Politica

Quirinale, fra i grandi elettori ci sia anche il Terzo settore

Perché qualche Consiglio regionale non designa tra i loro delegati un rappresentante autorevole, credibile ed impegnato della società civile? Sarebbe il riconoscimento del “ruolo politico” svolto dalle organizzazioni della sussidiarietà orizzontale

di Emanuele Rossi e Luca Gori

È una provocazione, ce ne rendiamo conto. Ma come tutte le provocazioni serve a mettere a fuoco un problema, a stimolare una riflessione ed a generare la forza di trovare soluzioni. Il dibattito sulla prossima elezione del Presidente della Repubblica, in vista della scadenza del mandato di Sergio Mattarella il prossimo 3 febbraio, è avvitato in una serie di strategie e tattiche antiche, che hanno da sempre caratterizzato l’elezione presidenziale. Il costituzionalista Leopoldo Elia definiva questo momento politico-istituzionale come quello di massima dissociazione e dislocazione delle forze politico-parlamentari. Rende bene l’idea. Il punto è che, oggi, quelle tattiche parlamentari – già difficili in un contesto di partiti forti ed organizzati – sono diventate una sorta di guerriglia urbana. Non esistono più le correnti, che sono state sostituite da piccoli raggruppamenti di parlamentari intorno ad una singola persona o ad un interesse di piccolo cabotaggio (il mantenimento di un ruolo, una carica, uno staff, ecc.), che si muovono con relativa libertà.

L’unico punto fermo è la procedura costituzionale. Molto povera di indicazioni, per la verità. Entro il 4 gennaio il Presidente della Camera convocherà il Parlamento in seduta comune, integrato dai delegati regionali, per l’elezione del Capo dello Stato. Nel frattempo, i Consigli regionali dovranno designare tre delegati, eletti dal Consiglio regionale, «in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze» (afferma l’art. 83 Cost.). La Valle d'Aosta ha un solo delegato. Non si dice chi sono questi “delegati”. Usualmente sono sempre stati Presidenti di Giunta regionale e consiglieri regionali. Ma potrebbe anche non essere così. Qualcuno ha proposto che siano dei sindaci, per dare rappresentanza alle città; altri hanno indicato che potrebbero essere leader politici senza seggio (ad es., Berlusconi o Conte; in passato, Renzi lo aveva chiesto). L’unico vincolo è che sia data l’opportunità all’opposizione consiliare di indicare un proprio nominativo, ad es., attraverso il voto limitato.

Qui la provocazione. Perché qualche Consiglio regionale non designa quale delegato un rappresentante autorevole, credibile ed impegnato della società civile? Perché non dare a quella elezione, da sempre così simile ad una riunione di “club”, una “finestra” su quell’Italia che ricuce e che dà fiducia, cui Sergio Mattarella non ha mancato di dare voce, supporto e visibilità nel suo ruolo di rappresentante dell’unità nazionale? Quando si tratterà di fare un bilancio di questa presidenza, indubbiamente uno dei tratti caratterizzanti sarà proprio l’attenzione all’attivismo civico, al volontariato ed al Terzo settore come fattore di coesione sociale: le visite, le udienze, le onorificenze, l’unica nomina di una senatrice a vita raccontano questa attenzione non episodica.

Certo, numericamente si tratterebbe di una presenza insignificante, non in grado di ribaltare le sorti dell’elezione presidenziale. I delegati sono complessivamente 58, a fronte di circa 950 parlamentari. Simbolicamente, però, sarebbe il riconoscimento del “ruolo politico” – nel senso di costruttori ed animatori della polis – svolto dalle organizzazioni della sussidiarietà orizzontale all’interno della Repubblica, costituita sia dalle autonomie territoriali (Regioni, Comuni) sia dalle autonomie sociali, e renderebbe forse meno asfittica l’aria delle Aule parlamentari, talora così separate dalla vita della società civile, almeno in apparenza.

Si potrebbe replicare: ma non c’è bisogno di coinvolgimenti simbolici, rituali o formali, c’è bisogno di “coinvolgimento attivo” nelle decisioni politiche, nell’amministrazione, nell’attivazione dei meccanismi di responsabilità. È vero. Ma sarebbe un segnale inedito di attenzione, con origine dai territori e non dal centro, e che – forse – potrebbe indurre qualche cambiamento.


*Scuola Superiore Sant’Anna, Pisa – Centro di ricerca Maria Eletta Martini

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