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Ucraina, l’arte dell’ascolto

Quando una delegazione della società civile italiana incontra una delegazione di rappresentanti della società civile ucraina per discutere dell'ipotesi di una grande manifestazione a Kiev ecco quello che succede. Ma nell'ascolto reciproco, una strada è possibile

di Marianella Sclavi

Al racconto di Angelo Moretti che sottoscrivo pienamente, aggiungo in modo del tutto complementare, alcuni "giri di dialogo" che dal punto di vista dell'arte di ascoltare mi sono parsi sublimi, nella tre giorni della delegazione del Movimento Europeo di Azione Nonviolenta.

Lo sintetizzo in un dialogo fra "noi" e "loro".

NOI "Noi sentiamo l'esigenza di non limitarci a mandarvi armi, ma di ESSERCI , qui con voi, accanto a voi. Vogliamo sapere cosa ne pensate dell'idea di organizzare una grande presenza nonviolenta a Kiev, di cittadini di tutti i paesi europei che vengono a mettere in gioco il proprio corpo, la propria vita, accanto alla vostra, a sfidare accanto a voi l'aggressore, con l'arma della nonviolenza."

LORO (dubitativi e allarmati) : " Se questo fosse accaduto il secondo giorno dall'aggressione, quando gli abitanti delle prime città invase dai carri armati sono scesi in strada urlando loro di andarsene, riuscendo a farli arretrare, avrebbe avuto senso. Adesso è troppo tardi. Adesso una tale azione rischia di mettere in secondo piano quella che è in assoluto la nostra più vitale priorità: bloccare la loro invasione sul piano militare."

NOI: "D'accordo con voi che le uniche ragioni che Putin capisce sono quelle della forza. Non è tipo col quale sedersi al tavolo a ragionare. Ma anche la nonviolenza è una forza, quando si manifesta nella presenza di migliaia di persone che hanno il coraggio di mettersi personalmente in gioco. Di fronte a cinquemila persone ( come minimo ) che dentro il territorio bellico manifestano pacificamente e coraggiosamentw solidarietà con la resistenza del popolo ucraino, non credete che la minaccia di usare l'arma nucleare risulterebbe ridicola? I dittatori hanno più paura del ridicolo che deile armi e dei giudizi morali dei benpensanti!"

LORO: "Presenterebbe la vostra manifestazione come una ennesima "manipolazione occidentale"!.. un'altra "Piazza Maidan" organizzata dal governo Usa.. E la stragrande maggioranza dei russi gli crederebbe. Il regalo che Putin ci a fatto è stato di far di noi un popolo unito come non mai , unito e determinato anche a morire pur di non sottomettersi. Questa è la nostra forza attuale che ci fa sentire invincibili. Al negoziato si arriva unicamente con più armi e più sanzioni."

NOI: "Ma se ai negoziati si arriva unicamente come esito del conflitto bellico, saranno solo i capi di governo e i signori dela guerra a sedersi a quel tavolo e sappiamo già quale saranno i suoi contenuti ( vedi gli Accordi di Dayton..) e i suoi esiti, ovvero il perpetuarsi delle ostilità e la possibile ripresa della guerra ad ogni momento. Invece all'ordine del giorno bisogna mettere proprio come europei l'idea di cambiare radicalmente il contesto politico, sociale, economico, che ha reso possibile l'aggressione. A quel tavolo deve esserci la presenza della società civile nonviolenta".

LORO: "Siamo d'accordo, ma non è la nostra priorità in questo momento. È la vostra. Cambiate l'assetto dell'Europa nel senso che dite e noi siamo d'accordo."

NOI: "OK. Mettiamola così: noi riteniamo fondamentale già oggi costruire gli Stati Uniti d'Europa che in futuro comprendano anche la Russia, dotati di un esercito difensivo e di Corpi Civili di Pace in grado di intervenire efficacemente nei conflitti al loro nascere. La NATO va superata, va eliminata come è successo al Patto di Varsavia. Sono espressioni della guerra fredda e non fanno che perpetuarla. Ma per fare questo non basta raccogliere firme e neppure partecipare a convegni o reclamare una nuova Conferenza di Helsinski, che nel 1975 aveva già deciso tutte le cose giuste rimaste sulla carta."

LORO: "Noi siamo nonviolenti, amanti della pace costretti a difenderci con la violenza. Manifestate in massa perché i vostri governi ci diano più armi, mettano in atto più sanzioni e usino questo per arrivare ai negoziati al più presto possibile."

NOI: "Per trasformazioni così radicali, per vincere le resistenze, perchè la forza delle armi non annulli quella della nonviolenza, sono necessari atti clamorosi di coraggio messi in atto là dove è richiesto coraggio. Siamo convinti che una grande manifestazione a Kiev può avere delle ripercussioni molto più potenti che non decine di manifestazioni a Bruxelles."

LORO: "Sì, forse sulle società e governi europei."

NOI: "Non sopportiamo di sentirci come il popolo romano al Colosseo che guarda i gladiatori che lottano contro le bestie inferocite e si limitano ad alzare il pollice. Voi adesso siete i gladiatori d'Europa. Non è giusto, ci fa sentire dei vigliacchi. Non arriviamo a darci fuoco come i monaci buddisti, ma l'idea della grande manifestazione dei 5000, è quella."

LORO: ( finalmente benevolenti). "Se lo fate, vi diamo una mano.

NOI: "Oltre alle armi per la difesa violenta, anche le armi per abbracciarci !: More arms for more hugs" è un possibile slogan".

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*Marianella Sclavi ha insegnato Etnografiaurbana, Arte di ascoltare e Gestione creativa dei conflitti al Politecnico di Milano e collabora da anni a progetti di risanamento dei quartieri in crisi. È membro della Fondazione Alexander Langer di Bolzano e si è occupata dei processi di ricostruzione e gestione creativa dei conflitti in Kosovo e Palestina/Israele.

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