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Oltre l’emergenza, ogni progetto di cooperazione si deve pensare in un’ottica di sviluppo sostenibile

«È innegabile che in alcuni Paesi l’emergenza sia diventata cronica», dice Dina Taddia consigliera delegata della Fondazione WeWorld-GVC Onlus, «perciò ogni nostro progetto è pensato in un'ottica di sviluppo sostenibile, affinché sia la comunità stessa a trovare, al suo interno, le competenze e la fiducia per diventare autonoma». WeWorld-GVC Onlus festeggia i 50 anni dall’inizio delle attività. Stasera a Bologna si terrà un evento speciale in cui verrà presentato uno screening off del fotografo Gabriele Galimberti per celebrare i 50 anni di lotte dell’organizzazione

di Anna Spena

«Negli anni Settanta sono nate le prime ong laiche, erano in tanti a pensare che con l’inizio del nuovo millennio e con lo sviluppo della società e delle nuove tecnologie, le persone non sarebbero più morte di fame e di sete. E invece negli ultimi anni la situazione è degenerata: cambiamenti climatici e conflitti hanno reso impossibile vivere in alcuni Paesi», lo racconta Dina Taddia, consigliera delegata di WeWorld-GVC Onlus, e lo fa nell’anno delle celebrazione dei 50 anni dalla nascita dell’organizzazione.

Dina Taddia comincia la sua carriera professionale nel settore profit come responsabile vendite estere. Ma nel 1997 entra nel mondo della cooperazione internazionale. Una prima esperienza con l'organizzazione bolognese la porta in Palestina, dove ricoprirà prima il ruolo di capo progetto, coordinando interventi di emergenza nella Striscia di Gaza, poi come rappresentante dell'area Medio Oriente a Gerusalemme.

Nel 2002 torna a Bologna e nella sede italiana di GVC ricopre prima il ruolo di responsabile Africa, Asia e Medio Oriente e, successivamente, il ruolo di direttore programmi. Nel giugno 2014 viene eletta presidente dall'assemblea dei soci.

Dal dicembre 2018, quando GVC e l’organizzazione umanitaria WeWorld si fondono, diventa consigliera delegata della fondazione WeWorld-GVC Onlus. «Un’unione», racconta, «nata per per allargare la platea dei beneficiari e rafforzare il supporto alle comunità locali dei Paesi in cui siamo presenti». Africa, America Latina, Medio Oriente, Asia, Europa. WeWorld-GVC lavora in 25 Paesi in tutto il mondo, compresa l’Italia. Solo nell'ultimo anno ha realizzato 170 progetti, raggiungendo oltre 10 milioni di beneficiari.


​«In 50 anni la nostra lotta a povertà e disuguaglianze non si è mai fermata, lavoriamo ogni giorno per proteggere le persone più vulnerabili e difendere i diritti, di tutte e tutti», dice il presidente dell'organizzazione Marco Chiesara. «Nel mondo aumentano crisi economiche, ambientali e sociali e con esse aumentano le disuguaglianze. Per questo ogni giorno siamo al fianco delle comunità più vulnerabili. Noi non siamo gli stessi di quando abbiamo iniziato, in alcuni casi è cambiato il nostro modo di intervenire,

migliorando di anno in anno, sono aumentato i paesi in cui lavoriamo, molte persone nuove si sono unite a WeWorld-GVC e siamo cresciuti e cambiati come struttura. I nostri valori, la passione e l'impegno che ci contraddistinguono però non sono cambiati. Continuiamo a guardare avanti per costruire un mondo più giusto dove le persone possano godere di pari diritti e opportunità e condurre una vita dignitosa».

L’organizzazione lavora su due fronti: «La risposta all’emergenza e lo sviluppo», dice Taddia. «prestiamo soccorso alle popolazioni vittime di emergenze umanitarie attraverso la distribuzione di beni primari e interventi di ricostruzione. È innegabile però che in alcuni Paesi l’emergenza sia diventata ormai cronica, quindi ogni nostro progetto è pensato in un'ottica di sviluppo sostenibile, affinché sia la comunità stessa a trovare, al suo interno, le competenze, la fiducia e le risorse per diventare autonoma e indipendente».

La metodologia dell’organizzazione è chiara: «Lavoriamo con un Community Protection Approach, ci concentriamo sull'identificazione reale dei bisogni delle comunità coinvolgendo le comunità stesse e rendiamo disponibili queste informazioni anche per le altre organizzazioni presenti sul territorio per dare alle persone una risposta più efficace».

Il focus principale dei progetti rimane sulle fasce più vulnerabili della popolazione, in particolare donne e bambini. «Lavoriamo molto sul fronte educazione, per noi è fondamentale», spiega Taddia. «È da lì che parte il riscatto, il diritto all’educazione è un diritto umano fondamentale che non ammette discriminazioni o esclusioni. Siamo convinti che un’istruzione di qualità sia il mezzo per realizzare il potenziale di ognuno e il progresso delle società, uno strumento per favorire la cittadinanza globale. Basti pensare all’impegno sul genere, con la creazione di gruppi di auto-aiuto, lotta ai matrimoni precoci, tutela legale, rafforzamento della società civile e delle istituzioni democratiche, advocacy e campagne di sensibilizzazione sui diritti». L’Educazione per tutti è un obiettivo dell’Agenda 2030. «Il nostro piano strategico», continua la consigliera, «ha come linea conduttrice i punti cardine dell’agenda».

WeWorld-GVC si è impegnata infatti nel garantire un equo, corretto e partecipato accesso all’acqua attraverso la fornitura di acqua potabile e servizi igienico-sanitari, la formazione in merito alla gestione delle risorse e la lotta allo spreco e allo sfruttamento delle fonti idriche. Questo impegno va di pari passo con il programma Fame Zero per eliminare la fame attraverso il raggiungimento della sicurezza alimentare, il miglioramento della nutrizione e la promozione dell’agricoltura sostenibile. «Per questo», dice Taddia, «sosteniamo i piccoli agricoltori e l'agricoltura familiare promuovendo l'autonomia e l'autoconsumo». L’organizzazione umanitaria fornisce inoltre assistenza sanitaria dove è necessaria e promuove progetti per far crescere la consapevolezza e migliorare le condizioni igieniche.

Insieme ai conflitti, le conseguenze del cambiamento climatico hanno reso molte popolazione ancora più vulnerabili. Così l’ong interviene supportando le comunità locali nella pianificazione territoriale e sul miglioramento della gestione del rischio. «Lavoriamo per prevenire le catastrofi ambientali, promuovere l’utilizzo delle energie rinnovabili e l’autonomia energetica».

«Per tutti i nostri progetti e programmi», dice Taddia, «stiamo utilizzando la TOC (Theory of change) perchè vogliamo misurare l’impatto che le nostre attività hanno nelle comunità e nei Paesi dove lavoriamo avendo come direttrice gli obbiettivi dell’agenda 2030».

Stasera, presso il Cinema Lumière a Bologna, all’interno del programma Terre di Tutti i Film Festival, a partire dalle ore 18.30, si terrà un evento speciale in cui verrà presentato uno screening off del fotografo Gabriele Galimberti, primo premio World Press Photo 2021, a cui seguiranno cortometraggi, fotografie e racconti per celebrare i 50 anni di lotte di WeWorld-GVC.

Credit foto apertura: Mozambico, Ilaria Quintas

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