Mondo
Cooperazione e pace: le organizzazioni della società civile chiedono al Governo decisioni coerenti
Pubblicato, in occasione della Conferenza Nazionale della Cooperazione allo Svilupp, il documento delle Reti Aoi, Cini e Link 2007. Dieci punti per motivare e sollecitare scelte politiche del Governo e del Parlamento coerenti con gli impegni internazionali assunti dall’Italia e con la necessità di contribuire ad allentare le tensioni internazionali e proporre un durevole cammino di cooperazione e di pace
di Redazione
Le organizzaizoni di cooperazione e solidarietà internazionale sollecitano decisioni pilitiche coerenti di fronte alle tensioni internazionali e la necessità della pace. Dieci punti per motivare scelte politiche del Governo e del Parlamento coerenti con gli impegni internazionali assunti dall’Italia e con la necessità di contribuire ad allentare le tensioni internazionali e proporre un durevole cammino di cooperazione e di pace.
1. Ordine mondiale e integrazione europea. C’è voluta una guerra mondiale aggressiva, con un disegno egemonico sul mondo basato sulla forza e l’oppressione, per far nascere l’Organizzazione delle Nazioni Unite al fine di promuovere pace e collaborazione fra i popoli. Ci sono volute due grandi guerre tra Stati europei per ispirare leader visionari a fare dell’Europa una regione di pace e stabilità. Dopo 30 anni dalla fine della guerra fredda, l’inaccettabile aggressione della Russia all’Ucraina e l’inimmaginabile guerra sul suolo europeo con le sue imprevedibili conseguenze impongono ora la ridefinizione di un nuovo ordine mondiale condiviso, che pur rispecchiando i pesi e gli equilibri internazionali, ponga al centro il rispetto della dignità e sovranità di ogni Stato, la priorità dei diritti e della giustizia a garanzia della democrazia nei rapporti globali, la solidarietà e la cooperazione internazionale, il rafforzamento delle istituzioni multilaterali. In questa sfida è centrale l’apporto qualificante dell’esperienza unica e positiva dell’Ue. Ciò comporta la presa di coscienza della necessità di vivificare il cammino di integrazione europea e di accelerarlo superando le sue troppe lentezze e indecisioni.
2. Missione dell’Italia in Europa e nel mondo. L’Italia è uno dei paesi fondatori dell’attuale Unione Europea. Ha quindi una particolare missione e responsabilità nel promuovere il pieno compimento del progetto di unificazione nato dopo la guerra e basato sul rispetto della dignità umana e sui valori di libertà, democrazia, uguaglianza, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani, pace, solidarietà, protezione per tutti. Valori che l’Europa deve saper vivere al suo interno e nelle sue relazioni esterne. Solo un processo di integrazione politica e sociale, oltre che economica, può ridare rinnovato slancio all’Ue, rendendola protagonista dell’affermazione della pace globale, messa in discussione dai molti conflitti aperti, fino ai suoi confini. Anche per la sua collocazione geografica, l’Italia è inevitabilmente chiamata all’attivazione di un’ampia e rafforzata cooperazione particolarmente con i paesi del Mediterraneo, del vicino e medio Oriente e soprattutto dell’Africa che è da tempo una regione di penetrazione multipolare economica, politica, strategica. Si tratta di aree vicine all’Italia e all’Europa, alla ricerca di rapporti basati su partenariati paritari e rispettosi e su politiche coerenti di aiuto e cooperazione per riuscire a superare tensioni e conflitti e per disegnare uno sviluppo sostenibile e condiviso, libero da logiche di sfruttamento. Per questo è necessario dare concretezza all’impegno internazionale di stanziare entro il 2030 lo 0,70% del RNL a favore dei partenariati per lo sviluppo e l’eradicazione della povertà, inserendosi attivamente nel più ampio disegno europeo di relazioni
internazionali collaborative su basi di partenariato e reciprocità.
3. I segnali da saper leggere. I voti di astensione all’Assemblea generale dell’Onu su decisioni relative all’aggressione russa all’Ucraina ed alla violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, rappresentano un campanello d’allarme. Preoccupano perché si tratta di voti provenienti non solo da Stati autoritari ma anche da Democrazie che da tempo tendono a diversificare le alleanze economiche e strategiche aprendosi a nuove relazioni e nuovi attori. Per far vincere le ragioni della pace e della giustizia servono un’Europa e un Occidente che abbandonino la presunzione e l’atteggiamento paternalistico, ancora presenti nelle relazioni globali, e facciano emergere l’importanza del dialogo e dell’ascolto per costruire visioni ambiziose, interessi comuni, reciproco arricchimento umano, culturale e sociale oltre che economico.
