Carola e il sogno di ripulire il mondo dai rifiuti

La storia di un'insegnante cagliaritana di 31 anni, che si è presa un anno sabbatico per dedicarsi alla pulizia di spiagge e boschi di mezza Europa. Un viaggio iniziato a ottobre e lungo dodici mesi. Dopo aver attraversato l'Italia meridionale, ora si trova in Grecia: ha già raccolto oltre 200 chili di plastica, carta, sigarette e altro pattume. Perché bisogna informare e sensibilizzare la gente

di Luigi Alfonso

Duecento chili di rifiuti raccolti in appena un mese. Da sola. Basterebbe questa cifra per iniziare a raccontare l’insolita iniziativa della professoressa Carola Farci, 31enne cagliaritana che ha deciso di prendersi un anno sabbatico e girare l’Europa per ripulire alcuni dei tanti, troppi siti invasi da sigarette e oggetti di plastica, carta e metallo. Duecento chili in poche settimane non sono pochi, ma fa ancor più pensare il dato degli ultimi giorni di attività: oltre 55 chili in 48 ore.

Docente di Italiano e Storia all’Istituto Azuni di Cagliari, Carola parla fluentemente quattro lingue. Sin dalla scorsa estate era partita con il suo proposito. «In questo momento storico, credo che sia più necessario lanciare un messaggio forte in difesa del nostro pianeta, piuttosto che dedicarsi al pur importante studio di Leopardi o del Risorgimento. Perché è vero che ci sono molti adolescenti sensibili a questo argomento, ma non tutti prestano grande attenzione a un fenomeno che invece dovrebbe preoccuparli, e non poco. Insomma, siamo abituati a pensare alla generazione di Greta Thunberg come se tutti i ragazzi tra i 15 e i 20 anni siano informatissimi su ciò che accade nel mondo. Non è così, purtroppo. Alcuni miei alunni, quando ho mostrato loro i documentari sull’inquinamento marino, hanno pianto: guardavano le “isole di plastica” e non credevano ai loro occhi».

Informare e sensibilizzare sono i due pilastri dell’impresa che la professoressa Farci ha avviato agli inizi di ottobre. In verità, soltanto in Italia i media le hanno dedicato una certa attenzione. Partita dalla Sardegna, è passata per Napoli, Piana di Sorrento, Polignano, Amalfi, Potenza, Diga di San Giuliano, Matera, Altamura e Bari. Poi è sbarcata in Grecia: Patras, Makineya, Patras e Arkoudi le prime tappe, in compagnia del suo fido labrador Polly. L’itinerario è tutto da scoprire. «Avevo in mente una certa mappa, ma la situazione della pandemia nei Paesi balcanici mi sta facendo ripensare tutto. Insomma, vivo alla giornata perché, da un momento all’altro, possono chiudere le frontiere della stessa Grecia come pure in Turchia. Deciderò all’ultimo momento dove proseguire. Devo dire che la Grecia mi sta sembrando mediamente più sporca e inquinata dell’Italia. Non mi limito a raccogliere ciò che trovo in riva al mare, alcuni giorni mi dedico ai boschi che la gente del luogo mi indica. E ogni volta mi si stringe il cuore, nel vedere come stiamo riducendo il nostro pianeta».

Carola da anni aveva preso l’abitudine di ripulire la spiaggia del Poetto, a Cagliari. Chilometri di sabbia fine che, puntualmente, vengono invasi dai rifiuti spesso portati dalle correnti. «Arrivano da lontano, dalla Spagna o dalla penisola ma anche dall’Africa, a seconda del vento», sottolinea. «Ma noi ci mettiamo del nostro. Io, nel mio piccolo, cerco di rimediare un poco. Se lo facessimo tutti, e soprattutto se fossimo più attenti, l’ambiente ne gioverebbe in maniera significativa. Questa è una esperienza molto forte e impegnativa, so già che richiederà tanta pazienza e forza di volontà. Ho vissuto per dieci anni lontano da casa ma, di solito, rientravo a Cagliari dai miei familiari per le vacanze natalizie e pasquali. Stavolta sarà diverso, e so già che mi mancheranno molto. In verità, spero che possano raggiungermi a Natale, anche se ancora non so dove sarò. Se per me è tragico, per i miei genitori lo è di più».

L'auto che sta utilizzando per l'occasione è piuttosto vecchia e non adatta ad un viaggio così lungo. Alla sua amica Canaria , una grafica molto apprezzata, ha chiesto di personalizzare la carrozzeria con elementi marini simbolici. «Sono stata costretta a viaggiare in auto e a rinunciare ai mezzi pubblici in quanto, da molte parti, non consentono di portare il cane a bordo. E io, senza la mia Polly, sarei morta. Questa situazione dimostra che si fanno tante chiacchiere però poi non si mettono le persone nelle condizioni di muoversi in maniera differente. E si produce ulteriore inquinamento. L'unico vantaggio è stato quello di poter portare molta più attrezzatura, ad iniziare dal notebook. E 30 chili di alimenti per Polly…».

Per raccogliere i rifiuti, Carola utilizza pochi strumenti: una lunga pinza prensile (dai cinesi le è costata meno di due euro), un paio di guanti, un retino e una bilancia. «Non occorre niente di più, in fondo non tratto rifiuti speciali o voluminosi», sottolinea lei. Per potersi permettere questo lungo viaggio senza una meta precisa, Carola non ha dovuto prosciugare il conto in banca. «Utilizzo più il sistema del workaway (vitto e alloggio in cambio di piccoli lavori) piuttosto che il couchsurfing (scambio di ospitalità). Questo mi consente da un lato di risparmiare, dall’altro di conoscere tanta gente. La prima è stata Marta, una donna napoletana che abita in campagna e ha ridotto a livelli minimi la produzione di rifiuti: trasforma l’umido in compost oppure lo dà ai maiali, utilizza pannolini lavabili anziché gli “usa e getta”, ricicla molti contenitori, evita di acquistare alimenti monodose, compra la pasta con un packaging di un certo tipo. Insomma, si è ingegnata. Certamente è più facile farlo in campagna che non in un appartamento in città, ma quel che più conta è l’approccio con il problema. È stata proprio Marta a regalarmi la bilancia, che lei utilizza per capire se di mese in mese riesce o meno a ridurre la produzione di rifiuti».

Carola non è sensibile soltanto ai problemi ambientali. Nei mesi scorsi ha organizzato una “spesa sospesa”, un progetto di solidarietà a favore di persone indigenti. Ma per ora pensa un po’ più in grande, anche se limita al minimo la comunicazione all’esterno. «Non mi va di fare grancassa coinvolgendo tv e giornali, non rientra nel mio modo di essere e di pensare. Non voglio diventare la protagonista di turno, e non sono un’eroina. Dico di più: non c’è bisogno di andare in giro per il mondo per un anno, si può fare moltissimo stando nella propria città. E non prendiamocela sempre con chi ci governa: in fondo, i politici fanno ciò che la gente si aspetta da loro, per una questione di convenienza. Ecco, proviamo a pensare a nuove priorità e a nuove modalità di vita. Lo dobbiamo a noi stessi, in particolare alle generazioni che verranno. L’esempio è trascinante: nelle località che sto toccando, qualcuno mi sta aiutando».

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