti di Bologna e Catania), l’incremento del numero dei casi di maltrattamento da parte dei minori nei confronti dei famigliari (Bologna, Brescia e Firenze) e l’aumento, in numerose zone d’Italia, di fatti connotati da crudeltà e mancata percezione della gravità di quanto commesso e della sofferenza delle vittime. A Palermo i delitti contro la libertà sessuale sono cresciuti di oltre il 50% e hanno colpito soprattutto bambine di età inferiore ai 14 anni, riprese con gli smartphone. In generale, in tutta la Penisola, si registra un uso improprio del digitale da parte dei minorenni, che sconfina in violazioni di legge.
L’importanza della giustizia riparativa
Una delle risposte alla devianza minorile in generale, a giudizio dell’Autorità garante, può arrivare dalla giustizia riparativa, che consente agli autori di reato di comprendere la sofferenza della vittima a partire dal suo vissuto, acquisendo consapevolezza di aver agito non contro qualcosa (la legge) ma contro qualcuno. Per questo, la giustizia riparativa può essere uno strumento per contenere i casi di recidiva. Allo stesso tempo la vittima, anche quella minorenne, trova uno spazio di ascolto e di parola, può esprimere emozioni ed elaborarle. È importante poi tenere vivi i presidi territoriali, valorizzare e rivitalizzare il sistema giustizia minorile, tra i più avanzati d’Europa, e promuovere occasioni di ascolto dei ragazzi anche attraverso modalità di gruppo.
5. L’attenzione all’ambiente digitale
In questo ambito, l’Autorità garante ha partecipato alle attività di un tavolo presso il Ministero della giustizia con Agcom e Garante per la protezione dei dati personali per definire una serie di proposte.
La prima riguarda l’urgenza di evitare che bambini troppo piccoli utilizzino servizi online e social non adatti per la loro età e passa attraverso la definizione di un meccanismo di age verification sul modello dello Spid. Con riferimento alla condivisione delle immagini dei figli da parte dei genitori (il cosiddetto sharenting), si è poi proposto di riconoscere ai ragazzi ultraquattordicenni la possibilità di chiedere in autonomia la rimozione delle foto. Si è inoltre suggerito di applicare le norme in tema di lavoro minorile per contenere il fenomeno dei baby influencer. Fondamentale, infine, secondo l’Autorità, la realizzazione di campagne di sensibilizzazione che, per essere efficaci, dovranno essere portate avanti con la partecipazione dei minorenni.
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