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“Operazione Accoglienza”: AVSI tende la mano ai migranti venezuelani in Brasile

Uno dei progetti di punta è il “Welcomed through Work” della ong con cui insegna loro il portoghese e li professionalizza, spiegando le caratteristiche del mercato del lavoro locale e, una volta inquadrate le abilità e le aspirazioni di ognuno, li mette in contatto con il settore privato in cerca di manodopera

di Paolo Manzo

«Lasciare il Venezuela è stata una decisione durissima. Prima della crisi, avevamo una vita normale. Tutti lavoravamo e avevamo di che sostenerci. È stato difficile lasciare tutti i nostri riferimenti, gli amici, per iniziare qui una nuova vita, ma grazie a Dio oggi sto lavorando e sono grato al Brasile che ha aperto le sue porte». Chi parla è il 49enne Ricardo José Blanco Rojas, uno delle migliaia di venezuelani aiutati in Brasile dall’AVSI che, da oltre due anni, sta portando avanti nel paese sudamericano una quantità di progetti che per qualità e replicabilità sono un fiore all’occhiello della cooperazione italiana internazionale

Uno dei progetti di punta è il “Welcomed through Work”, “Benvenuti attraverso il lavoro” della Fondazione AVSI, AVSI Brasil e AVSI-USA in collaborazione con l’Istituto Migrazioni e Diritti Umani (IMDH)/Suore Scalabriniane e finanziato dal Dipartimento di Stato americano per la Popolazione, i Rifugiati e le Migrazioni. Obiettivo “rafforzare le azioni dell’Operação Acolhida (Operazione Accoglienza), una task force umanitaria guidata dal governo federale brasiliano, in risposta alla crisi in Venezuela”. A Maturín, nella regione venezuelana di Monagas, fino a due anni fa Ricardo (che si è beneficiato proprio di questo progetto) era il capo della polizia. Quando però il suo stipendio è crollato all’equivalente di 5 euro al mese, ha deciso di tentare la “carta Brasile” con la sua famiglia. Troppo pericolosa la traversata nella più vicina Trinidad e Tobago, dove tra l’altro i venezuelani che vi si stabiliscono vengono discriminati, troppo inflazionata la Colombia, dove i suoi compatrioti in fuga sono già quasi due milioni, da escludere la Guyana perchè troppo pericolosa, Guyana con cui peraltro il Venezuela ha una disputa territoriale. Non restava che tentare fortuna in Brasile. Una scelta obbligata perché, a meno di non dedicarsi ad attività illecite come il narcotraffico o il contrabbando, un poliziotto venezuelano oggi non può sostenere se stesso e men che meno la propria famiglia, in un modo onesto.

Attualmente sono già quasi 300mila i venezuelani arrivati nel paese del samba, quasi tutti entrati – via terra o via fiume – negli stati (l’equivalente delle nostre regioni) della Roraima e dell’Amazonas. Poi da lì in tanti si spostano a sud, alla prima occasione di lavoro, ma è difficilissimo se non si sfruttano al meglio le possibilità offerte dall’”Operazione Acolhidos”, di cui AVSI è parte integrante fondamentale. Ricardo e la sua famiglia (la moglie, la figlia e il fratello minore) sono stati infatti prima rifugiati per oltre un anno, a Boa Vista, la capitale della Roraima. Qui Avsi Brasil – nata nel 2007 per aiutare le persone a migliorare le condizioni di vita in contesto di emergenza umanitaria – gestisce ben sette case di accoglienza di immigrati, tutti venezuelani.

L’ong li prende letteralmente per mano, impartendo corsi di portoghese e di professionalizzazione, spiegando le caratteristiche del mercato del lavoro locale e, una volta inquadrate le abilità e le aspirazioni di ognuno, li mette in contatto con il settore privato in cerca di manodopera. Dopo un periodo di integrazione, Ricardo e la sua famiglia sono stati così trasferiti nel sud del paese, nello stato di Santa Catarina. Nello specifico nella città di Seara, 17mila abitanti e celebre per la sua industria agroalimentare di insaccati e per i macelli di carne bovina e suina (tanto celebre che una “Negroni/Vismara/Beretta” brasiliana si chiama proprio “Seara”, essendo nata qui negli anni 50). Come con ogni migrante venezuelano che entra a partecipare dei progetti AVSI, non avendo con sé nulla o quasi, a Ricardo è stato pagato l’affitto per i primi tre mesi, oltre ad essergli stato acquistato l’essenziale – frigorifero, forno, letti e armadi- ed avere garantito un buono pasto che va dai 400 ai 900 reais al mese, a seconda del numero di membri del nucleo famigliare. Era febbraio di quest’anno quando Ricardo e la sua famiglia si sono trasferiti a sud, attraverso una partnership tra AVSI Brasil e il Servizio dei Gesuiti per Migranti e Rifugiati, il SJMR di Boa Vista. Insomma, anche il viaggio nella località dove offerta e domanda di lavoro si incrociano è stato coperto dal progetto.

