Cultura

Dopo 30 anni la Rai perde la Partita del cuore. Perchè?

In questi 30 anni la Partita organizzata dalla Nazionale cantanti, cresciuta anche grazie alla Rai, ha permesso di raccogliere per la beneficienza oltre 100 milioni di euro, ha visto la partecipazione di presidenti della Repubblica, del Papa, del Dalai Lama, è stata palcoscenico di un incontro storico tra Shimon Peres e Arafat. Anche il presidente della Nazionale Cantanti Enrico Ruggeri, ha chiesto conto alla Rai di questa scelta inspiegabile

di Michele Anzaldi

L’edizione numero 30 della “Partita del cuore”, prevista per il 25 maggio a Torino, sarà trasmessa per la prima volta da Mediaset e non dalla Rai. Il servizio pubblico, che per 29 anni ha legato il suo nome a questo grande evento benefico organizzato ogni anno dal 1991 dalla Nazionale Cantanti, ha deciso di tirarsi indietro.

Perché? Quali sono i motivi che stanno dietro ad una decisione che appare così insensata e tafazziana? Sarebbe doveroso che l’amministratore delegato Salini, indicato dal Movimento 5 stelle alla guida della Rai e ormai in scadenza, chiarisse pubblicamente ai cittadini che pagano il canone quali valutazioni abbiano portato la Rai a perdere un evento da sempre legato al servizio pubblico. Mi auguro che anche i cantanti e i protagonisti della serata, come ha fatto il presidente della Nazionale Cantanti Enrico Ruggeri (nella foto), chiedano conto alla Rai di questa scelta inspiegabile, visto anche il grande seguito che hanno sui social. Alla partita parteciperanno, tra gli altri, Eros Ramazzotti, Ermal Meta, Briga, Alberto Urso, Bugo, Raoul Bova, i rapper Shade e Random, l’ex interista Maicon

Difficile pensare che dietro lo stop ci possano essere questioni economiche, visto che ad ospitare l’evento sarà una rete commerciale come Canale 5: se conviene ad una rete privata trasmettere questo fortunato evento, come poteva essere sconveniente per la Rai? La “Partita del cuore” garantisce ascolti, ritorno d’immagine, una serata di spettacolo e solidarietà, ma soprattutto ha una finalità benefica. Tutti elementi che dovrebbero essere iscritti nel Dna della tv pubblica. In questi 30 anni la Partita organizzata dalla Nazionale cantanti, cresciuta anche grazie alla Rai, ha permesso di raccogliere per la beneficienza oltre 100 milioni di euro, ha visto la partecipazione di presidenti della Repubblica, del Papa, del Dalai Lama, è stata palcoscenico di un incontro storico tra Shimon Peres e Arafat.

Se la Rai, che alla “Partita del cuore” ha associato uno dei suoi volti simbolo come Fabrizio Frizzi, decide ora di gettare al vento tutta questa storia, ha innanzitutto il dovere di spiegare perché. Dov’è la trasparenza delle scelte?

Purtroppo in questi 3 anni di vertici indicati dal governo gialloverde Conte 1 la Rai ha toccato il fondo, in termini di rispetto del pluralismo, qualità dell’informazione, livello della programmazione. Per la prima volta il servizio pubblico ha subito addirittura una multa senza precedenti dell’Agcom proprio per violazione del pluralismo nella sua programmazione complessiva.

In questi giorni si sente molto discutere di riforma del servizio pubblico, ma i problemi maggiori che la Rai ha vissuto in questi anni sono nati dalla scelta ai vertici di persone non competenti e non rispettose della legge. Il Governo Conte ha nominato ai vertici dell’azienda persone inadeguate e addirittura non in linea con il dettato della legge, che prevedeva un presidente di garanzia. Tutto il contrario del profilo di Foa, nominato peraltro con un’opaca forzatura in violazione delle norme.

L’incredibile autogol sulla “Partita del cuore”, un evento da sempre Rai regalato senza alcuna spiegazione alla concorrenza, è l’ennesima conferma, ma non ce n’era bisogno, che questo Cda ormai scaduto deve essere sostituito al più presto, senza ulteriori perdite di tempo. Va scongiurato, in particolare, il rischio che proprio questi vertici scaduti e delegittimati decidano anche sui palinsesti del prossimo anno. Spetta al presidente del Consiglio Draghi e al ministro dell’Economia Franco diffidare Salini e Foa dal prendere decisioni che devono invece ricadere sotto la piena responsabilità di chi verrà dopo di loro.

* Segretario Generale della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

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