Non profit
La violenza nella coppia teen
Il 23% degli adolescenti ha fatto esperienza di violenza verbale da parte del proprio partner. Controllo e gelosia sono ritenuti accettabili all’interno della coppia. E i social amplificano la violenza. Quanto sappiamo della Teen Dating Violence? E quanto possiamo chiudere gli occhi in un Paese in cui abbiamo un femminicidio ogni tre giorni? Intervista con Laura Pomicino
Per molti dei nostri adolescenti, controllo e gelosia vengono ritenuti elementi accettabili all’interno di una relazione di coppia. Il 23% riferisce di aver fatto esperienza di violenza verbale da parte del/la proprio/a partner. Dinanzi a una foto intima del partner non richiesta che arriva sullo smartphone molte/i adolescenti invece di arrabbiarsi si sentirebbero importanti. Ma quanta violenza c’è all'interno delle giovani coppie? Quanto possiamo chiudere un occhio, in un Paese in cui nel 2021 abbiamo avuto un femminicidio ogni tre giorni e quest’anno già venti? E che cosa possiamo fare noi adulti, genitori ed educatori?
«Il grande limite che oggi osservo è cercare sempre di più “ricette” che ci dicano come essere buoni genitori, valide figure educative. Istruzioni per l’uso. Questo però implica non cogliere l’aspetto più importante», dice Laura Pomicino. «Serve un investimento su un cambiamento strutturale del sistema educativo e scolastico. Dovrebbero essere previsti dei programmi che promuovano l’intelligenza emotiva e il contrasto agli stereotipi di genere su base regolare a partire dalla prima infanzia, in modo sistematico e a livello nazionale». Psicologa e psicoterapeuta, docente a contratto presso l’Università degli Studi di Trieste, da anni impegnata nel contrasto alla violenza contro donne e minori, è uno degli ospiti di “Supereroi fragili”, il Convegno che Erickson dedica agli adolescenti in corso oggi e domani a Rimini. Supereroi fragili è quasi un ossimoro: alla quarta edizione, con una pandemia in mezzo, quella definizione è ancora più azzeccata perché il mondo adolescente ha molto sofferto a livello psicologico, sociale, relazionale, ma che ha anche mostrato la sua forza, non solo la sua resilienza. Pomicino a Rimini porta l’attenzione sulla violenza all'interno delle giovani coppie: la Teen Dating Violence (TDV) e la Online Teen Dating Violence (OTDV).
Che cosa sono la Teen Dating Violence (TDV) e la Online Teen Dating Violence (OTDV)?
La Teen Dating Violence si può definire come quell’insieme di atti di coercizione, prevaricazione e controllo, agiti mediante maltrattamento psicologico, aggressioni fisiche, abuso sessuale, o anche solo la minaccia di simili azioni, agiti ripetutamente e intenzionalmente, che causano un danno in chi li subisce e che si caratterizzano per avere luogo all!interno di relazioni intime che differiscono dalle situazioni di violenza domestica in quanto la coppia non è legata da vincoli strutturali [Pomicino, 2018]. Facciamo quindi riferimento a tutti quei comportamenti che possono essere agiti all’interno di giovani coppie e che arrecano danno alla persona che li subisce. Non è necessario che l’azione venga compiuta, è sufficiente anche solo la minaccia di agirla perché questo risulti lesivo. Quando si parla di vincoli non strutturali si fa riferimento a coppie che, in virtù della loro età, non sono coniugate e/o conviventi.
La Online Teen Dating Violence costituisce l’estensione della TDV attraverso supporti digitali ovvero utilizzando tutte le possibilità oggi disponibili per poter continuare ad esercitare controllo e combinazione sull’altra persona. Pensiamo quindi ai social networks e alle varie applicazioni come WhatsApp o Instagram ma anche alla geolocalizzazione dei cellulari, solo per fare qualche esempio. Non si tratta quindi di due forme distinte di violenza ma vanno poste su un continuum che, proprio in quanto tale, amplifica in modo esponenziale il danno potenzialmente arrecato. L’età a cui si fa riferimento è quella dell’adolescenza, oggi convenzionalmente definita fra i 12 e i 23 anni, anche se i limiti non sono così netti.
Ci sono dati? O comunque, quanto è pervasiva? Ci sono specifiche legate a fasce d’età?
I dati a disposizione in Italia sono limitati e pochi hanno respiro nazionale. Tuttavia, quanto ci è noto, sia a livello nazionale che internazionale, ci permette di affermare con sufficiente certezza che si tratta di un fenomeno pervasivo che interessa un’ampia porzione di ragazzi e ragazze. Dall’indagine realizzata da Telefono Azzurro e Doxa Kids nel 2014 su più di 1.500 ragazzi e ragazze fra i 12 e i 18 anni emerge ad esempio che il 23% riferisce di aver fatto esperienza di violenza verbale da parte del/la proprio/a partner.
Da una ricerca di Save The Children su oltre 1.200 adolescenti e giovani (14-22 anni) emerge che controllo e gelosia vengono ritenuti elementi accettabili all’interno di una relazione di coppia, soprattutto per i maschi. Come si spiega? Il punto è che non ci si rende conto di agire strumenti di controllo o che sono proprio considerati accettabili?