Ricardo è stato il primo migrante venezuelano aiutato da AVSI a riuscire ad affrancarsi, con un lavoro al 100% in regola. Da maggio scorso, infatti, sia lui che suo fratello sono stati assunti per lavorare in un macello di Seara. Il progetto prevede anche un assistente sociale durante questo periodo per aiutare l'adattamento familiare con la popolazione locale, oltre ad accompagnare i due nel nuovo ambiente di lavoro. Per quanto riguarda la nuova città, Ricardo ne è felice. «Ora ho una prospettiva di vita. Ho un futuro, un lavoro e mi posso ricostruire per me e i miei cari una nuova vita», spiega. L'unica difficoltà è stata «l'adattamento al freddo della regione, poiché il clima in Venezuela è molto diverso da quello di Santa Catarina, dove la temperatura è molto bassa», soprattutto tra maggio e settembre. «Ma non è un problema», dice lui, «è solo questione di abitudine». Come altre centinaia di migranti venezuelani, oggi dunque Ricardo vive in una casa affittata a suo nome e non dipende più dall'indennità AVSI. «D'ora in poi, l'unica mia aspettativa è mantenere la nostra qualità di vita. Intendo lavorare ogni giorno di più e garantire il benessere alla mia famiglia», racconta con il cuore colmo di speranza.

Avsi Brasil è oggi presente in undici stati del Brasile (su 24 totali) oltre che nella capitale Brasilia, con 26 progetti attivi in diverse aree. L’ong può contare al momento su 600 collaboratori, la maggior parte dei quali attivi proprio in Roraima per affrontare l’emergenza umanitaria venezuelana. Sono inoltre 466.300 i beneficiari dei progetti brasiliani dell’ong, progetti che hanno visto sino ad oggi un investimento sociale di AVSI pari a 74 milioni di reais, circa 12 milioni di euro al cambio attuale.

L’incontro di Avsi con i migranti venezuelani ha inizio nel giugno del 2018, all’interno della “Operazione Acolhida” con la gestione di alcuni centri di accoglienza. All’epoca i collaboratori di AVSI percepivano che molti ospiti quando lasciavano i ricoveri per andare in altre località del paese del samba erano totalmente vulnerabili. Per questo AVSI Brasil, insieme alla Fondazione AVSI, dal novembre del 2018 ha sviluppato un progetto pilota di integrazione attraverso il lavoro nello stato di Bahia, in partnership con l'industria di bevande San Miguel. Un’esperienza di successo se è vero che ad oggi solo un migrante venezuelano ha lasciato il lavoro nella San Miguel. Da quel momento AVSI ha avuto la consapevolezza che questo modello di integrazione era replicabile anche su larga scala. Quindi, a partire dal settembre di due anni fa, ha sviluppato il progetto “Welcomed through Work”, con varie industrie partner e che ha due grandi obiettivi: facilitare l’entrata nel mercato del lavoro formale dei venezuelani in Brasile e facilitare l’integrazione socio-economica dei migranti in città verde-oro tramite l’integrazione volontaria. Ad oggi sono circa 1100 i venezuelani che hanno imparato il portoghese grazie all’ong del nostro comitato editoriale. Nel contempo AVSI ha anche offerto a un migliaio di brasiliani corsi di coesistenza pacifica per migliorare l’integrazione nelle comunità che ricevono i migranti. Nella capitale è stato poi aperto un cento di accoglienza in una struttura offerta gratuitamente in comodato dalla locale Conferenza episcopale, un luogo splendido, mentre attualmente sono già 600 i migranti venezuelani con un lavoro formale con al loro seguito le famiglie, per un totale di quasi 2000 persone perfettamente integrate in varie città brasiliane. A ciò si aggiunge il lavoro di volontariato a Brasilia, Bahia e in Roraima offerto dagli stessi migranti.


Le immagini che corredano questo mio contributo sono una sintesi della mostra “Accolti“, inaugurata il 29 settembre scorso a Brasilia. In essa si racconta il lungo e travagliato percorso fatto da centinaia di famiglie venezuelane attraverso gli scatti del fotografo italiano Antonello Veneri, che ha seguito i protagonisti dei suoi scatti a partire dal loro arrivo in Brasile e dai primi aiuti ricevuti, fino alla loro integrazione in diverse città brasiliane

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