Welfare

Cura, casa e lavoro: ricuciamo vite su misura per persone fragili

Grazie al suo modello “sartoriale” la cooperativa Il Gabbiano di Pontevico in provincia di Brescia è stata premiata come “eccellenza imprenditoriale italiana”

di Diletta Grella

«Se vuoi aiutare una persona con disabilità o fragile a integrarsi nella società, devi metterla nelle condizioni di trovare un lavoro. Il lavoro è tutto, perché restituisce dignità, alza l’autostima, crea possibilità di relazione con gli altri». Quando incontri lo sguardo e l’energia di Giacomo Bazzoni, capisci subito che sei davanti a una persona fuori dal comune. Nel 1988, a Pontevico, in provincia di Brescia, ha dato vita, insieme a un gruppetto di amici, a Il Gabbiano (www.ilgabbiano.it): una cooperativa che oggi dà lavoro a 1.814 persone.


Una filiera per la salute mentale
Una delle aree in cui Il Gabbiano è impegnata è l’inserimento lavorativo delle persone fragili. «Non si tratta semplicemente di trovare un lavoro a chi non l’ha, ma di creare un percorso su misura» continua Bazzoni: «Capire quali sono i punti di forza di ognuno e cercare la situazione professionale dove potrebbe esprimersi al meglio». Attualmente Il Gabbiano impiega 98 persone nell’area Inserimento Lavorativo, di cui 47 sono fragili: la maggior parte ha problemi psicologici e psichiatrici, alcuni hanno una disabilità fisica.
«La nostra filiera della salute mentale comprende la comunità ad alta protezione, un centro diurno e alcuni appartamenti di housing semi-protetto», spiega Emanuela La Fede, vicepresidente della cooperativa e responsabile dell’area Salute Mentale. «Ogni nostro ospite ha un progetto riabilitativo personalizzato. Ci sono diverse figure che lavorano attorno alla sua biografia: psicologi, psichiatri, educatori, infermieri… La conoscenza avviene inizialmente attraverso colloqui e poi con una parte più formale di valutazione delle funzionalità. Quando vediamo che la persona è pronta, le proponiamo un’attività lavorativa. Ci sono cooperative che scelgono un unico settore di inserimento lavorativo, noi siamo attivi in diversi settori, in modo da poter valorizzare il più possibile le attitudini di ognuno. Le aree di lavoro sono: pulizie, attività di assemblaggio, trasporti, cucina, lavanderia, manutenzione civile e industriale, gestione del verde privato.
Nel percorso educativo ci concentriamo molto su che cosa vuol dire essere un lavoratore: spieghiamo la grammatica del lavoro: dalla puntualità alla gerarchia, a come si chiede un giorno di permesso…».

In rete con 41 imprese private
«Al momento», prosegue Angelo Piceni, responsabile dell’area Inserimento Lavorativo «collaboriamo con 41 imprese private della provincia di Brescia e con 3 enti pubblici, per un totale di 75 servizi appaltati. Riusciamo a inserire queste persone nelle imprese private, grazie all’art. 14 del decreto legislativo 276/2003. Le imprese che hanno più di 15 dipendenti, infatti, sono tenute ad assumere lavoratori fragili. L’articolo 14 permette alle aziende di adempiere in parte a questo obbligo, attraverso una convenzione con i centri per l’impiego e le cooperative sociali come la nostra».
Nel 2020 il fatturato derivato dagli inserimenti lavorativi è stato di circa 2 milioni euro, su un fatturato totale della cooperativa di circa 43 milioni euro. La coop è stata premiata come “eccellenza imprenditoriale italiana” nel programma “Imprese Vincenti 2020” di Intesa Sanpaolo.
S., 48 anni, è nata all’estero ed è arrivata in Italia da ragazzina. Nei suoi occhi leggi un passato difficile, ma anche tanta voglia di riprendere in mano la propria vita. «Ho avuto problemi psichiatrici, ho divorziato, i miei bambini sono stati dati in affido» racconta: «Il Gabbiano mi ha aiutata a ritrovare la fiducia in me stessa. Oggi faccio un lavoro di pulizia presso alcuni uffici e ho uno stipendio. Mi sento più forte, più serena. E quando ti senti meglio, tutta la tua vita migliora: sono riuscita a prendere la patente e vivo con il mio nuovo compagno». Giambattista, 56 anni, abita in una comunità gestita dalla cooperativa. Da un anno lavora in una officina dove svolge attività di assemblaggio di cavi elettrici: «Sono sempre stato un elettricista e volevo continuare a lavorare in questo ambito. Quindi sì, sono contento. Grazie all’aiuto della cooperativa, mi è stata assegnata una casa del Comune e presto andrò a vivere da solo».
«Il nostro modello di innovazione» chiarisce Francesco Luzzardi, il direttore generale, «è la presa in carico globale della persona. Dalla cura della malattia, all’inserimento nel mondo del lavoro, alla ricerca di una soluzione abitativa adatta a ciascuno. Cerchiamo di tagliare in modo sartoriale il percorso di ogni utente, prestando attenzione a ogni aspetto dell’abito. Consapevoli che la guarigione non è assenza di malattia, ma è la capacità di coniugare la sofferenza che ognuno porta con sé, con le possibilità che la vita ci offre».

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