Mondo
Moas: «Non si può morire di freddo per l’assenza di soccorsi in mare»
Ennesima tragedia del Mediterraneo che ha visto sette persone morte per ipotermia nel tentativo di raggiungere l'Europa. 280 i migranti salvati e sbarcati a Lampedusa. L’organizzazione nel ribadire la necessità di non restare indifferenti di fronte alle sofferenze invita a continuare a chiedere che venga implementato il sistema di #VieSicureELegali
di Redazione
Una nuova tragedia si è consumata alle porte dell’Europa. Sette persone migranti sono morte per ipotermia nel tentativo di raggiungere la salvezza in Europa. Le vittime erano cittadini di nazionalità bengalese, tre di loro sono decedute sul barcone che le trasportava, altre quattro durante le operazioni di soccorso della Guardia Costiera italiana. Sono 280 i migranti sbarcati a Lampedusa nella notte tra lunedì e martedì.
"Ancora una volta vittime innocenti vedono infrangere le loro speranze di una vita migliore contro le barriere dell’indifferenza di un’Europa che, sempre più spesso, resta a guardare o, peggio, si chiude erigendo muri, confini, barriere", afferma il Moas in una sua dichiarazione sull'accaduto.
"Nell’esprimere il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime, Moas ribadisce che non bisogna restare indifferenti di fronte alla sofferenza umana. Non si può morire di freddo per l’assenza di soccorsi in mare, non si deve voltare la testa dall’altra parte quando arrivano disperate richieste di aiuto. In questi anni troppe donne, bambini e uomini hanno già perso la vita mentre cercavano di mettersi in salvo, o di regalare un futuro migliore alle loro famiglie.
Occorre restare uniti e far sì che venga implementato il sistema di #VieSicureELegali – come i corridoi umanitari, i visti per ricongiungimento familiare, per motivi di studio o salute, per lavoro, ecc – che consentano a coloro che fuggono da guerre, carestie, povertà di poter raggiungere la propria destinazione in modo legale e senza mettere a rischio la vita".
In apertura foto di ©Darrin Zammit Lupi/Moas.eu 2017
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