Politica

Link 2007, lettera ai parlamentari per una risoluzione sulla guerra

Roberto Ridolfi, presidente della Rete che riunisce le organizzazioni della società civile di cooperazione e solidarietà internazionale, invita senatori e deputati italiani ad impegnare il Governo a una più incisiva azione politica nell'ambito del conflitto in Ucraina. Tra le proposte, l’abolizione dell’unanimità nelle decisioni sensibili da parte del Consiglio europeo

di Redazione

«In questa complicata e confusa fase della guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, ci sembra opportuno che il Parlamento eserciti nuovamente la propria funzione di indirizzo politico, individuando con chiarezza i fini che il Governo intende perseguire con il doveroso sostegno all’Ucraina. Sembra infatti che tra i Paesi alleati stia prendendo sempre più spazio una volontà diversa e aggressiva rispetto a quella di difendere l’Ucraina dall’aggressore, quasi confermando la stessa logica di potenza, costi quel che costi al popolo ucraino e senza aver valutato e definito un piano finale con obiettivi precisi e condivisi». Inizia così la lettera che Roberto Ridolfi, presidente di Link 2007-Cooperazione in rete, ha inviato questa mattina a tutti i parlamentari italiani.

«Sembra che sia diminuito l’interesse per la via del dialogo politico e della negoziazione per la pace», prosegue Ridolfi nella lettera. «Ci si nasconde dietro ai rifiuti o ai “non è il momento” che vengono dal Cremlino per accantonare l’azione diplomatica, che per sua natura deve essere costante, ostinata, audace, e lasciando in second’ordine, quasi dimenticandolo, l’obiettivo principale che deve rimanere quello di trattare tenacemente la pace, senza scoraggiarsi di fronte agli ostacoli. Sembra che si stia rinunciando troppo presto a seguire la strada maestra della ridefinizione, con trent’anni di ritardo dopo il crollo dell’Urss, di un ordine mondiale condiviso, con istituzioni internazionali funzionanti, che rispecchi l’attuale realtà del mondo e non quella del 1946, metta le basi per una nuova convivenza pacifica e collaborativa e allontani l’idea di una nuova contrapposizione che rafforzerebbe il continuo riarmo invece di riprogrammare un disarmo concordato, a discapito di ben più impellenti e importanti finalità, da tutti nobilmente rappresentate e sottoscritte negli obiettivi dello sviluppo sostenibile».

«Sembra che l’Ue stia perdendo la propria voce, delegandola ad altre alleanze, o esprimendola debolmente ed inefficacemente attraverso singoli leader», è il convincimento del presidente della Rete delle organizzazioni della società civile di cooperazione e solidarietà internazionale. «Se all’inizio dell’invasione russa si è vissuta la sentita aspirazione ad una maggiore unità dei Paesi e dei popoli europei, i leader non hanno saputo coglierla pienamente per vivificare il cammino di integrazione europea e accelerarlo, anche al fine di poter contribuire alla pace globale, come l’abbiamo vissuta nel nostro continente per 75 anni. Sembra che l’Italia non stia assumendo alcun ruolo leader, limitandosi alla fedeltà e lealtà all’Alleanza atlantica ed all’alleato principale. Eppure, nella stessa Alleanza e senza venire meno alla lealtà, potrebbe e dovrebbe assumere “in condizioni di parità con gli altri Stati” un ruolo significativo e di prima fila nella definizione dell’indispensabile duplice direzione di sostegno all’Ucraina aggredita e di dialogo politico con la Russia, Stato aggressore ma indispensabile per il negoziato. L’Italia non può rimanere ai margini e deve saper giocare in ogni sede tutto il proprio capitale politico e diplomatico che non ha nulla da invidiare agli altri Stati».

«Chiediamo – conclude Ridolfi – quindi a voi Deputate e Deputati, Senatrici e Senatori della Repubblica di presentare e approvare una Risoluzione che impegni il Governo a: 1) manifestare in ogni sede internazionale la propria opzione indirizzata sia al sostegno all’Ucraina sia all’iniziativa politico-diplomatica per ristabilire la pace, con entrambe le componenti finalizzate al raggiungimento del cessate il fuoco il prima possibile e di un negoziato diretto tra le parti con l’assistenza internazionale; 2) premere in sede europea per un’azione che veda l’Ue protagonista attiva e propositiva nel processo di soluzione politica, data la sua collocazione geografica, la vicinanza con la Russia e i rapporti economici e culturali che, in ogni caso, non potranno e non dovranno venire meno; 3) definire e proporre un percorso deciso di negoziazione verso una soluzione politica di compromesso da entrambe le parti, che comprenda quanto già è oggetto di negoziato nell’ambito dell’iniziativa turca, a partire dal cessate il fuoco, e alcuni obiettivi fondamentali quali lo status dell’Ucraina protetto da garanzie internazionali sulla sua integrità e sovranità territoriale e le controversie territoriali riferite alla Crimea, a regioni del Donbass, ai territori recentemente occupati; 4) incoraggiare, appena i tempi lo permetteranno, una nuova “conferenza di Helsinki” sulla sicurezza e la cooperazione in Europa per ridefinire, dopo 47 anni dalla precedente, i principi guida delle relazioni tra l’Ue, i Paesi europei, l’Alleanza atlantica, la Russia e i Paesi ad essa politicamente più vicini, e per favorire la riduzione delle tensioni, la comune sicurezza e la cooperazione fra gli Stati; 5) rafforzare le alleanze in seno al Consiglio europeo per l’abolizione dell’unanimità nelle decisioni sensibili, che creano paralisi politiche, e per avviare il processo di revisione dei trattati in senso maggiormente federativo, al fine di dare strumenti efficaci all’indispensabile protagonismo internazionale dell’Ue. Ci piace infine condividere le parole iniziali e finali del discorso del Presidente Sergio Mattarella al Consiglio d’Europa a Strasburgo: “Alla comunità internazionale tocca un compito: ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale rispettoso e condiviso che conduca alla pace”».

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