Controllo e gelosia possono essere facilmente fraintesi con coinvolgimento affettivo, interesse, amore. La TDV ha una matrice culturale che deve essere riconosciuta per poter essere compresa e per poter definire azioni adeguate ed efficaci per prevenirla e contrastarla. L’accettazione segue all’essere immersi in una cultura che ancora oggi legittima una disparità di genere fra maschile e femminile che è alla base del perpetrarsi poi della violenza agita in coppia, come ci conferma la Convenzione di Istanbul ratificata in Italia nel 2013 e divenuta legge nel 2014.
Come leggere anche le reazioni che i/le ragazzi/e dichiarano all’ipotesi che il partner inviasse ad altri una nostra foto intima? Non c’è una condanna unanime del gesto. C’è anche tanta indifferenza oltre che persone che – ricevendo foto intime non richieste – si sentirebbero importante per il/la partner.
È doverosa una premessa: non dobbiamo leggere le reazioni indicate dai ragazzi/e come quelle che corrispondono al loro reale sentire. Può non essere facile riconoscere il danno che qualcuno che amiamo e che dice di amarci o di averci amato ci sta arrecando. A volte può essere più sostenibile e tollerabile cercare di spostare lo sguardo altrove, dirsi che in fondo non è grave e che lo fanno tutti e tutte. Ciò premesso, dobbiamo pensare in che mondo questi ragazzi e queste ragazze sono immersi. Di nuovo: se la cultura in cui nasco e cresco mi insegna che la sessualità è qualcosa che va ostentata nella dimensione pubblica ma al contempo rappresenta un tabù in quella privata, allora posso anche esperire indifferenza dinanzi alla condivisione di una mia immagine in atteggiamento intimo anche se magari, dentro me, questo mi fa molto soffrire soprattutto perché chiama in causa la dimensione della fiducia, che viene tradita.
La violenza di genere è un fenomeno strutturale, che riguarda la società e il modo in cui sono costruiti i rapporti fra i generi. È indispensabile tradurre in pratica ciò che in teoria già sappiamo da tempo. Non possiamo più dare risposte di emergenza/urgenza per contrastare e soprattutto prevenire il verificarsi di atti simili. Dobbiamo cambiare il contenitore per poter pensare che dentro possa essere accolto un contenuto differente
Laura Pomicino
Che tipo di riflessioni possiamo fare, nell'ottica di prevenzione di una violenza di genere tale per cui in Italia nel 2021 abbiamo avuto un femminicidio ogni tre giorni e quest’anno già venti?
È indispensabile tradurre in pratica ciò che in teoria già sappiamo da tempo. La violenza di genere è un fenomeno strutturale, che riguarda la società e il modo in cui sono costruiti i rapporti fra i generi. Non possiamo più dare risposte di emergenza/urgenza per contrastare e soprattutto prevenire il verificarsi di atti simili. Dobbiamo cambiare il contenitore per poter pensare che dentro possa essere accolto un contenuto differente. Dobbiamo quindi pensare ad azioni sistematiche e puntuali, che non siano estemporanee ma che mirino ad un cambiamento lento ma progressivo e costante.
Come adulti, come possiamo prepararci a gestire meglio queste situazioni e ad essere vicini ai ragazzi?
Il grande limite che oggi osservo è cercare sempre di più “ricette” che ci dicano come essere buoni genitori, valide figure educative. Istruzioni per l’uso, insomma. Questo però implica non cogliere l’aspetto più importante: se è vero che esistono principi generali applicabili a tutte le relazioni educative e che possono rappresentare buone prassi da suggerire, è fondamentale ricordare che per poter costruire un legame funzionale ad una crescita sana per l’individuo è indispensabile partire da quella singola persona. La disponibilità all’ascolto, il tempo di cura che oggi sembra mancare sempre di più, la scelta di mettersi in gioco sfidando i propri limiti per incontrare l’altro là dove si trova senza imporgli semplicemente il proprio punto di vista solo in virtù della propria età e del proprio ruolo, questi credo possano essere identificati come ottimi prerequisiti per offrire buone garanzie di riuscita.
L'aspetto più importante dovrebbe essere quello di investire su un cambiamento strutturale del sistema educativo e scolastico. Dovrebbero essere previsti dei programmi che promuovano l’intelligenza emotiva e il contrasto agli stereotipi di genere su base regolare a partire dalla prima infanzia
Laura Pomicino
Eventuali progetti e investimenti da parte del mondo del sociale su cosa dovrebbero puntare?
Credo che l’aspetto più importante dovrebbe essere quello di investire su un cambiamento strutturale del sistema educativo e scolastico. Dovrebbero essere previsti dei programmi che promuovano l’intelligenza emotiva e il contrasto agli stereotipi di genere su base regolare a partire dalla prima infanzia, dal primo accesso al contesto comunitario. E questo dovrebbe essere fatto in modo sistematico a livello nazionale e non essere affidato alle iniziative delle singole realtà territoriali, per quanto virtuose possano essere.
Ci racconta anche del suo progetto di prevenzione primaria attraverso l'arrampicata sportiva, “LOttoconte”?
Arrampicare mi ha insegnato il senso della “coppia” in un’accezione realmente paritaria. Per farlo e farlo bene dobbiamo essere in due, legati non solo dalla corda ma da quell’intesa particolare che permette di accogliere l’altra persona riconoscendola per chi è in quel momento. Altrimenti, non si arriva in cima o non lo si fa bene. Da questo è nato il progetto.
Foto di María Prieto da Pixabay
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.