4. Lo spazio euro-africano. Nello spazio che, nel bene e nel male, è stato a lungo euro-africano è cresciuta l’attrazione di attori quali Cina, Russia, Turchia, alcune potenze mediorientali che stanno puntando ad una nuova configurazione geopolitica e ad una discontinuità nella costruzione del futuro e nel riferimento ai valori che sono alla base delle democrazie liberali. La cooperazione internazionale per lo sviluppo è da sempre un fatto solidale, sociale, economico, culturale ma al tempo stesso è materia di opzioni politiche e geopolitiche, come dimostrato dal crescente interesse verso il continente africano. Anche sul grado di impegno e coerenza nella cooperazione, nella qualità dei partenariati e nell’attenzione ai reciproci interessi si giocheranno le alleanze, gli equilibri e la stabilità dell’ampio spazio euro-africano e mediorientale nel prossimo futuro. L’Italia ha in quest’area, lo ribadiamo, un ruolo da svolgere che non può essere sottovalutato. È una responsabilità che il Governo e il Parlamento devono sentire come prioritaria perché lasciare scoperto un simile spazio sarebbe per il nostro Paese un suicidio politico, a valere anche sulle prospettive economiche ed energetiche.
5. Le crisi che impediscono progresso e sviluppo. L’attenzione agli effetti indiretti della guerra non può limitarsi all’Europa e all’Italia i cui cittadini stanno affrontando conseguenze economiche sia delle devastazioni che delle sanzioni. Dopo i due anni di pandemia, la guerra sta aggravando la crisi alimentare e umanitaria che già colpisce molti paesi, con milioni di persone affette da malnutrizione acuta. È una crisi che si aggiunge all’insostenibile peso dell’indebitamento di un numero sempre maggiore di Stati, come confermato dal FMI. I dati della FAO evidenziano che i prezzi del cibo hanno raggiunto livelli mai sfiorati e il numero di persone denutrite a livello globale potrebbe crescere di altri 40 milioni – toccando complessivamente 800 milioni – particolarmente nelle regioni Africa subsahariana, Nord Africa, Vicino Oriente, Asia-Pacifico, dove alcuni paesi dipendono ampiamente da derrate alimentari e fertilizzanti importati da Russia e Ucraina. In questo quadro gli obiettivi dello sviluppo sostenibile attesi per il 2030 e la lotta al cambiamento climatico si stanno allontanando in modo preoccupante.
6. Razionalizzazione e europeizzazione della Difesa. L’Italia si è impegnata a portare il bilancio della Difesa entro il 2028 al 2% del RNL rispetto all’attuale 1,22%, con un’ulteriore spesa di circa € 16,5 miliardi. “Si tratta di un impegno internazionale assunto in sede Nato: va quindi onorato”, è stato affermato. La difesa è fondamentale e riguarda tutti i cittadini, come sancisce la nostra Costituzione. Siamo però convinti che ogni rafforzamento delle difese nazionali, invece della loro razionalizzazione in un disegno di difesa comune europea, contribuirebbe al rallentamento di quel disegno politico di maggiore unione a cui gli Stati membri sono comunque destinati e di cui si sente sempre più la necessità. Un’europeizzazione della difesa libererebbe anche risorse preziose per altri strumenti fondamentali per il mantenimento della pace, a partire dalla cooperazione internazionale per lo sviluppo. Occorre anche valorizzare e rafforzare l’esperienza dei Copri civili di pace e tutte quelle misure, a livello nazionale ed europeo, che promuovono il diritto alla difesa nonviolenta.
7. Disarmo controllato e Agenda 2030. Ogni persona ragionevole sa che la migliore difesa del nostro Paese, dell’Ue e dell’intera umanità si ottiene innanzitutto percorrendo contemporaneamente i due binari del disarmo negoziato, concordato e controllato e del conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda Onu 2030. Occorre in particolare assicurare la stabilità economica di tutti i paesi, l’eliminazione della povertà estrema, la riduzione delle disuguaglianze, il rispetto dei diritti umani e ridare voce e ruolo alla Politica nelle relazioni internazionali senza illusorie scorciatoie militari e di potenza che, anche in questi ultimi decenni, hanno dimostrato i loro tanti, troppi e catastrofici limiti.
