Non profit
Sociosanitario, il governo accetti la sfida della coprogettazione
Una sanità più a misura d’uomo e soprattutto dove il curare sarà sempre più “prendersi cura” questi i temi al centro del convegno nazionale promosso da Ail che ha preso il via oggi. La prima giornata di lavori ha visto protagoniste le associazioni del Terzo settore che insieme hanno ragionato su medicina di comunità e futuro del servizio sanitario
Un’occasione per fare il punto sullo stato di salute della sanità italiana e costruire una strategia comune perché il Terzo settore sia tra costruttori di una sanità a misura d’uomo. Questo l’obiettivo, indicato dal presidente nazionale di Ail – Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma, Sergio Amadori nell’aprire questa mattina nel salone d’onore del Coni a Roma la due giorni del convegno “Curare è prendersi cura. La missione di Ail per una sanità a misura d’uomo”. Un appuntamento che fin dalla prima giornata è stato ricco di contributi e riflessioni sul ruolo crescente del Terzo settore nella società e su come le associazioni non profit possano contribuire a ripensare la sanità di domani nel nostro Paese e sul riconoscimento del volontariato sanitario, che soprattutto in questa difficile situazione pandemica ha offerto quella cura di prossimità che sta modificando la narrazione della Sanità italiana.
«Ail ha risposto con coraggio e vigore all’emergenza sanitaria di questo ultimo anno e mezzo, gli sforzi compiuti dai nostri volontari ci hanno fatto capire ancor di più quanto il Terzo settore sia importante e necessario nella società attuale e con esso il volontariato sanitario, testimone e interprete dei profondi mutamenti sociali ed economici in atto» ha ricordato Amadori (nella foto). «Non potevamo non dare ascolto alla voce dei pazienti e dei loro caregiver, per questo abbiamo deciso di riunire le maggiori associazioni italiane, gli ematologi, i rappresentanti del mondo della cultura e le istituzioni per intensificare un dialogo che possa portare alla costruzione di una nuova sanità di comunità, più vicina a chi soffre».
Per il presidente di Ail inoltre è fondamentale fare un passo avanti culturale: «Il volontariato non serve solo nelle emergenze, ma deve essere sempre più considerato dalle istituzioni un partner affidabile nella pianificazione del sistema sanitario che io chiamo 2.0», ha sottolineato quanto questo sia un patrimonio da valorizzare soprattutto in ottica di co-progettazione e co-gestione della medicina di territorio e di comunità che, ha chiosato «è da ricostruire».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche gli interventi di Ferruccio De Bortoli (nella foto), editorialista del Corriere della Sera e presidente di Vidas e di Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia della scienze sociali. De Bortoli ha sottolineato come il capitale sociale del nostro Paese sia uscito rafforzato dalla pandemia e questo «grazie al Terzo settore e alle comunità che si sono ritrovate più coese», ma per fare quello scatto in avanti che è ormai necessario serve una maggior efficienza e sinergia tra gli Ets, «un pezzo di società che chiede di essere coinvolto». De Bortoli ha poi concluso il suo intervento ricordando come il Terzo settore renda la cittadinanza attiva e responsabile.
Da parte sua Zamagni – che è intervenuto in video – ha osservato che se si vuole andare nell’ottica di una Sanità 2.0, occorre ripensare l’impianto del Ssn e in questo gli Ets sono importanti perché «occorre introdurre preparazione e prontezza. La preparazione attiene al soggetto preposto alla sanità che deve predisporre per tempo ciò che occorre, la prontezza è invece è la capacità di trasportare i materiali al letto dei pazienti e questo» ha sottolineato «l’ente pubblico da solo non può farlo. Durante la pandemia è stato il Terzo settore a garantire la prontezza». Se nella prima fase dell’emergenza non c'è stata la capacità di coinvolgere il Terzo settore che è intervenuto autonomamente ora anche in forza della sentenza 131 della Corte costituzionale del giugno 2020 gli Ets possono e devono sempre più co-programmare e co-progettare con il pubblico «non è facile perché non c’è ancora la mentalità e non conosciamo le modalità concrete per attuarla». Tuttavia, ha concluso Zamagni gli enti di Terzo settore «devono diventare i co-protagonisti» di una medicina di comunità «che è un concetto sociale perché se si parla di medicina di territorio, siamo ancora in una logica emergenziale».
