Mondo
Le sinergie tra Ong sono una delle strade per aumentare efficacia e impatto
Secondo Roberto Ridolfi, presidente di “LINK 2007 - Cooperazione in rete”, «le alleanze della cooperazione italiana sono un salto di qualità necessario cui sono chiamate le organizzazioni per affrontare le nuove criticità nate con la crisi pandemica»
L'attualità ci pone davanti con sempre maggiore chiarezza uno scenario con bisogni sempre più grandi e complessi, in salute, ma anche di tipo socio-economico.
La cooperazione internazionale italiana è chiamata a trovare risposte a una realtà globale complessa e interconnessa. Siamo pronti? Nuove forme di collaborazione possono aiutare a essere più efficaci e ad aumentare l'impatto dell'azione ma anche la rilevanza delle istanze comuni?
Alleanze e sinergie della cooperazione italiana di fronte ad una crisi storica
La pan-demia sta scoperchiando una vasta pan-crisi, con una crescita delle disuguaglianze, le povertà, i bisogni che richiedono impegni e risorse imponenti. Sono storture che le Ong e Osc impegnate nello sviluppo sostenibile conoscono e combattono da decenni ma che oggi assumono un’intensità inasprita.
La pandemia ci sta insegnando che la salute di tutti dipende dal non lasciare indietro nessuno, altrimenti nuovi cicli pandemici potranno ripetersi. È un insegnamento che va oltre la salute. La tecnologia e le reti d’interconnessione globali producono costantemente nuove diseguaglianze. I billionaires nel 2020 hanno quasi duplicato le ricchezze personali mentre governi sempre più poveri si indebitano e centinaia di milioni di persone si uniscono all’1,5 miliardi già in povertà.
La cooperazione internazionale è chiamata a trovare risposte ad una realtà complessa sotto i profili degli interessi della nazione e della sostenibilità globale. Se da un lato è assodato che è solo raggiungendo gli obiettivi di sviluppo sostenibile che possiamo salvarci da crisi sempre più acute, dall’altro si assiste ad un impoverimento degli strumenti necessari per giungere al traguardo dell’Agenda 2030. In quasi tutti i paesi OCSE si osservano riduzioni dei volumi di aiuto allo sviluppo e l’Italia continua nel suo trend negativo.
I denari tuttavia non sono tutto. Le Ong italiane, e in particolare quelle di LINK, hanno una storia ed un bagaglio illustri nella cooperazione. La testimonianza dei paesi in cui sono presenti, la loro azione “fino all’ultimo miglio”, i solidi partenariati costruiti, le attività che mobilitano risorse umane e finanziarie di tutto rispetto, le iniziative di civiltà portate avanti quali la recente richiesta di accesso alle licenze per i vaccini anti-Covid o la proposta “Release G20” per la conversione del debito da parte dei G20, sono lì a ricordarci che esistono expertise, storie e strutture in grado di mobilitare co-progettazioni e partenariati importanti a livello italiano e internazionale.
Tuttavia occorre un salto ulteriore. Anzitutto serve unità d’intenti. Le Ong devono mostrarsi unite e parlare con una sola voce nel dialogo con le istituzioni e nelle sollecitazioni al Parlamento italiano ed europeo, costruendo alleanze trasversali. La matrice expertise-territori offre una base di partenza per l’articolazione di una strategia di svolta verso efficacità e impatto senza precedenti: il recovery plan della cooperazione italiana.
La conoscenza dei territori e il dialogo profondo con le comunità sono fondamentali per ispirare, preparare e monitorare progetti e investimenti produttivi di attori locali e italiani. Sembra quindi logico un coinvolgimento operativo e di co-progettazione delle Ong italiane anche da parte di CDP preposta agli investimenti e – tramite le istituzioni italiane – della BEI o la BERS o l’AfDB. Le istituzioni devono spingere le Ong nel posizionamento internazionale così come il sistema diplomatico fa per il sistema produttivo. È nell’interesse italiano e altri rilevanti paesi lo fanno da tempo.
Quanta sinergia riusciremo a misurare? Dovrà essere uno dei punti chiave. Moltiplicare le sinergie tra le varie componenti della cooperazione italiana: AICS, CDP, MAECI, MEF. E tra bilaterale e multilaterale, crediti e doni, cooperazione delegata, emergenze, solidarietà, investimenti, soggetti profit e non profit, nel solco dell’Agenda 2030. Andrebbero pensati sotto un unico sistema operativo, con maggiore velocità, aumentando i tempi del dibattito sui contenuti, anche ritrovando un rinnovato spirito nel CNCS, e riducendo quelli della burocratica. Nuove ma anche antiche forme di collaborazione possono aiutare ad essere più efficaci e ad aumentare l'impatto dell'azione e la forza dei messaggi comuni.
*Roberto Ridolfi, presidente di “LINK 2007 – Cooperazione in rete”
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