Non profit
Piano Scuola Estate: prove tecniche per politiche mission-oriented
Questa estate “straordinaria” può rappresentare una leva di cambiamento dei modelli pedagogici ed educativi. In tempi brevissimi sarà necessario riorganizzarsi dal punto di vista procedurale, di competenze e di motivazioni. Il Piano Scuola Estate inoltre avrà bisogno di un modello valutativo orientato all’impatto. Una sfida anche per il Terzo settore, chiamato in causa anche senza call e risorse dedicate: a contare sarà la capacità di fare la differenza
Il "Piano Estate" per le scuole 2021 lanciato qualche giorno fa dal Ministro Bianchi può essere considerato una prova tecnica – rispetto al format e soprattutto all’orientamento – delle politiche pubbliche nell’era del Recovery Plan? Forse l’accostamento è un po’ azzardato. Tutto sommato però si possono ravvisare alcuni elementi d’impostazione utili non solo a valutare questa iniziativa, ma anche ad “allenare” patti territoriali, competenze e forma mentis nuovi (o relativamente tali) sia per chi opera nella Pubblica Amministrazione sia per chi con quest’ultima interagisce, soprattutto se in modalità collaborativa e complementare. E qui in maniera non troppo velata il riferimento è al Terzo Settore, più volte richiamato anche nei documenti promossi dalla Ministero dell’Istruzione.
Il primo elemento che balza all’occhio, inevitabilmente, è l’ammontare delle risorse economiche. Il pacchetto di risorse disponibili per le scuole ammonta a 510 milioni: 150 milioni provengono dal decreto “Sostegni”, altri 320 milioni dal PON per la scuola (risorse europee), 40 milioni dai finanziamenti per il contrasto delle povertà educative. Se qualche anno fa qualcuno avesse annunciato mezzo miliardo per le attività estive di natura extracurricolare, per rafforzare e ampliare l’offerta educativa scolastica e ridurre le distanze educative in termini di opportunità forse sarebbe stato considerato un folle, dato che il welfare educativo (ma non solo) ormai da decenni tira la cinghia in termini di dotazioni economiche. Passare quindi da un’ottica gestionale basata sulla spending review ad una in cui invece ci sono molte risorse da investire e per di più in tempi brevi… pare essere un banco di prova verso la “capacità di assorbimento” delle organizzazioni pubbliche, ma anche dei loro partner/fornitori. Una sfida importante quindi in termini di capacità progettuale (parte delle risorse, ben 320 milioni saranno finanziate su un bando PON con scadenza fissata al prossimo 21 maggio!), ma soprattutto in termini di esecuzione.
Proprio su questo secondo versante, quello dell’esecuzione, si evidenzia uno snodo rilevante delle politiche pubbliche nell’era della resilienza e ripartenza, ovvero la capacità di riorganizzarsi dal punto di vista procedurale ma anche mettendo mano al proprio bagaglio di competenze e, ancor di più, al bagaglio di motivazioni dei propri operatori. Questi ultimi infatti sono chiamati non semplicemente a lavorare nei tradizionali mesi di pausa, ma anche – almeno in parte – a mutare il proprio ruolo diventando più “community education manager” che insegnanti e formatori. Un passaggio tutt’altro che scontato, in particolare nel contesto scolastico (ma non solo).
Le competenze di educazione in contesti che sono outdoor non solo in senso ambientale ma anche di apertura alla socialità necessitano infatti di essere ancora allenate anche sul fronte del Terzo settore perché le scuole (ed altre infrastrutture sociali) sono aperte non solo in termini di accessibilità ma di ricerca di nuovi punti di contatto con l’ambiente esterno. Non sorprende, da questo punto di vista, l’invito del Ministero agli istituti a fare un lavoro di promozione della loro proposta mettendo a disposizione uno strumento come il crowdfunding attraverso la piattaforma IDEArium che supporterà le scuole nell’eventuale ulteriore ricerca di risorse da parte di sostenitori privati, aziende ed altri enti collettivi per finanziare il “Piano Scuola Estate”. Anche questo è un passaggio rilevante in quanto il crowdfunding per finalità civiche e solidaristiche è sempre più uno strumento non solo di raccolta fondi ma anche di raccolta di consenso e di disponibilità rispetto al carattere davvero pubblico e di interesse collettivo dei servizi di welfare.
Infine il Piano Estate, per come è stato congegnato, avrà bisogno di un modello valutativo inevitabilmente orientato all’impatto. L’occasione di questa estate “straordinaria” non può ridursi in una diluizione dei modelli di intervento tradizionali al di fuori dei tempi e degli spazi canonici, ma piuttosto in una loro più profonda trasformazione. #lascuoladestate può quindi rappresentare una leva di cambiamento dei modelli pedagogici ed educativi così come ambiscono a fare su altri fronti politiche di recovery i cui titoli tradiscono un intento similare: transizione ecologica, trasformazione digitale, ecc. In sintesi il Piano si può considerare a tutti gli effetti una prova tecnica per politiche mission-oriented. Una sfida anche per il Terzo settore che nei documenti viene chiamato in causa anche se non attraverso “call to action” precise e risorse dedicate. Questa modalità di non prevedere una “riserva” di risorse e di azione può forse essere considerata un ulteriore segno dei tempi rispetto alle politiche pubbliche, dove a contare sarà la capacità di fare la differenza, contribuendo fattivamente al raggiungimento degli obiettivi di missione.
* Francesca Gennai è consigliera CGM con delega all'infanzia
** Flaviano Zandonai è open innovation manager di CGM
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