Non profit

Disturbi alimentari, suicidio e autolesionismo rischiano di diventare cronici

“I problemi del neurosviluppo e della salute mentale di bambini e ragazzi manifestatisi durante la pandemia rischiano di diventare cronici e diffondersi su larga scala”. È l’allarme che lancia l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, in occasione della pubblicazione dello studio Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi promosso dall’Agia con l’Istituto superiore di sanità e con la collaborazione del Ministero dell’istruzione.

di Redazione

“I problemi del neurosviluppo e della salute mentale di bambini e ragazzi manifestatisi durante la pandemia rischiano di diventare cronici e diffondersi su larga scala”. È l’allarme che lancia l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti, in occasione della pubblicazione dello studio Pandemia, neurosviluppo e salute mentale di bambini e ragazzi promosso dall’Agia con l’Istituto superiore di sanità e con la collaborazione del Ministero dell’istruzione. Per realizzare la ricerca – la prima scientifica a valenza nazionale – sono stati ascoltati oltre 90 esperti tra neuropsichiatri infantili, pediatri, assistenti sociali, psicologi, pedagogisti e docenti.

Le emergenze segnalate dalla ricerca

I professionisti interpellati hanno riferito di disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria (tentato suicidio e suicidio), autolesionismo, alterazioni del ritmo sonno-veglia e ritiro sociale. In ambito educativo, poi, sono stati riscontrati disturbi dell’apprendimento, dell’attenzione e del linguaggio, disturbi della condotta e della regolazione cognitiva ed emotiva, oltre a paura del contagio, stato di frustrazione e incertezza rispetto al futuro, generando insicurezza e casi di abbandono scolastico. È stato inoltre riportato un aumento delle richieste d’aiuto per l’uso di sostanze psicoattive, cannabinoidi e alcool, mentre i minori migranti non accompagnati hanno manifestato difficoltà nella gestione dell’isolamento e della quarantena nelle strutture di accoglienza.

Più in generale la pandemia ha provocato quella che i professionisti interpellati dall’équipe di ricerca hanno definito una vera e propria “emergenza salute mentale”. È stata infatti registrata un’impennata delle richieste di aiuto alla quale in molti casi sono corrisposte inadeguatezza e iniquità di risposte che hanno fatto emergere carenze e ritardi strutturali precedenti al coronavirus. Bambini, ragazzi e famiglie si sono trovati spesso costretti a rivolgersi ai privati con impegni economici rilevanti e difficilmente sostenibili, che hanno aumentato le disuguaglianze. Allo stesso tempo il lockdown ha fatto scoprire il potenziale della telemedicina applicata alla salute mentale, ma occorre investire rapidamente in formazione degli operatori e in tecnologie specifiche per assistere bambini e ragazzi.

Le raccomandazioni dell’Autorità garante

A fronte di questo scenario l’Autorità garante ha formulato una serie di raccomandazioni (vedi scheda e infografica). “Tra di esse c’è innanzitutto la necessità che le azioni di programmazione, prevenzione e cura superino la frammentarietà regionale e locale. La fase post pandemica può essere un’occasione straordinaria per farlo e in generale per migliorare il sistema. Ma non c’è tempo da perdere”, avverte Garlatti. “Vanno previste adeguate risorse per i servizi, fornite risposte specifiche in base all’età, va garantito un numero di posti letto in reparti dedicati ai minorenni e istituiti servizi di psicologia scolastica in modo da attivare un collegamento tra scuola e territorio. È altrettanto importante operare un cambiamento culturale intervenendo sul ruolo educativo e sulla promozione del dialogo intergenerazionale”.

La ricerca è durata un anno e proseguirà per altri due, coinvolgendo fino a 35 mila minorenni dai 6 ai 18 anni nelle cinque regioni coinvolte nello studio. A validarla un comitato, presieduto dal professor Paolo Petralia e composto da autorevoli rappresentanti del mondo scientifico, accademico e delle professioni psico-sociali.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.