8. Il dovere dello 0,70% del RNL per lo sviluppo. Il dovere di onorare gli obblighi internazionali deve comunque valere sempre. Ed in particolare per un impegno politicamente rilevante perché assunto e ribadito in sede Onu, Ocse e Ue, che da tempo aspetta di essere onorato: la spesa dello 0,70% del RNL per l’assistenza e la cooperazione internazionale per lo sviluppo. Uno sviluppo incentrato sull’essere umano e basato sulla sostenibilità sociale, economica e ambientale. Tale impegno doveva essere attuato entro il 2015 (Obiettivi del Millennio) ma è stato riscadenzato, per inadempienza, al 2030 (Agenda 2030). Negli anni che ci separano dal 2030 dovranno essere quindi definite nelle leggi di bilancio annuali e pluriennali le cifre e le progressioni delle risorse, tali da assicurarne l’incremento dall’attuale oscillante 0,22/0,30% allo 0,70% del RNL. L’articolo 30 della legge 125/2014 già impone “un percorso definito di graduale adeguamento degli stanziamenti annuali per la cooperazione internazionale allo sviluppo… in linea con gli impegni assunti a livello europeo e internazionale”. Il Governo e il Parlamento, parallelamente a quanto sarà deciso per la Difesa, definiscano in modo inequivocabile, con dati di bilancio annuali e pluriennali, il “graduale adeguamento” dei fondi per la cooperazione. Le nostre organizzazioni di cooperazione e solidarietà internazionale hanno lanciato la “Campagna 070”, insieme a Focsiv, con il sostegno di importanti associazioni e istituzioni sociali e religiose quali Forum del terzo settore, Asvis, Caritas italiana, Missio e con la crescente adesione di nuovi enti e fondazioni. Non daremo tregua finché non sarà garantita dall’Italia coerenza politica e sarà onorato l’impegno internazionale assunto.
9. Cooperazione e sviluppo sostenibile, due parole chiave. Cooperazione è la parola chiave. Anche per promuovere i nostri interessi nel mondo essa va nobilitata e resa coerentemente trasversale ad ogni atto politico dell’Italia nei rapporti internazionali. Deve rimanere il cardine delle relazioni a livello economico, politico, culturale, ambientale, dei diritti, dello sviluppo, della lotta alla povertà, della sicurezza. Cooperazione significa anche pace. Pace non è infatti solo assenza di guerra e la pacifica convivenza non deriva dalla potenza degli arsenali e dal continuo riarmo. Sviluppo sostenibile è l’altra parola chiave: perché la pace va favorita e costruita soprattutto con l’incontro, il dialogo, l’ascolto, il riconoscimento dei diritti e della dignità degli esseri umani, l’equa distribuzione delle risorse, la tutela del suolo, delle acque e dell’ambiente, l’uguaglianza di opportunità, la costruzione di partenariati, la solidarietà, la giustizia sociale ed economica, lo sviluppo umano e sostenibile come firmato solennemente dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU nel 2015. La Cooperazione, se vissuta in pienezza e trasparenza, è finalizzata a tutto questo e può favorire inoltre il rispetto dei trattati e delle convenzioni, la riconciliazione, la visione multilaterale delle relazioni internazionali, del governo delle tensioni mondiali. Per la stabilità e la pace costano molto meno ai cittadini italiani e europei la solidarietà e il deciso impegno per lo sviluppo equo e sostenibile che non gli stanziamenti insopportabilmente alti per le armi il cui impiego significa morti, distruzioni, emergenze umanitarie, sfollamenti, spinte migratorie, sofferenze, odi senza fine.
10. Leader politici che sappiano guardare lontano. I decisori politici dell’Italia e dell’Ue, in questa difficile e determinante fase storica, devono saper dimostrare di essere leader visionari, con una condivisa visione del futuro, dell’interesse e del bene comune dell’Europa e dei cittadini europei, da garantire insieme ai legittimi interessi e al bene comune degli altri Paesi e degli altri popoli, nel dialogo, nel reciproco ascolto e nella collaborazione. Noi Organizzazioni della società civile impegnate nella cooperazione e solidarietà internazionale rimaniamo aperte alla collaborazione con le Istituzioni italiane ed europee a questo fine, sulla base delle linee espresse nel presente documento, per la cui attuazione chiediamo una sollecita azione del Governo e del Parlamento italiani.
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