Cultura

Scaffali dei supermercati sempre più bio. Il primato di Coop

In dieci anni il mercato del biologico è più che raddoppiato, il canale della grande distribuzione ha quadruplicato le vendite arrivando al 56% di incidenza. Coop si conferma al primo posto con ben 950 referenze. I dati di Focus Bio Bank 2021 fotografano le tendenze del comparto. Maura Latini Ad Coop: «Siamo orgogliosi di rilevare come la nostra intuizione di oltre 20 anni fa, ben interpretava le future necessità dei nostri soci»

di Antonietta Nembri

Il biologico continua la sua ascesa nelle preferenze dei consumatori. A dirlo l’edizione 2021 di Focus Bio Bank – Supermercati & Specializzati, 104 pagine che fotografano un mercato più che raddoppiato negli ultimi 10 anni e che ha continuato a crescere anche negli ultimi due, segnati dalla pandemia. Il trend registrato da Bio Bank, la banca dati del biologico, che dal 1993 raccoglie ed elabora i dati di questo mercato, è la crescita del canale distributivo rappresentato dai supermercati dove le vendite sono arrivate a 2,2 mld di euro, mentre nel canale storico ruotano attorno al miliardo di euro come nel 2012. «In dieci anni l’incidenza dei due canali sul totale delle vendite al dettaglio si è quindi capovolta: i supermercati sono saliti dal 31 al 56%, i negozi sono scesi dal 53 al 26%, in linea con quanto accade in Francia e Germania» sottolineano gli autori del Focus Rosa Maria Bertino, Achille Mingozzi ed Emanuele Mingozzi.

Gettando infatti uno sguardo continentale viene fatto osservare come l’Italia confermi il suo ruolo trainante nell’Ue dove è al primo posto per numero di produttori (oltre 70mila aziende), per trasformatori (22mila imprese) e al terzo per superfici con 2 milioni di ettari dietro a Spagna e Francia. Da osservare anche come il maggior numero di negozi bio nella Ue si trova in Germania, Francia e Italia. A trainare le vendite è la grande distribuzione organizzata-Gdo basti pensare che in Germania la quota dei supermercati in questo mercato è al 60% contro il 27% degli specializzati, mentre in Francia è al 55% contro il 28%. Quindi, commentano ancora gli autori «Quello che si rileva in Italia con la crescita continua del bio nelle marche dei distributori è perfettamente in linea con quanto accade nei Paesi vicini. Come pure la progressiva concentrazione delle catene specializzate».

In continua crescita sono anche i prodotti bio a marchio della grande distribuzione, passati dai 644 del 2001 ai 5.851 del 2020, un’offerta moltiplicata per nove in vent’anni. Nel 2020 si somma il balzo aggiuntivo per l’entrata nel rilevamento di Bio Bank di Dm, catena di drugstore con un forte accento sul bio, che porta in Italia il modello tedesco, specializzato su bellezza e pulizia, ma integrato con l’alimentazione.


Da Focus Bio Bank – Supermercati & specializzati 2021

Per fotografare l’impatto del bio nella Gdo bastano pochi numeri: nelle 27 catene censite da Bio Bank le referenze di alimenti bio sono 22mila, di queste quasi 6mila con la marca del distributore, spalmate su una rete di circa 24mila punti vendita in tutta Italia e che incrociano ogni giorno una marea di potenziali clienti. E i negozi specializzati? Gli autori del Focus, sottolineando come a fronte di «un’offerta più ampia e profonda, contano su una rete di circa 1.300 punti vendita. Il confronto è disarmante». E concludono: «Se al supermercato il bio è convenienza nello specializzato deve essere appartenenza. I negozi bio devono essere una finestra spalancata sul mondo del biologico, sui produttori con il loro volti e le loro storie, devono coinvolgere i clienti come parte di una comunità, partecipi di un progetto e azionisti di un mondo migliore».

Il numero degli specializzati è sceso, arrivando nel 2020 a 1.291, segnando un calo consecutivo del 10% in tre anni. Un calo legato anche alla diminuzione dei negozi legate alle catene specializzate che nasce anche dalla riduzione del numero di catene operanti in Italia con il passaggio di Biobottega e Piacere Terra sotto l’insegna NaturaSì nel 2019, poi la chiusura dei 16 negozi Bio c’ Bon nel 2020 e dal progressivo passaggio d’insegna tra Cuorebio e NaturaSì con la conseguente razionalizzazione della rete di negozi sul territorio.

Tornando alla Gdo Coop si conferma al primo posto con 950 referenze, al secondo entra Dm con 605, al terzo Esselunga con 485. L’ortofrutta rappresenta il 22% di tutte le referenze bio nelle marche della Gdo. Per quanto riguarda i prodotti a marchio in venti anni l’offerta si è moltiplicata per nove. E il bio, si legge nel Focus “resta strategico anche nelle politiche dichiarate per il prossimo triennio. A partire da Coop che punta a mantenere la leadership in ambito Gdo”.
Come conferma Maura Latini, Ad di Coop (nella foto) che commenta: «Da anni ci occupiamo di bio e sostenibilità e lo stesso mondo del consumo ci riconosce il ruolo di antesignani in questa dimensione. Anni fa avevamo intuito l'importanza del biologico, del salutare, del sostenibile e quindi già nel 1999 abbiamo esordito con la nostra linea Vivi Verde. È il primo brand bio venduto nella grande distribuzione in Italia con oltre 250 milioni di fatturato nel 2020. Non ha cessato di crescere durante e dopo il lockdown con un trend a valore del +6,0%. Questi numeri» continua «dimostrano quanto questa nostra linea sia importante per noi, che negli anni, abbiamo costruito attorno a questi prodotti una vera e propria community di soci e clienti attenti alla dimensione più naturale e sostenibile possibile del prodotto. Oltretutto la nostra intuizione viene sicuramente premiata dal più recente modo di sentire degli italiani».

Latini ricorda il Rapporto Coop 2021 (ne abbiamo parlato qui) che racconta del sempre più ampio riconoscimento da parte degli italiani dell’importanza della dimensione circolare del prodotto. «Dalle indagini emerge un 15% di consumatori che si definiscono climatariani e cioè che consumano prodotti locali e di stagione per ridurre l'impatto ambientale e le emissioni di CO2» illustra l’Ad di Coop. «Allo stesso modo il 33% pone attenzione al packaging, selezionando un prodotto anche in base ai materiali sostenibili che lo compongono, all'assenza di plastica, agli eccessi di imballaggio. E un altro 33% pone attenzione al modo di produzione, dal rispetto dell'ambiente, all'assenza di additivi e antibiotici. Insomma, siamo orgogliosi di rilevare come quella intuizione di oltre 20 anni fa, ben interpretava le future necessità dei nostri soci».

Coop è anche in testa alla rilevazione sui prodotti equosolidali: sono 8 le catene della Gdo con questo genere di prodotti nelle proprie marche con un assortimento di circa 100 referenze. «Coop guida fin dall’inizio la classifica con 46 referenze» sottolineano da Focus Bio Bank. «Il Solidal rimane una dimensione che per noi rappresenta un modo molto interessante per mettere insieme l'attenzione per i prodotti, con il rispetto di tutte le dimensioni della filiera e allo stesso tempo l'arrivo sulle tavole degli italiani di cibi provenienti da altre culture e altre nazioni. Anche qui l'intuizione è stata giusta e continueremo a perseguirla anche in futuro», conclude Latini.

In apertura photo by Raul Gonzalez Escobar on Unsplash

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