Qui e in apertura i partecipanti alla tavola rotonda "Il contributo delle associazioni del Terzo settore per ripensare la sanità del Paese"
Alla tavola rotonda sul contributo della associazioni del Terzo settore per ripensare la sanità del Paese, moderata dal direttore di Vita Stefano Arduini, hanno preso la parola i rappresentanti di Adoces, Admo, Airc, Aism, Avis, Emergency, Fiagop e ovviamente Ail che hanno raccontato da un lato le ricadute della pandemia sulle attività, come ha ricordato Rita Malavolta, presidente di Admo «il Covid ci ha costretto a reinventarci, andando incontro ai donatori, facendo la Dad alle superiori e in Università per sensibilizzare sulla donazione e fronteggiare la reticenza dei nuovi donatori ad andare negli ospedali», ma soprattutto come l’emergenza abbia fatto emergere la resilienza dei volontari. Volontari che, ha ricordato Amadori, «insieme agli ematologi e hanno fatto sì che solo il 5-7% dei pazienti oncoematologici ha subito ritardi nella diagnosi». Fondamentale anche favorire il connubio di ricerca e assistenza che ha ricordato sempre Amadori «fa parte del dna di Ail».
Sull’importanza fondamentale della ricerca è intervenuto Andrea Sironi, presidente di Airc che ha ricordato la grande opportunità del Pnrr «sono ottimista, ma i tempi sono molto stretti. Questo è il tempo in cui si deve investire di più in ricerca coinvolgendo anche le imprese che oggi sono più sensibili». Su come la pandemia abbia impattato sui pazienti con patologie croniche come la sclerosi multipla Paolo Bandiera, direttore Affari generali e relazioni istituzionali di Aism ha ricordato come nell’emergenza siano venute meno il 40% delle prestazioni anche per questo ha aggiunto «il Terzo settore è centrale in tante sfide del sistema sanitario per mantenere la centralità del cittadino» e su case e ospedali di comunità previsti dal Pnrr ha aggiunto «è nostra responsabilità che non siano delle repliche dei poliambulatori, per questo è fondamentale che noi come Terzo settore vi entriamo: è una sfida enorme non ridurli a una delocalizzazione». Anche per il presidente di Avis, Gianpietro Briola, le case di comunità rischiano di essere «cattedrali nel deserto. Noi come associazioni di Terzo settore potremo avere un ruolo determinante se lavoreremo in rete ripensandole come un punto di riferimento sociale e non solo sanitario. È importante creare reti di assistenza sociale e comunitaria». Di reti ha parlato anche Rossella Miccio, presidente di Emergency che ricordando gli ultimi 20 anni «segnati dallo smantellamento Ssn a causa dei tagli», spera in una nuova ottica nella sanità perché «la salute non è solo una risposta clinica, ma è il prendersi cura». Per Angelo Ricci, presidente di Fiagop quello del volontariato e delle associazioni di Terzo settore è «un punto di vista privilegiato che li rende degli interlocutori necessari per intervenire al meglio».
La prima parte del convegno di Ail si è conclusa con gli interventi di Giuseppe Toro, vicepresidente nazionale Ail e presidente di Ail Palermo-Trapani, Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo settore e di Luigi Bobba, presidente di Terzjus. «Il Terzo settore potrà essere protagonista se riuscirà a far sentire forte la sua voce» è stato l’invito di Toro che ha ricordato il ruolo profetico del volontariato Ail che già a fine anni 60 aveva dato vita alle case alloggio per i pazienti.
«Senza il Terzo settore il nostro Paese non ce l’avrebbe fatta» ha ricordato Fiaschi che accanto alla Riforma ha sottolineato l’opportunità di coprogettare e coprogrammare: è questa la modalità per valorizzare intelligenza e creatività perché «l’innovazione non sta nelle istituzioni, mentre il Terzo settore è portatore di pratiche innovative capaci di legare sociale e sanitario». Comunità e reti sono due delle parole chiave citate da Bobba per il quale il Terzo settore è la “struttura portante del Paese” – come l’ha definito il Presidente Mattarella – una struttura portante che «deve giocare la partita del Pnrr utilizzando al meglio gli art 55 e 56 del codice del Terzo settore su accreditamento co-progettazione e co-programmazione. Il cambiamento culturale non è semplice, ma occorre far sì che possa avvenire».
Sabato 2 ottobre, seconda giornata del Convegno, la mattinata si aprirà con una tavola rotonda dedicata interamente alla ricerca scientifica, che da sempre Ail sostiene instancabilmente, e alle frontiere che attendono le innovazioni terapeutiche con le nuove sfide in tempi di Covid-19. Molte le testimonianze di ematologi, ricercatori, psicologi, pazienti e rappresentanti delle 82 Sezioni provinciali distribuite su tutto il territorio nazionale. Infine, i molteplici servizi offerti da Ail: dall’accoglienza nelle Case alloggio e nei Centri ematologici alle cure domiciliari. I rappresentanti invitati da AIL si soffermeranno sulla qualità dei molteplici
Immagini fornite da Ufficio stampa
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