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Cancellare il debito, più sovvenzioni e meno prestiti: è la nuova “dottrina francese” per l’Africa

Con una politica incentrata sullo sviluppo e considerata molto aggressiva, la rifocalizzazione sui Paesi dell'Africa sub-sahariana e la «priorità accordata agli aiuti, anziché ai prestiti» la Francia sta ridefinendo il proprio approccio strategico nell'area sub-sahariana

di Marco Dotti

«La mancanza di uno sviluppo solidale è alla base di profonde instabilità». Il Ministro degli affari esteri fracene Jean-Yves Le Drian commenta così l'approvazione (all'Assemblea, ora deve passare al Senato) del progetto di legge denominato «per lo sviluppo solidale e la lotta alle disuguaglianze mondiali».

Obiettivo: 0,7% della ricchezza nazionale

Un provvedimento che dovrebbe sancire l'impegno ufficiale, da parte della Francia, di dedicare agli aiuti allo sviluppo internazionale lo 0,55% della propria ricchezza nazionale entro il 2022. Sarebbe un salto importante, poiché allineerebbe la Francia a quanto, finora, non ha fatto. Nel 1970, i Paesi Onu si erano infatti impegnati a fare dedicando a questo settore lo 0,7% della propria ricchezza. La Francia si era finora tenuta molto lontana dall'obiettivo. Risultato, questo, che dovrebbe però essere raggiunto nel 2025, anticipando di cinque anni gli impegni comuni europei. Un netto cambio di marcia.

Il Ministro Le Drian spiega che le risorse saranno concentrate «sulle sfide globali cheriguardano tutti: salute, clima e biodiversità, educazione, uguaglianza di genere, stabilizzazione delle zone di crisi», dando priorità all'azione in 19 Paesi: 18 nell'Africa subsahariana ai quali si aggiunge Haiti.

La normativa prevede inoltre l'accorpamento delle agenzie attualmente operanti, con un incremento di borse di studio e scambi scolastici, un meccanismo di restituzione dei beni illecitamente acquisiti o frutto di corruzione e meccanismi che si basano sulla logica del "dono" (rectius: sovvenzione), anziché su prestiti.

La leva del debito

A preoccupare è, soprattutto, la crescente influenza sino-russa nel Continente. I cinesi, osserva France 24, stanno garantendo prestiti a pioggia nell'area subsahariana e, tramite il loro vaccino Sinovac, stanno tessendo nuove trame per la loro rete di infliuenza.

La "loi sur le développement solidaire" si aggiunge a una politica che, annunciata da Emmanuel Macron, punta a cancellare un debito stimato ad oggi in quasi 400 miliardi di euro. La posizione di Macron appare in controtendenza rispetto al disimpegno di molti Paesi, UK in testa, e punta a una nuova politica di influenza e soft power sul Continente.

Il debito africano, soprattutto in fase di pandemia, è considerato una leva su cui agire. I cinesi lo fanno e il riorientamento dei loro flussi sull'Africa è cosa nota, nonostante uno studio attesti che oltre la metà dei prestiti della Cina ai Paesi in via di sviluppo sfugga al tracciamento del Fondo Monetario Internazionale o della Banca Mondiale.

Il ritorno del soft-power

Rispetto al ruolo di primo piano che la Cina occupa nel commercio mondiale, il suo ruolo nella finanza globale è poco compreso. Uno studio tedesco del Kiel Institute for the World Economy mostra che questi "debiti nascosti" distorcono la sorveglianza politica, le anaisi di rischio e, in definitiva, anche la questione della sostenibilità del debito stesso.

Cancellare il debito, più sovvenzioni e meno prestiti: la nuova "dottrina fancese" per il Continente africano punta a ricomporre il quadro di una nuova egemonia strategica nell'area sub-sahariana e il 79% dei cittadini francesi, secondo un sondaggio di due anni fa (CSA/AFD 2019), si è detto d'accordo con una politica di aiuto allo sviluppo che si riorienti in questa direzione "win-win".

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