Welfare

I disabili rischiano di essere gli “esodati” della riforma della non autosufficienza

Nei giorni scorsi il gruppo di lavoro “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” ha presentato al ministro Orlando una bozza di Legge delega sulla non autosufficienza. «Una proposta irricevibile, considera solo gli anziani e dimentica gli adulti con disabilità, che nella gran parte sono non autosufficienti», dice Vincenzo Falabella. Tanti spunti interessanti, ma il perimetro della riforma attesa da trent'anni non può essere solo quello sociale

di Sara De Carli

Dopo i celeberrimi esodati della legge Fornero, ci saranno gli esodati della disabilità: decine di migliaia di persone che non saranno comprese nel perimetro della legge delega sulla disabilità né in quello della legge delega sulla non autosufficienza. A coniare l’espressione di «esodati della disabilità», forte ma estremamente chiara, è Vincenzo Falabella, presidente nazionale della Fish. Lo fa commentando lo schema di proposta di “Legge Delega per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti” presentata al ministro Andrea Orlando nei giorni scorsi da parte della Commissione “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza”, istituita nel maggio 2021 e coordinata da Livia Turco. «È un paradosso», spiega Falabella, «quella sulla disabilità e quella sulla non autosufficienza sono due riforme che attendiamo da trenta o quarant’anni, che impatteranno sulla vita quotidiana di milioni di cittadini. Non è possibile che le due deleghe non si parlino e non abbiano un raccordo fra loro. Deve esserci una armonizzazione, altrimenti il rischio concreto è quello di un vuoto normativo che ignora colpevolmente i cittadini adulti con disabilità che nella stragrande maggioranza dei casi sono persone non autosufficienti». Per questo Fish e Fand, insieme, definiscono la bozza come «irricevibile» e chiedono «un incontro immediato» al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Andrea Orlando: «Avevamo già a maggio chiesto che il gruppo di lavoro fosse integrato con i rappresentanti delle due principali organizzazioni che si occupano di disabilità, il ministro Orlando si era detto d’accordo ma nulla poi nei fatti è accaduto», aggiunge Falabella.

È un paradosso, quella sulla disabilità e quella sulla non autosufficienza sono due riforme che attendiamo da trenta o quarant’anni, che impatteranno sulla vita quotidiana di milioni di cittadini. Non è possibile che le due deleghe non si parlino e non abbiano un raccordo fra loro. Deve esserci una armonizzazione, altrimenti il rischio concreto è quello di un vuoto normativo che ignora colpevolmente i cittadini adulti con disabilità che nella stragrande maggioranza dei casi sono persone non autosufficienti

Vincenzo Falabella, presidente Fish

Facciamo un passo indietro. Il gruppo di lavoro “Interventi sociali e politiche per la non autosufficienza” era stato istituito a maggio 2021 per svolgere un’attività di esame e di approfondimento sugli interventi sociali e le politiche per la non autosufficienza in vista della stesura del Piano Sociale Nazionale (pubblicato ad agosto 2021) e della redazione del Piano Triennale per la Non Autosufficienza (2022-2024) nonché per promuovere l’implementazione del sistema dei servizi sociali del sistema dei servizi sociali, formulare proposte in materia di livelli essenziali delle prestazioni e favorire la razionalizzazione e la semplificazione delle politiche per la non autosufficienza. A maggio la riforma della non autosufficienza, attesa sin dalla fine degli anni ’90, era appena entrata nella Missione 5 del Pnrr grazie soprattutto alle sollecitazioni giunte dalla società civile e in primis dal “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”. La riforma si affiancava, nella stessa missione, alla riforma della disabilità.

La legge delega sulla disabilità è già stata approvata e pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 30 dicembre 2021: dinanzi a sé ha 20 mesi di tempo, fino ad agosto 2023, per la stesura dei decreti attuativi. Sul versante della riforma della non autosufficienza, che coinvolge anche il Ministero della Salute e una nuova commissione istituita presso la Presidenza del Consiglio, invece questa bozza – al momento si tratta solo di questo – presentata al ministro delle Politiche Sociali Andrea Orlando, segna il lancio d’inizio della partita legislativa e politica, benché di riforma e delle sue priorità si sta ragionando già da tempo e molto nel dettaglio grazie anche grazie alle proposte avanzate “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”, che raggruppa la gran parte dei soggetti che stanno quotidianamente sulla prima linea della non autosufficienza.

«Ad una prima analisi dei 14 articoli che compongono il testo di questa bozza di “Legge Delega per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti”, vediamo in primo luogo che essa appare incentrata sulle persone anziane non autosufficienti, relegando così ad una visione marginale le persone con disabilità e le loro famiglie. Nonostante la stragrande maggioranza delle persone con disabilità siano giovani e adulti anche non autosufficienti, la proposta in questione, per come è stata concepita, sembra occuparsi di persone con disabilità solo quando hanno un’età anziana. Se si apra di non autosufficienza però non possiamo prevedere una delega che riguardi solo gli anziani», annota Vincenzo Falabella. «Anche perché d’altra parte la legge delega sulla disabilità non affronta il tema della non autosufficienza». È abbastanza evidente: il numero delle persone con disabilità che invecchia aumenta e queste persone hanno sì bisogno di un’attenzione specifica che i servizi oggi non hanno ma «per affrontare il tema della disabilità in età anziana dobbiamo cominciare ad affrontarlo già da prima», chiarisce Falabella.

La criticità evidenziata nella proposta di “Legge Delega per la promozione della dignità delle persone anziane e per la presa in carico delle persone non autosufficienti” quindi riguarda molto il raccordo tra le due deleghe e il perimetro di intervento questa proposta, che forse peraltro appare un po’ troppo stretta sugli aspetti sociali per poter essere quella riforma della non autosufficienza di cui il Paese ha bisogno. Se lo consideriamo invece come un tassello della riforma ventura, è una proposta interessantissima a cominciare dai LEAP, dalla spinta sulle nuove forme di coabitazione solidale, dal passaggio sul rafforzamento degli ambiti sociali territoriali a quello sulla partecipazione attiva dei cittadini, che introduce negli ambiti dei Patti territoriali per lo sviluppo inclusivo a cui partecipano imprese, delle parti sociali, associazionismo e Terzo settore.

Photo by Palle Knudsen on Unsplash

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