Famiglia
Quando l’amore per il proprio figlio è più forte dei rischi
È morto ieri di Covid Enzo Galli, un papà di 45 anni che ha contratto il virus ad aprile in India, dove si era recato per adottare la sua piccola. «Una maggior assistenza alle coppie in attesa di adozione potrebbe significare uno snellimento delle procedure per l’ingresso», dice Andrea Zoletto, direttore dell'ente con cui la coppia ha adottato. La CAI: «Stiamo facendo di tutto per facilitare l'ingresso dei minori, anche emettendo, ove necessario, autorizzazioni all'ingresso anche in attesa del completamento di alcuni dei documenti previsti».
Quando l'inizio e la fine della vita si toccano, si resta sempre senza parole. L’indicibile invece è successo anche ieri. Enzo Galli, che in aprile era volato in India insieme alla moglie Simonetta per adottare una bambina, è morto di Covid-19 all’ospedale di Firenze. A dare notizia della tragedia, nel pomeriggio di ieri, è stato il sindaco di Campi Bisenzio: «Tutta la nostra città si stringe intorno alla moglie, alla figlia e a tutta la famiglia», ha scritto su Facebook.
La situazione sanitaria in India era diventata difficilissima proprio nei giorni della loro permanenza, tanto che il 29 aprile l’Italia chiuse le frontiere per i cittadini indiani. Erano 5 le coppie italiane che si trovano in India, in città diverse, per incontrare i loro figli e portarli a casa. Alcune persone, in queste cinque famiglie appena formatesi, presero il Covid: tra loro c’era Simonetta, che venne ricoverata in un “Covid hotel”. Enzo restò insieme alla figlia, di appena due anni. Dopo una settimana di paura e di appelli, riuscirono a rientrare in Italia l’8 maggio, con un volo sanitario pagato grazie ad una colletta privata. Arrivato in Italia anche Enzo scoprì di essere positivo e venne ricoverato a Careggi. La sua storia si è chiusa ieri, con questo dolorosissimo epilogo.
Il mondo delle adozioni si stringe intorno a Simonetta e Mariam Gemma. «I nostri pensieri sono tutti per voi», scrive il coordinamento CARE. «Una vera tragedia che colpisce una famiglia nel momento della sua nascita. Due associazioni del Coordinamento CARE sono rimaste in questi mesi in contatto con la famiglia e non mancherà certamente tutto il supporto e il sostegno di cui avranno bisogno e che sapremo dare», dice Monya Ferritti, la presidente del CARE. È addolorata Paola Crestani, presidente del CIAI, un ente che in quei giorni drammatici aveva una coppia in India, per il cui rientro fu necessario addirittura ottenere dal Ministero una modifica del decreto che impediva l’ingresso ai cittadini indiani: «In quei giorni da parte delle istituzioni c’è stata davvero tutta la vicinanza possibile», ricorda.
Andrea Zoletto è il direttore generale di International Action (è il nuovo nome, dal 2021, di International Adoption), l’ente con cui la famiglia Galli ha adottato Mariam Gemma. «Non abbiamo ancora pubblicato niente sui nostri social, sono per tutti ore di grande dolore», dice. «Vorremmo solo dire che noi ci siamo, anche se è chiaro che dalla famiglia in questi mesi siamo stati vissuti in modo un po’ ambivalente. Il percorso che Simonetta e Mariam Gemma hanno davanti non sarà facile, avranno bisogno certamente di chi li aiuti e li sostenga. Hanno una rete forte, solidale, fanno riferimento a una bella associazione di genitori adottivi sul territorio, questa sarà certamente una risorsa importantissima», dice.
La situazione a New Delhi in quei giorni «era veramente precipitata, diventando drammatica, ma la mia impressione è che sia stato fatto tutto quello che era possibile. In quindici giorni è cambiato tutto il contesto. Al momento della partenza non c’era lockdown in India, questa famiglia si è dovuta fermare qualche giorno più del previsto, questo è vero, per rispettare i protocolli che il Governo indiano aveva stabilito. L’assistenza però è stata costante, dai pasti in ospedale forniti dall’ambasciata, a un interprete disponibile H24», ricorda Zoletto.
Da fine marzo enti e famiglie chiedevano priorità nella vaccinazione per le coppie in partenza, richiesta che è stata amplificata dalla vicenda delle coppie bloccate in India. L’ok è arrivato a maggio. «Dopo quella vicenda l’Italia si è premurata di dire che nessuno parte per certi paesi se non dopo aver firmato un documento che esplicita la consapevolezza della situazione e l’assunzione di responsabilità. È vero, le coppie devono essere consapevoli, ma qui non si tratta di turismo. Si vorrebbero disincentivare le partenze, per prudenza, ma noi abbiamo coppie con decreto di adozione definitivo, sono a pieno titolo genitori di quei bambini e tu non puoi pensare che tuo figlio resti da solo in un paese lontano, in queste condizioni. Io capisco le coppie che vogliono partire», afferma Zoletto. «Credo che oggi una maggior assistenza alle coppie in attesa di adozione potrebbe significare uno snellimento delle procedure per l’ingresso, che non vuol dire compiere irregolarità o far entrare un bambino senza documenti, perché c’è una autorità straniera che ha già validato tutta la procedura e la documentazione, documenti che noi abbiamo e che possono essere trasmessi alle autorità italiane in un momento successivo. Le coppie così potrebbero partire e rientrare prima. Si parla già di una nuova ondata in ottobre per quella zona del mondo, o le coppie partono subito o la prudenza dirà che sarebbe meglio aspettare la primavera, ma nessuno aspetterà la primavera…».
«Questa tragedia addolora tutti», dice il Vicepresidente della Commissione Adozioni Internazionali, Vincenzo Starita. «Aver ottenuto dal Commissario Figliuolo la priorità nei vaccini per le coppie che si recano all'estero è stato certamente importante, ma purtroppo anche il vaccino non dà garanzie assolute per le varianti più aggressive. Stiamo facendo di tutto per facilitare l'ingresso dei minori, limitando al minimo la permanenza all'estero delle coppie e emettendo, ove necessario, autorizzazioni all'ingresso anche in attesa del completamento di alcuni dei documenti previsti, a completamento dell'iter procedurale. Viaggiare in periodi di Covid espone inevitabilmente a rischi e di fronte al desiderio di raggiungere il proprio bambino per completare l'iter adottivo, se non vi sono limitazioni imposte dal Ministero della Sanità, nessuno può impedire alle coppie di partire. L'assistenza da parte degli Enti e delle nostre Ambasciate è sempre ottimale e lo è stato anche nel caso della famiglia Galli: purtroppo talvolta non basta».
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