Cultura

Minori non accompagnati: le famiglie aprono le porte

Nelle province di Avellino, Benevento, Caserta e Napoli parte il progetto “Il posto giusto”, per promuovere l’affidamento familiare di minori giunti in Italia soli, come misura preferenziale di accoglienza. Oggi in Italia solo il 3% dei minori non accompagnati è accolto in famiglia: in Campania nessuno

di Sara De Carli

Si dice che i minori stranieri non accompagnati siano troppo grandi per andare in famiglia, meglio la comunità. Si dice che l’affido al Sud faccia ancora fatica a decollare. Si dice, ma c’è chi scommette il contrario. In Campania – nelle province di Avellino, Benevento, Caserta e Napoli – è da poco partito il progetto “Il posto giusto”, che mira proprio a promuovere l’affidamento familiare di minori giunti in Italia soli, come misura preferenziale di accoglienza (info a ilpostogiusto@cidisonlus.org).

Dati alla mano, in tutta Italia i minori stranieri non accompagnati che vengono accolti in famiglia sono una assoluta minoranza: secondo il terzo Rapporto di monitoraggio sul sistema della tutela volontaria in Italia della Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza erano solo il 3% del totale. «L’affido familiare è riconosciuto dalla normativa italiana come strumento più idoneo per l’accoglienza dei minori migranti giunti in Italia senza famiglia: è l’accoglienza più efficace per il benessere del minore ma anche per la sua integrazione, oltre ad essere meno oneroso dal punto di vista economico», dice Maria Teresa Terreri, presidente di Cidis, il capofila del partenariato che ha promosso il progetto. Ovviamente non può essere l’unico strumento: «I ragazzi che arrivano in Italia sono molto diversi fra loro per progetti migratori, desideri, aspettative: l’affido in famiglia ovviamente non è per tutti ma nemmeno può essere per nessuno, come oggi». In Campania, i dati del Report di monitoraggio a cura del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali censiscono, al 30 novembre 2020, 224 MSNA presenti, tutti collocati in strutture di accoglienza e nessun affido familiare attivo: le ragioni per cui in Campania l’affidamento familiare rimane uno strumento inapplicato sono molteplici, «a cominciare ad esempio dal fatto che molto comuni della Campania ancora non hanno un regolamento attuativo per l’affidamento familiare, personale adeguatamente formato, una rete di intervento strutturata», continua Maria Teresa Terreri. Non per nulla “Il posto giusto” affiancherà anche i servizi sociali dei comuni – che sono i titolari del progetto di affido – così che questa diventi anche l’occasione per una qualificazione dei servizi. «Si deve agire nel contesto locale attraverso un intervento integrato in grado di rafforzare l’intero sistema, che coinvolga direttamente tutti gli attori rilevanti nel processo».


Nulla si può fare, però, senza le famiglie e i ragazzi: sono loro i primi a dover scoprire cosa significa davvero affido in famiglia e se questa esperienza è coerente con i loro desideri. «Innanzitutto va detto che intendiamo famiglia come nucleo di accoglienza, non deve essere per forza una coppia: è un progetto a cui possono candidarsi single, coppie dello sesso, famiglie con figli e senza figli. Abbiamo in cantiere incontri di sensibilizzazione molto informali, conviviali: aperitivi multietnici piuttosto che l’esperienza della biblioteca vivente… Le famiglie che si avvicinano all’affido talvolta hanno in mente il bambino piccolo, mentre qui si tratta di accogliere soprattutto di adolescenti di 15/17 anni. Può spiazzare, ma se li incontri capisci che sono prima di tutto dei ragazzi pieni di entusiasmo, energia, vitalità… portano qualcosa che “fa bene” al nostro Paese», racconta Terreri. «La famiglia deve essere famiglia, non le chiediamo di fare cose che ne competono: è vero che questi ragazzi hanno tanti bisogni relativi alla dimensione burocratica, legali, i permessi di soggiorno, il percorso di studio e di formazione… Di tutto questo ci occupiamo noi. La famiglie accolgono, danno riferimenti affettivi, legami. Non saranno sole: garantiamo un accompagnamento e un supporto lungo tutto percorso», afferma la presidente.

Accanto al classico affidamento in famiglia, ci potranno essere anche affidi diurni (solo parte della giornata), a tempo parziale (solo parte della settimana) e la sperimentazione di percorsi di vicinato solidale.

Il progetto “Il posto giusto” è realizzato da un ampio partenariato che oltre a Cidis capofila, comprende la Regione Campania, i comuni titolari di progetti di accoglienza per Minori Stranieri Non Accompagnati, di Caserta, Ogliastro Cilento, e Lacedonia in collaborazione con il Consorzio La Rada, le Cooperative Shannara e Città della Luna Cooperativa sociale, e le Associazioni La Tenda e La Tavola Rotonda. A supporto del progetto c’è anche un’ampia rete che coinvolge istituzioni e diverse realtà del privato sociale: il Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, il Tribunale per i minorenni di Napoli e Salerno, i Comuni di Salerno, San Rufo, Portici, Calvi Risorta, Sant’Andrea di Conza, il Piano Sociale di zona di Sapri, il Piano sociale di zona Capaccio – Roccadaspide, il Consorzio dei Servizi Sociale Ambito A 3 Alta Irpinia (Lioni-Avellino), associazioni titolari di progetti di accoglienza e comunità alloggio; associazioni di famiglie e affidatari, reti dei tutori.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.