Non profit
Donazioni e Riforma del Terzo settore, facciamo il punto
La vicenda Malika riapre la questione della raccolta fondi. Ma nella riforma ci sono già tutti i dispositivi per evitare situazioni spiacevoli: rendicontazione, trasparenza, linee guida, social lending. Ne abbiamo parlato con Gabriele Sepio, giurista esperto di economia, fisco e Terzo Settore
Il caso Malika ha aperto un'enorme discussione sul sistema donativo e sulla disintermediazione che piattaforme come GoFundMe generano. Abbiamo affrontato il tema dialogando con Paolo Venturi e Valerio Melandri, ragionando sui cambiamenti che hanno trasformato il mondo della donazione e con Massimo Coen Cagli, per capire l'universo delle piattaforme. Ma non ci sono davvero strumenti per evitare che casi come quello di Malika si ripetano? In realtà gli strumenti ci sono e sono molti, tutti dentro la riforma del Terzo settore. Ne abbiamo parlato con Gabriele Sepio, giurista esperto di economia, fisco e Terzo Settore.
Raccolta fondi e trasparenza. Perché è importante selezionare gli enti beneficiari?
Il caso Malika riapre la questione della raccolta fondi e offre l’occasione per iniziare a fare qualche distinzione. Non tutte le raccolte sono uguali e per questo è fondamentale educare alla donazione in base alla ricerca e alla selezione degli obiettivi meritevoli e soprattutto delle garanzie affinché questi obiettivi possano effettivamente essere raggiunti. L’emotività legata alle raccolte che scaturiscono da fatti di cronaca a volte non favorisce questa selezione con lucidità, eppure la possibilità di scegliere in modo affidabile e trasparente oggi può trovare alcune risposte proprio nella riforma del Terzo settore.
Cosa cambia con la riforma del Terzo settore?
Iniziamo col dire che la riforma punta molto sulla rendicontazione e sulla trasparenza come tratto distintivo degli enti del terzo settore. Al punto che il requisito della trasparenza e il rispetto dei relativi adempimenti è obbligatorio per mantenere lo status di ente del terzo settore. Con riferimento alla raccolta fondi, ad esempio, si dovranno redigere rendiconti separati esponendo in modo chiaro e trasparente le entrate e le spese riferite ciascuna attività di raccolta legata a manifestazioni, festività ricorrenze e campagne di sensibilizzazione. Il rendiconto dovrà essere depositato presso il registro del terzo settore per dare pubblicità alle modalità di utilizzo dei fondi. Le linee guida sulla raccolta fondi regoleranno con precisione questi adempimenti fornendo anche indicazioni puntuali sulle modalità di svolgimento e sulla classificazione delle diverse tipologie di raccolta. Si tratta di uno strumento di soft law, ovvero di indicazioni che non hanno carattere vincolante diretto ma che consentono, nello stesso tempo, di indirizzare i comportamenti verso modelli virtuosi. Le linee guide passeranno presto di nuovo al vaglio del Consiglio nazionale del terzo settore per ultimare l’iter di approvazione.
La trasparenza come criterio di selezione delle raccolte meritevoli. Come affronta questo tema la riforma del Terzo settore?
La trasparenza si misura anche in base alla modalità con cui si da conto a donatori e stakeholders in merito all’impiego delle risorse. Per gli enti del Terzo settore (ETS) questa non è un’opzione o una gentile concessione, ma un obbligo vero e proprio. Quando si parla di trasparenza si fa riferimento principalmente a due concetti: diffusione di informazioni ma anche accessibilità alla documentazione sulla raccolta fondi. In quest’ottica, quindi, l’ente che svolge attività di raccolta fondi può fornire ai donatori una descrizione sulle condizioni che la caratterizzano. Ad esempio, l’ETS potrà indicarne la durata e precisare i programmi e le attività di interesse generale ai quali saranno destinati i proventi ottenuti. Ma trasparenza significa anche accessibilità intesa come diritto dei donatori e dei beneficiari delle somme a ricevere o comunque ad accedere facilmente a complete ed esaurienti informazioni sull’iniziativa di raccolta fondi. Garanzie, queste ultime, che rappresentano una base indispensabile per costruire un rapporto di fiducia tra chi promuove l’iniziativa e chi la sostiene.
La riforma del Terzo settore rinnova anche gli strumenti di finanza sociale. Come incide sull’utilizzo delle piattaforme dedicate alla raccolta fondi?
Lo sviluppo delle piattaforme di fundraising ha inciso anche sulla scelta da parte del legislatore della riforma di regolamentare l’utilizzo del crowdfunding destinato allo svolgimento delle attività di interesse generale. Nasce cosi il social lending dedicato agli enti del Terzo settore che si inserisce all’interno della più ampia disciplina delle piattaforme destinate a facilitare ed incentivare i meccanismi di accesso al credito da parte degli ETS. Il social lending consente, tramite l’utilizzo di piattaforme online regolamentate, di mettere in relazione domanda e offerta di capitale. Investitori istituzionali e privati potranno, dunque, sostenere le attività degli enti del terzo settore a fronte di un rating creditizio positivo, per sviluppare progetti rientranti nelle attività di interesse generale (art. 5 del CTS). Fiscalmente questo tipo di raccolta sconta un regime favorevole equiparato a quello previsto per i titoli di stato. Infatti sugli importi percepiti dagli investitori per la remunerazione del capitale investito, i gestori dei portali on line applicheranno una ritenuta ridotta del 12.5%. Per il definitivo avvio del social lending è atteso un decreto del Ministero dell’economia e delle finanze.
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